Non un vero e proprio rinnovo, ma un aggiornamento, in attesa – sollecitata entro fine febbraio – della presentazione del progetto di recupero scorie e delle previsioni di fabbisogno di smaltimento della discarica di vocabolo Valle: c’è l’ok – provvisorio – da parte della Regione Umbria all’Autorizzazione integrata ambientale dell’Ast di Terni.
La decisione
Il provvedimento è arrivato mercoledì da parte del servizio regionale ‘Aurotizzazioni ambientali, sulla base di quanto emerso dalla Conferenza di servizi, dal rapporto istruttorio di Arpa Umbria e delle osservazioni presentate dalla stessa Ast. Vengono così aggiornate le condizioni e prescrizioni dell’autorizzazione vigente, rilasciata nel 2010, e dei successivi provvedimenti di adeguamento degli impianti alle migliori tecniche disponibili adottati a partire dal 2012.
La richiesta
«Il provvedimento – precisa la Regione -, adottato nell’ambito della più ampia procedura di riesame in corso dal 2014, non costituisce rinnovo dell’autorizzazione che potrà essere valutato dalla Conferenza di servizi dopo la presentazione del progetto di recupero delle scorie e dell’aggiornamento delle previsioni di fabbisogno di smaltimento nella discarica esistente di vocabolo Valle da effettuare nel rispetto del progetto approvato nel 2005». Nella determina firmata dal dirigente regionale Paolo Grigioni, si legge testualmente l’obbligo per Ast «di presentare le due richieste entro il termine di 30 giorni». «In difetto l’autorità competente, previa convocazione della conferenza di servizi, provvederà con la conclusione del riesame con valenza di rinnovo dell’Aia sulla base delle informazioni agli atti dell’ufficio»
Lo studio dell’Arpa
L’aggiornamento è pubblicato sul sito istituzionale della Regione, area tematica Ambiente – Valutazioni e autorizzazioni ambientali – Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Diversi gli allegati, tra cui una relazione di 66 pagine contenente l’analisi delle attività e del ciclo produttivo dell’acciaieria, oltre che le rilevazioni più aggiornate in merito alle emissioni. A partire da quelle in atmosfera, in merito alle quali si fa riferimento al progetto di monitoraggio svolto nel corso del 2014-2017 da Arpa Valle d’Aosta, Arpa Umbria e Arpa Veneto sulla qualità dell’aria e delle deposizioni atmosferiche con l’obiettivo di valutare gli impatti relativi al particolato aerodisperso e ai microinquinanti in esso contenuti, provocato dalle emissioni complessive (sia convogliate che diffuse) degli stabilimenti di produzione di acciai speciali localizzati nelle città di Aosta, Terni e Vicenza.
Pm10 alterato «significativamente»
Dallo studio risulta che «l’impatto ambientale delle acciaierie sulla qualità dell’aria (concentrazione di Pm10 e Pm2.5) è poco visibile ed è sensibilmente inferiore a quello delle fonti urbane (traffico e riscaldamento domestico) mentre risulta molto evidente per i metalli markers della produzione
dell’acciaio, in particolare per nichel e cromo, oltre agli altri metalli costituenti degli acciai (manganese, molibdeno, ferro) e, anche se in misura minore, sui metalli contaminanti del rottame (arsenico, cadmio, piombo, zinco)». «Le emissioni delle acciaierie – continua la relazione – alterano in modo significativo la composizione in metalli sia del Pm10 ma soprattutto delle deposizioni, in quanto le emissioni diffuse di polveri, a differenza delle emissioni convogliate, non vengono sottoposte a filtrazione e pertanto comprendono anche le frazioni più grossolane del particolato».
Nichel e cromo nel mirino
Quanto ai risultati dei tassi di deposizione misurati a Terni, misurati da Arpa, è stato evidenziato per i metalli come valore critico quello del nichel in tutte le postazioni di monitoraggio, escluso Borgo Rivo: l’andamento risulta decrescente a partire dallo stabilimento Ast, con massimi all’esterno dello stabilimento a Prisciano. Analogo andamento si riscontra per il cromo, che rappresenta una certa criticità per la sua componente esavalente (CrVI) in considerazione dell’alta concentrazione riscontrata. Gli altri metalli come piombo, arsenico e cadmio non rappresentano una criticità in quanto presentano dei tassi di deposizione contenuti, costanti in tutto il territorio e in linea con altri siti regionali.
Liberati critico
Non si è fatta attendere la presa di posizione del consigliere regionale di M5s, Andrea Liberati, sulla questione Aia. Punta il dito sulla Regione, che a suo dire «si è risvegliata dal suo torpore sul dirompente caso, solo dopo il servizio di Rai Uno e l’intervento della magistratura». Secondo Liberati, inoltre «oggi si rivela ufficialmente che il progetto di recupero scorie non c’è e che siamo ancora allo stallo: quindi l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) non può davvero essere aggiornata. Tutto questo – aggiunge -, ben sette anni dopo il termine imposto dall’Aia (‘entro il 2012’) per il recupero delle scorie; dopo cinque anni dalla denuncia di Provincia Terni e Arpa Umbria sugli standard ambientali ‘non garantiti’ e dopo svariate conferenze di servizi».
Nodo stipendi
Intanto in fabbrica direzione del personale ed rsu si sono incontrate per discutere della questione legata all’erogazione degli stipendi: l’azienda vorrebbe erogare quello di gennaio l’11 febbraio, con un giorno di ritardo rispetto a quanto programmato, a causa di tempi tecnici non sufficienti a garantirlo. I rappresentanti dei lavoratori hanno ribadito la loro contrarietà, a fronte della quale Ast si è impegnata a trasmettere in modo scritto, esponendolo nelle diverse bacheche, un calendario in cui saranno definite le date di erogazione per tutti i mesi del 2019. Inoltre l’azienda si è mostrata disponibile a garantire in tempi rapidi un eventuale anticipo per quei lavoratori che hanno problematiche di diversa natura.