Umbria, danni e lesioni nell’incidente con i cinghiali: Regione condannata a pagare

Il tribunale di Spoleto ha dato ragione ad una donna ternana coinvolta in un sinistro avvenuto nel 2016 lungo la E45. Accolto il nuovo orientamento della Cassazione

Condividi questo articolo su

Una sentenza fondata sul ‘nuovo’ orientamento della Suprema Corte di Cassazione – ben rappresentato dalla sentenza numero 7969 depositata il 20 aprile 2020 ed emessa dalla III Sezione – e che potrebbe produrre conseguenze notevoli per i tanti cittadini umbri coinvolti in incidenti stradali con animali selvatici, come i cinghiali, accompagnati da danni materiali e fisici. È quella emessa il 6 luglio 2021 dal tribunale civile di Spoleto (giudice Martina Marini con ampia parte del procedimento istruito dalla collega Sara Trabalza) che ha condannato la Regione Umbria a risarcire con 8.989 euro (oltre a 4.835 euro di spese processuali) una 48enne ternana.

L’incidente e la causa civile

Quest’ultima, la sera del 2 novembre del 2016, lungo la superstrada E45 all’altezza di Massa Martana (Perugia), era rimasta coinvolta in un sinistro stradale causato da due cinghiali, saltati fuori all’improvviso dalla vegetazione a lato della carreggiata. I due animali, poi morti nell’impatto, avevano colpito lateralmente l’autovettura della donna – una Hyundai i20 – causando danni significativi al veicolo ed anche il ferimento, un dito rotto, della conducente. Sul posto era intervenuta la polizia Stradale di Todi per i rilievi di rito. Successivamente la donna, di fronte all’impossibilità di ottenere un risarcimento dall’assicurazione della Regione, che copre solo danni particolarmente significativi, aveva deciso di fare causa all’ente, ritenendolo responsabile di una condotta omissiva, avendo lo stesso una competenza diretta sugli animali selvatici che insistono sul territorio regionale.

Le omissioni della Regione

Attraverso l’avvocato Mauro Capotosti del foro di Terni, così, ha sottoposto la questione al tribunale civile di Spoleto. Rimarcando, anche in linea con l’orientamento precedente il 2020, come non solo l’incidente fosse oggettivo e inevitabile, ma anche come la Regione avesse chiare colpe nell’accaduto. Nella fattispecie l’ente – circostanza poi confermata da Anas – non aveva mai sollecitato l’installazione di apposita segnaletica in quel tratto di strada per avvertire della presenza di animali selvatici, né aveva segnalato in qualche modo il rischio presente e gli incidenti stradali – diversi, come confermato anche dalla polizia Stradale – accaduti nel tempo.

Le motivazioni

Ma il tribunale spoletino, facendo propria la relativamentre recente lettura della Cassazione, oltre a cristallizzare il fatto in sé, ha attribuito alla Regione Umbria – in linea con i contenuti dell’articolo 2052 del codice civile che fa riferimento alla responsabilità oggettiva dei proprietari degli animali, non solo domestici – l’onere di provare che quell’incidente era un caso fortuito, imprevedibile, eccezionale. Cosa che, di fronte alle numerose segnalazioni anche da parte di cittadini residenti, il fatto che quella sia una zona di caccia ma pure diversi articoli di giornale che riportavano sinistri stradali con il coinvolgimento di animali selvatici, non è avvenuta.

E ora?

Un cambio di paradigma che ha condotto alla sentenza di condanna – con relativo risarcimento dei danni – e che ora, a cascata, potrebbe estendersi a numerosi altri procedimenti in itinere di fronte ai tribunali umbri. E la Regione Umbria, che fino ad una certa fase aveva vinto la maggior parte delle cause intentate, rischia ora di dover sborsare cifre significative. Sempre che non decida di modificare i termini dell’assicurazione attiva.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli