Le elezioni regionali si avvicinano e ora che Stefania Proietti ha ufficializzato il sì alla candidatura, le forze politiche si preparano all’appuntamento tra fine novembre e inizio dicembre. Per ora senza data ufficiale, si vedrà. A parlarne è Fabio Paparelli, attuale portavoce delle minoranze in consiglio ed ex vice– e presidente – della Regione Umbria.

La legislatura Tesei sta per volgere al termine. Che giudizio dà sul quinquennio in chiusura?
«Il fallimento più evidente di questa legislatura è la sanità pubblica. L’Umbria fino al 2019 era tra le prime regioni italiane per i Lea (Livelli essenziali di assistenza) e regione benchmark. Ora siamo scivolati oltre la metà classifica per l’adempimento dei Lea (12°). In tema di prevenzione eravamo i primi nel 2019 (95,65%) e nel 2022 – ultimo dato disponibile – siamo scesi all’82%. Altro dato che mettiamo in evidenza è il tema delle liste d’attesa: dal 2020 al 2022 la sanità privata ha incrementato il fatturato di 12 milioni, passando da 49 ad oltre 61 milioni (+25%) e l’Umbria, in base alle statistiche, risulta tra le regioni con i più alti tassi di rinuncia alle cure. Rinuncia chi non si può permettere il privato ed il divario sociale rischia di aumentare sempre di più. L’azienda ospedaliera di Terni è scesa dai primi agli ultimi posti in classifica e la sanità territoriale non ha visto passi in avanti. Zero case di comunità, zero assunzioni e zero programmazione. Altro elemento di criticità sono le politiche economiche ed industriali che registrano passi indietro notevoli. Due dati principali: l’Umbria, secondo la Cgia di Mestre, è ultima tra le Regioni in merito alla ricchezza (Pil) da recuperare rispetto al 2019. C’è il segno negativo, – 0,26% dal 2020 al 2023. Dobbiamo ancora recuperare il Pil reale nonostante tutte le dichiarazioni roboanti di questi anni. Lo certifica il fatto che, anche per il 2024, le previsioni di crescita dell’Umbria sono di gran lunga inferiori alla media. Il saldo tra la natalità e le cessazioni di imprese ci colloca al 19° posto in Italia (2023). Siamo inoltre 14° per la produttività del lavoro, il vero tema delle politiche economiche umbre, che non si è affatto affrontato con le parti sociali. Solo nel primo trimestre 2024 abbiamo registrato un saldo negativo di mortalità di oltre 680 imprese (1.300 iscritte, 2.006 quelle cessate). Il dato medio italiano è pari a -0,18%, mentre l’Umbria ha un -0,74% (quattro volte peggiore). Infine la questione ambientale: l’Umbria ha un 75% di raccolta differenziata in alcuni ambiti, e ciò, al di là di ogni considerazione, non giustifica neppure economicamente la chiusura del ciclo dei rifiuti con il sistema dell’incenerimento, pena la diminuzione della differenziata o far venire rifiuti da altre parti d’Italia. La questione non è ideologica ma logica: lo hanno scritto persino alcuni esponenti del comitato scientifico che la Regione ha posto in essere, nella loro relazione finale . C’era poi una questione centrale di massimo rilievo: la mole di risorse del Pnrr e del nuovo settennato dei fondi comunitari 2020-2027. Anziché utilizzare questa enorme mole di risorse per ridisegnare lo sviluppo dell’Umbria basato su innovazione e sostenibilità, ci si è persi in una logica di mini progetti senza una visione di futuro. Il ‘Cuore Verde’ non può essere solo un claim a fini turistici ma la filosofia di una nuova fase del regionalismo umbro».

Stefania Proietti ha sciolto la riserva e ha accettato di correre per le regionali a capo della coalizione di centrosinistra
«Un’ottima candidatura, ha le caratteristiche giuste e capacità di aggregazione. Ha il profilo giusto per condurre alla vittoria la coalizione, come dimostrato ad Assisi. Ora questo ottimo profilo va riempito di contenuti, con il grande processo partecipativo annunciato dalla stessa Proietti. Bisogna regalare agli umbri un sogno ed una visione nuova del regionalismo umbro. Occorre rimettere al centro il tema della salute e dell’inclusione, totalmente dimenticati dalla giunta Tesei. Innovazione di sistema e sostenibilità economica, ambientale e sociale sono a mio avviso i pilastri su cui poggiare un nuovo modello di sviluppo. La Proietti ha detto che avvierà una grande fase di partecipazione e ciò è molto positivo: cittadini, associazioni, parti sociali possono e debbono contribuire a disegnare l’Umbria del 2030. Alcune questioni a mio avviso saranno più centrali di altre per l’auspicabile vittoria del centrosinistra largo ed unito, a partire da come affrontare il tema della fragilità dei piccoli comuni, specie nelle aree interne. C’è infatti un divario enorme tra le città più grandi il cui tasso di fragilità è intorno al 22% ed i tanti piccoli comuni e le zone interne in cui passiamo al 50-55%. Li si giocherà partita sulla capacità di dare risposte a queste comunità».

La sensazione è che Terni rivestirà un ruolo decisivo ai fini del risultato delle prossime elezioni regionali. È così?
«C’è una questione Terni dentro la vicenda Umbria. Data fondamentalmente dall’anomalia politica della presenza di un sindaco (Stefano Bandecchi, ndr) e di una forza politica (AP, ndr) che esula dal bipolarismo classico centrodestra/centrosinistra. Ai fini della conquista della Regione la città diventa così decisiva, ancor più che in passato e ciò va valutato in termini politici corretti, mettendo al centro alcune questioni programmatiche fondamentali su cui devono essere assunti impegni concreti. Come ad esempio il nuovo ospedale da costruire con fondi pubblici perché i ternani non sono cittadini di serie B; le case di comunità e la riorganizzazione della sanità territoriale. Poi lo sviluppo: la chiusura del patto di territorio non può attendere oltre. E il futuro di Terni si gioca non solo sulla sostenibilità delle acciaierie, ma complessivamente deve riguardare una generale riqualificazione industriale. Penso ad una Legge/o a provvedimenti speciali ad hoc per la riqualificazione del polo chimico: una città nella città, che rischia di essere abbandonata a sé stessa. Ciò non può essere sottaciuto. La terza questione è un grande piano di risanamento ambientale. La destra al governo della regione si tolga dalla testa che Terni possa diventare nella fase emergenza il camino unico dell’Umbria: faremo barricate assolute. E poi la questione carcere di Terni che va declassificato e dimezzato. In definitiva molto si giocherà su Terni. Per quel che concerne il PD ternano , nonostante l’anomalia rappresentata da Bandecchi, è in buona salute. Unito e pronto alla sfida».

Dal centrodestra c’è chi parla di pericolo ‘restaurazione’ ricordando il pre 2019 in Umbria. Cosa ne pensa?
«Il Patto Avanti allargato è una coalizione nuova che si presenta per la prima volta con una leadership innovativa. A Terni c’è una classe dirigente rinnovata. Non improvvisata, ma fatta di competenze, capacità, autonomia e consenso, in grado di traghettare il PD nel futuro. Io da tempo , in tal senso, mi sono messo a disposizione per dare una mano a farli crescere, forte delle esperienze politiche positive di tanti anni da amministratore. Nella mia città, Terni, ci sono – ad esempio – dirigenti d’azienda, avvocati, professionisti, insegnanti, ricercatori di valore e un gruppo consiliare il cui bagaglio di competenze e consenso è stato già sperimentato in occasione delle elezioni amministrative del 2023, che evidenziano un passaggio generazionale maturo e autonomo. Nel 2015 Terni fu decisiva per la vittoria del centrosinistra, nel 2024 lo sarà ancor di più per i destini del Patto Avanti e del PD: sta a noi ed alla nuova coalizione assumere una dimensione di consapevolezza e avere la capacità di rispondere ai temi politici posti dentro una fase nuova del regionalismo umbro».