«Fornire immediatamente mascherine e igienizzante per le mani alla polizia penitenziaria di tutta la regione»: a chiederlo ufficialmente in una lettera inviata tra gli altri alla presidente della giunta regionale Tesei, ai prefetti di Perugia e Terni, Sbaraglia e Sensi, e al provveditore dell’amministrazione penitenziaria di Toscana-Umbria, De Gesu, è il segretario regionale dell’Osapp, Fabio D’Imperio. Questi sottolinea come nelle carceri – in particolare per quanto riguarda il personale del corpo in servizio e i nuclei operativi traduzioni e piantonamenti – «allo stato dei fatti non sono ancora adotatte tutte le precauzioni imposte dalla legge per la prevenzione dal contagio del coronavirus».
«Non può essere rispettata la distanza di un metro»
«Pur comprendendo e apprezzando i timidi sforzi fatti dall’amministrazione penitenziaria nell’approvvigionamento dei kit completi, probabilmente dovute a difficoltà produttive aziendali italiane e blocchi esteri – scrive D’Imperio -, in questo momento di grande emergenza, non solo nazionale, serve ben altro per difenderci oltre le regole imposte e alla responsabilità soggettiva delle persone». Il sindacato ricorda che «il personale di polizia penitenziaria è istituzionalmente a contatto con la popolazione detenuta, per cui essendoci una condizione di promiscuità, dovuta a spazi limitati e spesso angusti, specialmente in strutture che risalgono a molti decenni orsono, qui infatti non può essere rispettato lo standard di metro di distanza, la cosiddetta distanza sociale o di sicurezza dall’utenza, mettendo in serio pericolo la propria e l’altrui incolumità».
Minaccia di denuncia
«In assenza di quanto richiesto – scrive ancora il segretario dell’Osapp -, saremo costretti a denunciare nell’immediatezza i fatti a tutti gli organi compreso l’autorità giudiziaria competente», come già annunciato dalla segretaria generale della stessa organizzazione sindacale per le identiche condizioni che si registrano in altri istituti penitenziari del territorio nazionale. Inoltre viene chiesto che tutti i poliziotti penitenziaria vengano sottoposti «a continui monitoraggi e controlli sanitari come da direttive governative e protocolli vigenti stipulati tra Asl e amministrazione penitenziaria, in particolare personale impiegato nei reparti detentivi, personale impiegato nel servizio piantonamenti presso i luoghi esterni di cura nelle corsie, compreso il personale appartenenti ai nuclei operativi che effettua le traduzioni di detenuti affetti in molti casi da malattie infettive di facile trasmissione». «La maleaugurata ipotesi di un contagio tra i poliziotti penitenziaria – conclude D’Imperio -, metterebbe in serio pericolo la tenuta degli istituti penitenziari e di conseguenza l’ordine e la sicurezza della collettività».