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Home » Terni, Diocesi e debiti: «Colpa pure dei fedeli»

Terni, Diocesi e debiti: «Colpa pure dei fedeli»

di Marco Torricelli
8 Agosto 2015
in Altre notizie, Attualità, Economia
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Il vescovo Piemontese

Il vescovo Piemontese

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di Marco Torricelli

La scomunica no. Per il momento, almeno, non dovrebbe scattare. Ma di sicuro il vescovo di Terni, Giuseppe Piemontese è arrabbiato con umbriaOn: non gli è piaciuto l’articolo nel quale si è raccontata l’iniziativa presa da don Angelo, parroco di Campomicciolo, che ha chiesto aiuto ai fedeli «per esortarli ad accogliere un’importante iniziativa della nostra parrocchia: il ‘Batti5! – give me five!’, una raccolta fondi necessari al completamento della nuova chiesa e i locali per le diverse attività e gli spazi esterni, avviata da oltre dieci anni».

L’INTERVISTA A DON ANGELO – IL VIDEO

La Diocesi «Dispiace – è scritto nell’anonima nota apparsa sul sito internet della Diocesi, quindi attribuibile al vescovo Piemonte – leggere una notizia, che pure ha il pregio di informare i lettori sull’iniziativa di un parroco zelante che si preoccupa della sua chiesa, condita col veleno della polemica ormai stantia, che non tiene conto della complessità della realtà e non sa vedere gli aspetti positivi dei fatti».

Confusione Poi il vescovo concede: «È vero, la Diocesi di Terni-Narni-Amelia ‘sta risparmiando’ e, come ogni famiglia, è impegnata a semplificare e razionalizzare le proprie esigenze, iniziative e bilanci non solo per ripianare i debiti del passato, ma per una maggiore adesione ai criteri evangelici, quotidianamente proposti da Papa Francesco». Ma poi, a padre Piemontese (o a qualche solerte e zelante ‘collaboratore’: ‘Surtout pas trop de zèle’, raccomandava Talleyrand) slitta un po’ la frizione.

Disinformazione «L’affermazione che ‘di conseguenza, a risentirne sono le chiese distribuite sul territorio’ – afferma padre Piemontese – esprime una chiara disinformazione dell’autore di umbriaOn (si scrive così, scusi; ndr), che come tanta altra stampa ha confuso causa ed effetti e non è di aiuto né ai lettori (che non capiranno la realtà), né al parroco don Angelo di Campomicciolo (che non si vedrà aiutato dai parrocchiani), né alla Diocesi che sarà bollata per tutta l’eternità oltre che come la Diocesi della voragine, anche di insensibilità».

I debiti Perché, secondo l’interpretazione – in verità originale – contenuta nella nota, «molti dei debiti della Diocesi sono stati originati da una errata concezione ecclesiale, presente nei fedeli, in alcuni sacerdoti e in molti cittadini, stampa compresa, cioè che la Diocesi abbia l’obbligo di accollarsi tutte le spese e il finanziamento delle chiese distribuite sul territorio. Così è avvenuto, in molti casi in passato, per troppa generosità dei vescovi, per congiuntura economica e per disinteresse di sacerdoti e parrocchiani. E così si è contribuito a creare ‘la voragine di debiti nella quale è precipitata negli ultimi anni’». Mentre i debiti, dice il vescovo, «vengono da più lontano».

La rilettura Quindi, secondo la nota della Diocesi, la storia – recente e pure un po’ più vecchia – deve essere riscritta da capo. Se dalle parti di piazza del Duomo si è finiti – con tutto il dovuto rispetto – in braghe di tela (qualcuno c’è andato in galera, qualcun altro è sotto inchiesta da parte della magistratura; i debiti, ricordiamo, avrebbero superato i 20 milioni di euro e lo Ior ha concesso un prestito di 12 milioni; ndr), la colpa mica sarebbe di chi li ha fatti, i debiti, ma di «una errata concezione ecclesiale, presente nei fedeli, in alcuni sacerdoti e in molti cittadini, stampa compresa» e «per troppa generosità dei vescovi». Oltre che per il «disinteresse di sacerdoti e parrocchiani». Tutto il resto – il castello di San Girolamo, il convento delle Orsoline, il tourbillon di operazioni economico-finanziario-immobiliari, per dirne qualcuna – va derubricato sotto la voce ‘varie ed eventuali’.

Le responsabilità Attualmente, spiega il sito internet della Diocesi, «le poche risorse, a disposizione sono spese per la gestione ordinaria, per la carità, per l’Istituto Leonino a beneficio della formazione dei giovani della città e delle loro famiglie (magari, a proposito di disinformazione, non sarebbe male che la Diocesi mostrasse i bilanci, di quel Leonino; ndr)». La situazione attuale, sempre secondo la Diocesi, «deve aiutare tutti a prendere consapevolezza di una maggiore corresponsabilità e comunione ecclesiale, che si esprime nella condivisione dei progetti, nella gestione delle risorse e nella assunzione delle responsabilità, anche economica, da parte di ciascuno per quello che gli spetta». A volte, nel passato recente o remoto, qualcuno di questi passaggi è mancato». Ecco, questo è sicuro: qualche passaggio è mancato. Lo pensano anche alla procura della Repubblica. Amen.

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