Guardare al passato per costruire un futuro ancora più prospero e longevo. Continuando, nel frattempo, a strizzare l’occhio all’ambiente e all’economia circolare. Una ‘missione’ per la Tarkett, che nel 2018 ha festeggiato un traguardo importante, i 120 anni dello stabilimento, una ricorrenza celebrata con un libro: ‘Centoventi anni di futuro. Il linoleum di Narni e la sua storia’ è il titolo del volume presentato venerdì pomeriggio nella sede di Narni.
Gli inizi e l’espansione con Pirelli
Il libro ripercorre la vicenda industriale dello stabilimento, costruito nel 1889, l’anno a cui risale la nascita della Società per la fabbricazione ed il commercio degli oggetti in guttaperca e affini, che dopo pochi anni, nel 1898, sarà acquisita da Giovanni Battista Pirelli. Pirelli costituirà la Società del linoleum in cui farà conferire l’impianto narnese, impegnandolo in una nuova produzione destinata a durare fino a oggi. La scelta del sito produttivo di Narni fu legata al fatto di essere collegata alla linea ferroviaria facilitando l’afflusso delle materie prime, tutte naturali, per la realizzazione del linoleum: olio di lino, farine di legno e sughero, resine naturali e juta. Anche nel dopoguerra continua l’espansione e lo stabilimento arriva a impiegare 450 dipendenti.
Il doppio passaggio
Nel 1975 la Società del linoleum passa da Pirelli a Montefibre. Nel 1987 lo stabilimento narnese viene acquisito dal Gruppo Sommer, oggi Tarkett, che nell’arco di trent’anni ha investito nello sviluppo ecosostenibile con strategie ecologiche e innovative, favorendo il principio dell’economia circolare. Attualmente Tarkett è una delle quattro fabbriche al mondo che producono linoleum. «Lo stabilimento da 120 anni testimonia la volontà e la capacità di tante menti e braccia di costruire grandi opere di ingegno – ha detto l’amministratore delegato, Giovanni Cioffi -. Lo stabilimento si è sempre messo nell’ottica di rispetto del territorio, della sostenibilità, ambientale, economia e circolare, del welfare aziendale e del binomio tra industria e cultura. Queste cose fanno parte da sempre del patrimonio di questa azienda, dai prescursori ma anche dalla nuova proprietà Tarkett».
Istituzioni soddisfatte
«Le fabbriche sono un elemento identitario che dovrebbe essere valutato con molta attenzione. L’esempio della Tarkett è indirizzato ad un futuro di sostenibilita e qualità di processo e di prodotto che sono elementi di orgoglio per un amministratore» ha sottolineato De Rebotti. «La lunga storia di questo sito industriale – ha affermato Antonio Alunni – conferma la vocazione industriale di questo territorio. L’industria è parte integrante del nostro passato e del nostro futuro. Tutto questo suscita un grande senso di responsabilità che è quello di far sì che l’Umbria torni uno dei centri della civiltà industriale e quindi il centro della modernità».
Il plauso della Marini
«Tarkett è un’azienda che è cresciuta e che dà occupazione – ha concluso la presidente Marini -. Centoventi anni sono molti, coincidono con la storia dell’industria italiana. Quindi una storia importante anche per la modalità con cui è stata ripensata la funzione della fabbrica e di questo impianto che torna ad essere produttivo grazie alla capacità di tenere insieme ricerca scientifica, innovazione e sostenibilità. Qui è stato introdotto il tema dell’economia circolare che deve diventare parte della cultura della nostra comunità. Oggi fare industria significa produrre lavoro, ricchezza e innovazione attraverso cicli produttivi sostenibili. La Tarkett rappresenta una delle nostre realtà industriali che hanno una visione sul futuro, realtà che sono motivanti per le giovani generazioni che devono entrare nel mondo del lavoro e che hanno qualità e talento per contribuire all’innovazione».
Numeri e progetti
Oggi sono poco meno di 150 i lavoratori del sito narnese della Tarkett, dove è presente anche la rete vendita di tutti i prodotti per l’Italia. Lo stabilimento è in grado di riciclare tutto al proprio interno e produce energia da fonti rinnovabili coprendo il proprio fabbisogno per una quota pari circa al 30%. «Ma abbiamo ancora in serbo progetti e idee per raggiungere il 40% – ha sottolineato il direttore dello stabilimento, Daniele Guerra -. Inoltre, oltre ad essere dotati di impianti di geotermia e biomassa, abbiamo cinque tetti fotovoltaici e realizzato strutture per arrivare ad otto. Grazie a queste soluzioni abbiamo di fatto azzerato il gap con i Paesi concorrenti come l’Olanda e l’Inghilterra. Il linoleum è venduto quasi esclusivamente nei Paesi del nord Europa, dove c’è maggiore sensibilità per questo materiale, ma siamo comunque competitivi e quest’anno il risultato finale è sicuramente uno dei migliori raggiunti. Siamo ottimisti che anche l’anno prossimo si potrà proseguire sulla scia degli investimenti, per potenziare e costruire altri 120 anni di stabilimento».