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Home » Ast: «Tk vuole vendere solo la produzione»

Ast: «Tk vuole vendere solo la produzione»

di Simone Francioli
13 Luglio 2020
in Opinioni
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
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di Federmanager Umbria

Lettera aperta agli europarlamentari della circoscrizione elettorale dell’Italia centrale, al ministro dello sviluppo economico e quello del dipartimento per le politiche europee

L’attuale Ast non è frutto di una libera scelta imprenditoriale. La realtà ternana ha una data di nascita – il 2014 – un luogo di nascita – Bruxelles – ed un padre ed una madre rispettivamente la commissione Ue e l’Antitrust europeo. Una breve cronistoria è utile per inquadrare meglio le attuali vicende. Nel 2013 la ThyssenKrupp decide di mettere in vendita la divisione acciai speciali ed inossidabili (Inoxum ). L’acquirente, con un progetto ambizioso, è la finlandese Outokumpu. In questo progetto industriale Ast avrebbe rappresentato uno dei due poli della fabbricazione acciaio con una quantità di acciaio fuso di 1,5 milioni di tonnellate, con una produzione propria di laminato a freddo di circa 500 mila tons e con il resto dei suoi prodotti (nastri a caldo e black coils) destinati alla vendita o in rotta verso i laminatoi di Kreffeld e Dillemburg o di Daggerfors e Fagersta.

Così non fu perché l’Europa, nel 2014, decise che nel suo mercato interno andava tutelata la libera concorrenza e che precondizione perché questo accadesse è che ci fosse un quarto produttore indipendente in Europa. Outokumpu doveva cedere alcuni asset per rendere possibile la permanenza di un ulteriore produttore di acciaio inox in Europa. E Terni non fu scelta a caso. Infatti il sito ternano fu selezionato perchè: aveva una acciaieria e laminava e vendeva sia prodotti a caldo (white e black coils sia laminati a freddo); aveva un mercato di riferimento e avrebbe potuto, con un adeguato network commerciale, raggiungere tutte le regioni europee; si prestava ad integrazioni, verticali ed orizzontali con i potenziali acquirenti; era impiantisticamente competitiva sia con riferimento alle potenzialità produttive che alla struttura dei costi vuoi nell’area fabbricazione acciaio che nella laminazione.

Necessitava, per la verità, di una rete commerciale e di Centri di servizio (Cds) che la proiettassero sui mercati europei e per questa ragione i ‘decisori’ intesero integrare quelli già nella disponibilità della società italiana (Terninox e Centro servizi Inox di Maratta) con ulteriori realtà quali i Cds di Barcellona, Willich, Tours e Gezbe che furono tolti alla libera disponibilità di Inoxum-Outokumpu per essere assegnati alla nuova realtà manifatturiera posta in vendita. In realtà la Tk non attuò nessuna delle condizioni poste dalla commissione: i Centri di servizio di Barcellona, Willich, Tours e Gezbe furono tolti alla disponibilità di Inoxum-Outokumpu ma anziché ad Ast inseriti nella Material Service di proprietà della stessa Tk operando nei confronti di Ast un vero e proprio scippo.

La Tk, quando formalizzò la richiesta di autorizzazione al riacquisto della società italiana, si impegnò con la commissione a potenziare la struttura del nuovo operatore per incrementare del 30% le vendite sia del laminato a freddo che dei tubi inox. Si trattava di circa 130 mila tonnellate per il primo prodotto e di 18 mila tonnellate per il secondo il che tradotte in fatturato (media prezzi di quel periodo) significavano un incremento di circa 400 milioni di euro. Tutto questo naturalmente non è avvenuto se è vero che, negli anni di migliore mercato, il contributo del network della Thyssenkrupp Materials non ha mai superato i 180/190 milioni di euro. E questo è la seconda violazione degli impegni maturati in assenza dei controlli comunitari. Il riacquisto della Tk era mosso dalla finalità di ristrutturare l’Ast per rimetterla in vendita. L’intervento non fu indolore per la realtà locale che ha pagato questa decisione con una riduzione della forza lavoro di 400 posti di lavoro.

Oggi la decisione della Tk non è quella di cedere il settore dell’acciaio inossidabile ma solo la sua produzione e mantenersi, invece, la commercializzazione attraverso i Centri di finitura ed i Centri di servizio. Questa scelta è in aperta contraddizione con i deliberati della commissione Ue in quanto i Cds debbono essere considerati essenziali per la distribuzione e commercializzazione del prodotto nonché funzionali all’ottica del servizio al cliente ed alle esigenze dell’utilizzatore di acciaio inox. Con questa discutibile scelta il futuro quarto player europeo Ast si confronterebbe con i suoi competitors presentandosi al mercato con uno stabilimento e 1 Cds contro i 4 stabilimenti di Acerinox e i suoi 18 CdS e i 5 stabilimenti di Aperam ed i suoi 16 Cds. Come si può immaginare una realtà oggettivamente competitiva in questo contesto se ogni elemento di reale capacità concorrenziale viene messa in forse da una pluralità di vincoli che, di fatto, rendono la rivalità impossibile?

Data questa breve premessa Federmanager ritiene che: la commissaria Vestager non possa non confermare come ancora presenti e valide tutte le motivazioni di natura economica, commerciale e giuridica che resero indispensabili la creazione di un quarto player europeo ai fini di un equilibrio e di un potenziale competitivo che rendesse il mercato europeo tutelato rispetto a posizioni dominanti o a comportamenti tesi a limitare la libera e concorrenziale vendita di acciaio inox; l’Europa debba continuare ad avere un quarto player che per struttura produttiva ed articolazione commerciale dia le stesse garanzie che la commissione ritenne indispensabili, irrinunciabili ed impellenti per l’adozione delle decisioni che furono prese nel 2014.

La Tk non può decidere, in autonomia, la vendita solo parziale di quella struttura la cui organizzazione impiantistica, commerciale e di servizi decisa in sede comunitaria, assicurava e garantiva livelli accettabili di competizione e di pluralità di fonti di approvvigionamento. In questi 5 anni la Tk non ha rispettato e mantenuto gli impegni che aveva assunti nei confronti della commissione e che furono ritenuti precondizioni per l’assenso al riacquisto. Ed oggi che si accinge ad effettuare la vendita, si ha l’impressione che sia un’operazione di cassa – assolutamente da evitare – per non compromettere il futuro dell’Ast.

Sono queste puntualizzazioni quelle a cui è doveroso debba rispondere l’autorità comunitaria ed in quest’ottica il ruolo e la funzione che possono svolgere i nostri parlamentari europei risulta decisiva ed indispensabile. Spetta a loro decidere modalità e forme attraverso le quali esercitare ed esplicitare la funzione di indirizzo e di controllo che qualificano il parlamento europeo con riferimento non solo alla definizione degli aspetti peculiari che riguardano l’Ast ma anche nella formalizzazione di un progetto armonico, articolato e sinergico che attenga alla siderurgia europea degli acciai speciali.

Per quanto ci riguarda e per le ragioni che abbiamo provato, sinteticamente, a elencare riteniamo che la Commissione non possa ritagliarsi un ruolo di mero spettatore rispetto alle decisioni deliberate dalla Società tedesca e, per l’importanza e la strategicità che il comparto assume nel contesto del mercato europeo, la stessa deve esercitare una funzione di controllo perché i contenuti ed il perimetro degli assets messi in vendita, rispettino e configurino il mantenimento sostanziale della presenza e della capacità operativa di un quarto player.

Questa associazione facendosi parte diligente delle aspettative degli operatori, dei dipendenti e dei cittadini di Terni e dell’Umbria si rivolge ai rappresentanti eletti affinché gli interessi della realtà locale vengano sostenuti in sede comunitaria attraverso gli opportuni canali istituzionali con richieste che impegnino gli organi comunitari ed impediscano comportamenti elusivi o interferenze di soggetti di rilevante peso industriale.

La ThyssenKrupp ha, sicuramente, interesse che la procedura di vendita resti nel perimetro esclusivo delle proprie prerogative private senza vincoli e condizioni esterne. Ma non è detto che questa aspettativa sia la più corretta dal punto di vista delle norme comunitarie ed in ogni caso l’interesse di Tk potrebbe non coincidere sia con quello comunitario che con quello di Ast e di Terni. Naturalmente un ruolo attivo può essere assunto anche dal Governo italiano ragione per la quale questa pubblica petizione ha, come destinatari, anche il ministero dello sviluppo economico ed il ministro per i rapporti con la Comunità europea.

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