Beni confiscati alla mafia e utilizzo dei proventi. C’è chi a Terni ha chiesto delucidazioni in merito: è il consigliere comunale di Senso Civico, Alessandro Gentiletti, al quale l’assessore al welfare Cristiano Ceccotti ha risposto negli ultimi giorni. Mirino su un magazzino di Corso Vecchio.

Il trasferimento
Nel luglio 2016 l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) invitò il Comune a manifestare l’eventuale interesse all’acquisizione del magazzino – circa 20 metri quadrati – di corso Vecchio, oggetto di confisca. Così è stato: l’ufficio patrimonio ha risposto ‘sì’ due mesi dopo per la locazione, con lo scopo di utilizzare i ricavi per finalità sociali. Il trasferimento c’è stato l’1° dicembre 2016 con un decreto dell’Agenzia.

Il subentro e l’impiego
Nel 2017 c’è stato il subentro del Comune al contratto di locazione in essere – canone mensile di 850 euro al mese – con la ditta coinvolta. Quindi una lunga serie di accertamenti per i proventi: 10.424 euro per il periodo maggio 2017-maggio 2018, 5.950 per i sei mesi dal 1° giugno 2018 al 31 dicembre e ulteriori 10.200 (1° gennaio 2019-31 dicembre 2019). «In riferimento – si legge nella risposta dell’assessore Ceccotti – all’interrogazione in oggetto, la direzione economica finanziaria ha comunicato che non è stato mai predisposto un capitolo di uscita specifico, il quale verrà predisposto in fase di assestamento del bilancio in questa annualità. Le somme incassate dal fitto del bene sono confluite e sono state impegnate per la corresponsione degli affitti all’Ater per gli immobili messi a disposizione del Centro antiviolenza (2018-2019-2020). Per il 2021 dovranno essere definiti gli impegni di spesa».
«Fondi dovevano essere utilizzato per altro»
Gentiletti in replica mette in evidenza come sia un bene che «finalmente sarà previsto un capitolo specifico di spesa per i proventi dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Grave che finora non sia stato così. Sono fondi che devono essere destinati a finalità sociali per legge. Verificherò con un accesso agli atti quanto riferito per gli anni 2018-2019-2020». Tuttavia il consigliere di Senso Civico ritiene «che gli immobili dell’Ater dati al centro antiviolenza contro le donne dovrebbero già essere pagati dal Comune e quindi ritengo assurdo che siano stati impiegati fondi che dovevano essere utilizzati per altro. Le risorse ricavate dai beni confiscati alla criminalità organizzata dovrebbero essere investiti in una progettualità e con visione, non per appianare eventuali pendenze fra enti pubblici. Il centro antiviolenza – conclude – ha già un’utilità sociale riconosciuta e gli affitti per gli immobili dovrebbero essere sostenuti interamente da Comune e Ater in base a protocolli e rispettive competenze».