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Home » «Terni abbandonata a sé stessa: ora basta»

«Terni abbandonata a sé stessa: ora basta»

di Fabio Toni
9 Luglio 2020
in Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Fabio Paparelli

Fabio Paparelli

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di Fabio Paparelli
Consigliere regionale del Pd – Umbria

Nel dicembre 2019 ho presentato all’assemblea regionale un disegno di legge, il primo della nuova legislatura, a mia firma, con l’obiettivo di modificare la legge istitutiva di Arpa prevedendo, oltre che lo spostamento a Terni della sede legale, come riconoscimento politico della centralità della questione ambientale per la nostra città, due dipartimenti territoriali autonomi coincidenti con le Usl e introducendo criteri di merito nella scelta dei direttori e del management. Alcuni mesi fa i consiglieri della Lega si sono accodati depositando anch’essi un ddl su Arpa, con le stesse modifiche da me proposte (una specie di copia ed incolla) cui hanno aggiunto, con un tocco di colore, il quasi pleonastico adeguamento alla normativa nazionale intervenuta.

Il 12 maggio scorso, essendo scaduti i termini per l’esame in commissione della legge da me proposta, il presidente dell’assemblea legislativa Squarta, pur di non sottoporla al voto, su proposta della Lega, ha disposto il rinvio in commissione assegnando il termine di 40 giorni per il ritorno in aula della stessa. Sebbene questo escamotage servisse ad una maggioranza imbarazzata e divisa (come dimostra l’astensione poi in aula del presidente Squarta sullo spostamento della sede a Terni), per chiedere l’unificazione dei due disegni di legge ho acconsentito che ciò accadesse, mettendo l’interesse della città davanti ad ogni cosa. Martedì è stato così votato un testo di legge unificato che mi vede primo firmatario, come facilmente riscontrabile dagli atti.

Quanto sopra per confutare le arroganti e fuorvianti considerazioni che il consigliere Carissimi (Lega) ha maldestramente tentato di far passare su alcuni media come sua una proposta di legge di cui il Pd porta la primogenitura indiscutibile. Ma non è questo il punto. Il tema politico è il tentativo di Carissimi di appropriarsi di una legge approvata all’unanimità, salvo l’assenza della presidente Tesei e la citata imbarazzante astensione di Squarta sulla sede a Terni, per nascondere in realtà la perdita di peso politico che Terni sta subendo ulteriormente nel quadro regionale. Ne sono evidenti segnali il fatto che la città sia stata snobbata nella partita delle nomine alla guida di agenzie regionali che vedono manager e politici ternano dimezzati e passati da 4 a 2, il totale disimpegno sul versante economico per il progetto di riqualificazione industriale della conca ternana, il correlato disinteresse per il futuro di Ast, salvo improbabili teatrini di soggetti interessati all’acquisto e ricevuti improvvidamente o le uscite gratuite di Salvini su Treofan.

Un altro segnale concreto dell’assenza di Terni dal dibattito regionale lo abbiamo in relazione al totale abbandono al proprio destino dell’ospedale di Terni, senza che nessuno si preoccupi per il futuro di come mettere la nostra azienda ospedaliera in condizione di operare in caso di ritorno della pandemia, recuperando lunghissime liste di attesa. Forse sarebbe il caso di mettere con forza al centro della discussione una riorganizzazione dei servizi e della rete ospedaliera nell’Umbria del sud che veda, utilizzando anche i fondi del Mes, un nuovo ospedale per Terni, il completamento della ex Milizia anche per separare nettamente i percorsi in caso di nuove emergenze, la realizzazione dell’ospedale di comunità Narni-Amelia specializzato nella riabilitazione ed infine la casa della salute ad Amelia. L’unica novità invece, nel piano Covid-19 approvato nell’ultimo consiglio, è l’improbabile ed inutile ospedale da campo.

L’inconsistenza del ruolo di Terni capoluogo è conclamata poi dal recente voto sul bilancio del SII: se su 32 comuni solo Terni e Polino votano a favore, è evidente che non c’è alcun esercizio di leadership territoriale, altro che l’auspicato progetto che pezzi di società ternana avanzano e cioè di una città grande che unisca Terni e Narni. Persino Agenda Urbana che poteva essere uno strumento da utilizzare in questa direzione, è stato posto nel dimenticatoio dalla giunta Latini, al pari della riqualificazione di Terni Est, con i fondi periferie persi per sempre e scippati dell’allora governo leghista.

Non parliamo poi del progetto per il canottaggio a Piediluco anch’esso finito chissà dove, con una annualità di fondi relativi ai canoni persa dopo due anni circa dalla firma dell’intesa presso la Fondazione Carit. Umbria Jazz Spring, unico grande evento degno di questo nome, è mal sopportata e messa in archivio con la scusa del Covid ed ora rischiamo nuovamente di perderla, vista anche la nomina a presidente della Fondazione Umbria Jazz del più strenuo oppositore del festival ternano. Potrei aggiungere che ancora non mi risulta sia stata ratificata dalla conferenza dei sindaci della Usl2 la decisione da me assunta di fissare definitivamente la sede legale della Usl stessa a Terni.

Cosa rimane dunque alla città ed al suo futuro? Quali speranze? Un nuovo dissesto finanziario all’orizzonte, generato dall’incapacità della giunta Latini ed un forte aumento del degrado urbano non solo per l’incuria e l’abbandono delle manutenzioni ordinarie, ma anche degrado culturale, etico e morale come purtroppo emerge anche dagli inquietanti episodi che hanno sconvolto la città nelle ultime ore. Occorre una classe dirigente all’altezza capace di stimolare teste pensanti per riprogettare una città artefice del proprio futuro sui binari della innovazione e della sostenibilità. Quando la città si sveglierà dal torpore attuale e la politica sarà meno intenta ad interessi particolari e di bassa ‘Lega’, i nostri giovani potranno tornare a coltivare la speranza di un futuro più roseo e di una città che ritrovi se stessa. ‘Terni nostru, Terni nostru, ‘ndo’ si’ jitu? Terni mia, non sì più tu, non sì più tu!’ di Furio Miselli è di una contemporaneità straordinaria.

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