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Home » Comune di Terni, l’Usb: «Servizi pubblici, caporetto a 360 gradi»

Comune di Terni, l’Usb: «Servizi pubblici, caporetto a 360 gradi»

di Fabio Toni
1 Agosto 2021
in Lavoro, Opinioni
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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del sindacato Usb pubblico impiego – Comune di Terni

I servizi erogati alla città dal Comune di Terni sono a rischio, in quantità e qualità, nonostante gli enormi sforzi messi in campo dai lavoratori e dalle lavoratrici. La crisi dei servizi, nel sociale, nell’educazione e istruzione, nella sicurezza, è figlia di atteggiamenti arroganti nei confronti di cittadini e dipendenti da parte di un’amministrazione fermamente decisa a reperire risorse a danno dei più deboli e stravolgendo anche ciò che ha sempre funzionato nel migliore dei modi: sembrerebbe proprio questa la ‘missione’ affidata ai dirigenti, mentre l’amministrazione, senz’altro la peggiore di sempre, ha adottato la strategia di ignorare le parti sociali, sottraendosi al confronto con le organizzazioni sindacali sulle questioni ad essa non gradite, andando al contempo a colpire i lavoratori, le lavoratrici e i servizi erogati e, com’è logico, con essi anche i cittadini.

Sulle lavoratrici ed i lavoratori dei servizi sociali incombe un’atmosfera plumbea, all’interno del Corpo di polizia municipale si fomentano ad arte importanti frizioni, il personale dei servizi educativi viene mortificato con il taglio delle retribuzioni ed il contemporaneo spostamento di risorse ai servizi privati: un attacco senza precedenti contro quei servizi pubblici di sicurezza, istruzione, sostegno ai più deboli, salute che rendono le persone libere. Appare evidente la volontà di cancellare tutto quanto di buono e funzionale alle esigenze della città è stato fatto in passato, perseguendo quel cambiamento tanto sbandierato che, nei fatti, è un peggioramento.

Non si comprende in altro modo, per esempio, la volontà di cancellazione degli accordi relativi al calendario scolastico ed al funzionamento dei S.E.C. , se non come strategia ‘di distrazione’ dal vero obiettivo, che è quello di elargire cospicue somme ai servizi educativi privati, sottraendole ai servizi comunali, con una convenzione che avrebbe motivo di esistere solo con una situazione ed un andamento delle iscrizioni esattamente opposti a quelli degli ultimi anni. A conferma del fatto che di peggioramento si tratta, sono sufficienti i fatti: i termini per le iscrizioni sono stati fatti slittare di un mese, non sono stati forniti mezzi tecnici, strumentali e informatici adeguati (le domande online sono ancora un miraggio, le graduatorie vengono fatte digitando uno ad uno i dati desunti da domande cartacee compilate a mano, con un programma obsoleto che è possibile utilizzare su un solo pc degli uffici della direzione), con conseguente allungamento dei tempi nella redazione delle graduatorie di ammissione, con l’obiettivo quindi di costringere le famiglie, che non ricevono una tempestiva comunicazione di ammissione, ad organizzarsi diversamente e rivolgersi ai servizi privati.

Contemporaneamente ci si occupa di sovvenzionare i privati con soldi pubblici, invece di sostenere e potenziare i servizi comunali, con la reintegrazione e l’incremento del personale, aumentando così i posti disponibili, con la reinternalizzazione dei servizi ausiliari e del servizio mensa, migliorando in tal modo i servizi e anche le condizioni lavorative di chi li eroga. Quegli accordi, che ora si vorrebbero cancellare, hanno dato un impulso fondamentale al raggiungimento e consolidamento del cosiddetto obiettivo Lisbona, contribuendo a portare stabilmente Terni e l’Umbria ai primi posti nelle classifiche nazionali di valutazione della quantità e qualità dei servizi educativi. Ora, ‘colpevoli’ di essere stati sottoscritti da troppi anni (in un Paese come il nostro, in cui sono ancora in vigore migliaia di Regi Decreti e risultano ancora efficaci norme del 1940, come l’accordo economico per la coltivazione e la compravendita del pomodoro).

Quegli accordi ora l’amministrazione vorrebbe sostituirli con qualcosa di raffazzonato ed approssimativo, che non migliora né in quantità né in qualità i servizi educativi, che non amplia l’offerta educativa e didattica e in cui la formazione del personale, che è uno degli indicatori fondamentali della qualità di questi servizi, subisce una significativa riduzione, ma che ha esclusivamente l’obiettivo di vessare il personale, peggiorandone le condizioni lavorative, mortificandone la professionalità e incidendo negativamente sulla la qualità della vita personale e familiare. Lo abbiamo detto con estrema chiarezza, in Rsu, che infatti ha votato una risoluzione che boccia inesorabilmente quanto proposto dall’amministrazione, e lo hanno ribadito le lavoratrici in assemblea, dando mandato di respingere la proposta: i servizi educativi comunali erogano un servizio di eccellenza e non si stravolge qualcosa che funziona.

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