Le discariche umbre, questa è la stima, «potranno accogliere rifiuti fino al 2024, in assenza di forti incrementi della raccolta differenziata, dell’attivazione di una filiera del Css e se non ci sarà un incremento della produzione legato alla fine della crisi economica». Il dato è emerso nel corso dell’audizione della seconda commissione – convocata dal presidente Eros Brega – in merito alla ‘Riorganizzazione dei servizi di raccolta domiciliare, situazione impiantistica regionale di trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani’ e nel corso della quale sono stati ascoltati Giuseppe Rossi, dell’ufficio di direzione dell’Auri e l’assessore regionale all’ambiente Fernanda Cecchini.
I rifiuti La seduta di oggi fa seguito alla presentazione dei dati relativi alla la situazione relativa al 2016 della gestione integrata dei rifiuti e aprendo i lavori della commissione Eros Brega ha spiegato i motivi per i quali è stato ritenuto necessario approfondire ulteriormente quanto emerso in merito alle criticità del sistema regionale di gestione e trattamento dei rifiuti. «Tra questi la capienza residua delle discariche regionali, l’efficienza reale degli impianti di differenziazione dei rifiuti, il rispetto delle percentuali di riciclo previste dalla normativa, le origini delle attuali difficoltà nell’individuazione del sistema di chiusura del ciclo, le tempistiche per la produzione del Css e per la revisione del Piano rifiuti».

Le prospettive Dai report presentati da Rossi e Cecchini «è emerso che non è in programma un aggiornamento del Piano regionale dei rifiuti. Ciò potrà avere luogo solo se questa esigenza emergerà dal Piano di Ambito unico regionale, previsto per la fine del 2018. Documento che sarà preceduto da un Piano preliminare, entro la fine del 2017, in cui verranno individuate le principali priorità e direttrici nella definizione del Piano d’ambito, tenendo conto dei principi dell’economia circolare e la strategia rifiuti zero. Per redigere il Piano d’ambito si dovrà passare per la valutazione ambientale strategica (vas) poi sarà sottoposto alla giunta regionale per l’approvazione».

Gestore unico Questo, spiega una nota del consiglio regionale, «consentirà di individuare il gestore unico dei rifiuti regionale (oggi sono circa 20) anche se ci sono contratti stipulati dai singoli Ati con singoli gestori che andranno a scadenza solo tra diversi anni. Il raggiungimento degli obiettivi percentuali della raccolta differenziata solo in alcune aree della regione sarebbe legato alla differente efficienza impiantistica ed anche al diverso attivismo delle amministrazioni locali: particolarmente importante sarebbe un adeguamento degli impianti mirato a ridurre ad un livello fisiologica la quantità di materiali riciclati che poi finiscono comunque in discarica a causa di problemi nella raccolta e nella successiva selezione».
Le criticità Il passaggio alla raccolta ‘porta a porta’ in tutte le città della regione «ed il conseguente abbandono dei cassonetti stradali dovrebbe portare benefici in termini di quantità ma soprattutto di qualità del materiale raccolto e avviato al recupero ma anche, di conseguenza, di quello destinato alla termovalorizzazione come combustibile solido secondario (Css). Gli impianti non saranno più a servizio di un singolo Ati ma di tutto il sistema regionale. Le attuali difficoltà nel ciclo dei rifiuti – è stato infine spiegato – non dipendono da problemi di programmazione, ma dal mancato adeguamento di impianti che gestiscono il 40 per cento dei rifiuti regionali. L’accordo con la Regione Marche per l’invio dei rifiuti verrà perfezionato dalla giunta solo se i gestori coinvolti presenteranno un programma che spiega come affrontare i problemi del ciclo dei rifiuti ed uscire dall’emergenza».
Trasimeno ‘agitato’ I consiglieri di minoranza dei Comuni del Trasimeno – Luca Briziarelli (Passignano sul Trasimeno), Augusto Peltristo (Piegaro), Francesca Caproni (Panicale) Paolo Baldassarri, Marco Manconi, Elisa Pietropaoli (Magione), Maria Elena Minciaroni, Lorenzo Borgia e Thomas Fabilli (Tuoro sul Trasimeno) – vanno intanto all’attacco dei rispettivi sindaci: «La nota che hanno inviato a Gest per chiedere il rispetto del contratto ed evitare gli extra costi derivanti dal trasporto fuori regione di ingenti quantitativi di rifiuti è doverosa, ma tardiva e non affronta i due nodi fondamentali che da anni attendono di essere sciolti: l’assenza di controlli specifici da parte dei Comuni sull’operato di Gest e di Tsa e la mancata richiesta alla Regione dell’Umbria dell’avvio della procedura per l’approvazione del nuovo “Piano Regionale di Gestione Integrata dei Rifiuti”, scaduto da oltre tre anni, e senza il quale non è possibile assicurare un sistema di gestione efficiente ed evitare la realizzazione in Umbria dell’inceneritore previsto dal governo Renzi nell’agosto del 2016».