Un drone in volo sul sito archeologico di Carsulae. Lo strano oggetto, che ha incuriosito più di un visitatore, è funzionale al progetto di studio che interessa l’antica città romana, presentato lo scorso 28 marzo a San Gemini.
Lo scopo Attraverso il drone, ma anche il telerilevamento, si punta ad un’analisi dettagliata del territorio per evidenziare le strutture geologiche, l’evoluzione nel tempo della rete idrografica e le tracce archeologiche.
La ‘fine’ della città «Uno dei fatti importanti che stanno venendo alla luce – spiega Massimiliano Gasperini della coop Alis – riguarda la fase finale di Carsulae, che sembra possibile collocare entro il IV sec. d.C., certamente non a causa di un terremoto, ma per graduale e spontaneo abbandono da parte degli abitanti, vista la pericolosità dettata dall’assenza di una cinta muraria difensiva».
Prevenzione Per Marco Materazzi dell’università di Camerino, «il territorio dove sorge la città è stato soggetto, sia in tempi geologici che nel recente passato, a processi geomorfologici di diverso tipo, come frane, processi carsici, e variazioni del regime idrico. Il problema principale resta quello della collocazione cronologica degli eventi, anche per capire se possono rappresentare un elemento di pericolosità per la gestione attuale e futura del sito. Grazie agli studi riusciremo, entro giugno, a dare delle risposte scientifiche a queste domande».
Il drone Carla Bottari, coordinatrice del gruppo di studio per l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: «Escludiamo un abbandono rapido del sito e la possibilità che un evento sismico abbia causato la fine della città . Se si fosse verificato, infatti, strutture come l’anfiteatro non sarebbero arrivate intatte fino ai giorni nostri. Con l’ausilio dei droni – aggiunge – si procederà a creare un modello digitale del terreno, poi verrà eseguita un’indagine di tomografia elettrica per giungere alla conclusione delle ragioni dell’abbandono».
Ringraziamenti Federico Varazi, geologo e direttore scientifico del Geolab, ha ringraziato la fondazione Carit per il contributo, il comune di San Gemini e la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Umbria per il loro patrocinio, la Scuola di scienze e tecnologie dell’università di Camerino e l’INGV per la collaborazione e Giada Bagnetti che si è occupata di coordinare gli scavi.
La ‘tre giorni’ Uno dei momenti clou dello studio consisterà nella tre giorni, aperta al pubblico ed alle scuole, intitolata ‘La storia della città di Carsulae in una goccia d’acqua’ in programma dal 22 al 24 maggio e che si svilupperà intorno ad una serie di attività dimostrative, per lo più open air, strutturate come il racconto di un lungo viaggio, in stile narrativo.