Terni, Sibillo: i ‘covi’ fra la stazione e Maratta

Almeno due gli appartamenti usati dal boss della camorra che ha potuto contare su una ‘rete’ di fiancheggiatori. Indagini della polizia

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Arresto Pasquale Sibillo, squadra Mobile Terni, Alfredo Luzi - 4 novembre 2015 (3)

La Mobile di Terni e Napoli

Il boss nascosto nel ventre di Terni, grazie ad una rete di fiancheggiatori e almeno due ‘covi’: uno, il principale, individuato nel reticolato di strade che si trova fra la stazione ferroviaria e via Curio Dentato. Il secondo nella zona di Maratta. E probabilmente è proprio durante uno dei trasferimenti da un nascondiglio all’altro – lui si spostava sempre in auto, mai a piedi – che gli agenti della questura di Terni lo hanno intercettato, in via Bramante, a bordo di un’auto con i vetri laterali oscurati.

LE FOTO DELL’ARRESTOIL VIDEO

Tre assi Lì Pasquale ‘Lino’ Sibillo – il boss 24enne della camorra di Forcella arrestato mercoledì dallo Sco, dalla Mobile di Napoli e dai colleghi di Terni – ha provato a fornire l’identità di un’altra persona. Con sé non aveva documenti, fatto che – non essendo straniero – avrebbe impedito agli agenti di condurlo in questura per ulteriori accertamenti. A ‘tradirlo’ è stato un tatuaggio che ha sul braccio: un agente della Volante, con un escamotage ha sollevato una parte del maglione. Giusto il tempo di vedere il disegno – tre carte da gioco, tutti assi – e sciogliere gli ultimi dubbi. Quel giovane era proprio il boss sparito da Napoli durante l’estate e che aveva scelto Terni per nascondersi non solo dalle forze dell’ordine, ma anche da chi ha qualche conto in sospeso da regolare.

IL BOSS IN MANETTE: PARLA IL CAPO DELLA MOBILE DI TERNI

Osservato speciale Per localizzare i nascondigli e incrociare dati e dettagli vitali per l’indagine, gli agenti della squadra Mobile di Terni, coordinati dal dirigente Alfredo Luzi, sono andati avanti per due settimane fra appostamenti e attività di osservazione. In tutto questo tempo Pasquale Sibillo è rimasto sempre in città: a quanto pare usciva di casa solo per quelle che vengono definite ‘necessità personali’ – piccole spese, a partire dagli indumenti -, anche perché da Napoli era letteralmente fuggito per sfuggire al fuoco dei clan rivali, a partire da quello dei Mazzarella. E quindi meglio non farsi vedere in giro, anche se dalla scomparsa ad oggi aveva cambiato fisionomia, a partire dalla barbara e dal taglio di capelli.

I fiancheggiatori Le attività investigative della polizia di Stato non possono, ora, non riguardare tutto ciò che il boss – tradotto nel carcere di vocabolo Sabbione – avrebbe fatto a Terni, a partire dal supporto ricevuto da chi gli ha consentito di nascondersi in città. Sembra che le abitazioni utilizzate fossero state affittate da persone che vivono e lavorano da tempo a Terni. Non familiari, ma comunque originarie del napoletano. Una di loro – una donna – è stata denunciata a piede libero per favoreggiamento e non è escluso che analoghi provvedimenti, anche alla luce delle perquisizioni effettuate, possano riguardare anche altri soggetti.

I complimenti La cattura di Pasquale Sibillo è stata accolta con soddisfazione dal capo della polizia di Stato, Alessandro Pansa, che ha sottolineato «l’acume investigativo e lo straordinario impegno degli uomini e delle donne del Servizio centrale operativo e delle squadre Mobili di Napoli e Terni. Tutto ciò – ha detto Pansa – è il frutto di un generalizzato incremento delle attività investigative, proposto dello stesso ministro dell’Interno». Per la Direzione distrettuale antimafia di Napoli e i pm Woodcock e De Falco che hanno coordinato l’indagine, si tratta senz’altro di un ‘colpo’ importante.

La politica Plaude all’operazione anche il senatore Gianluca Rossi (Pd): «Desidero rivolgere un sentito ringraziamento allo Sco, alla mobile di Napoli, alla questura e alla squadra mobile di Terni, a tutto il personale di polizia coinvolto nell’arresto di Pasquale Sibillo e a quello responsabile della sicurezza del nostro Paese. E’ bene ricordare che nessuna realtà, anche se apparentemente tranquilla come Terni, è immune dal rischio. Si possono raggiungere risultati importanti – conclude Rossi – grazie ai lavoratori delle forze dell’ordine che operano, spesso lavorando in condizioni difficili, per preservare la nostra comunità».

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