Il tema era stato trattato nella mattinata di lunedì durante il consiglio comunale, in cui il sindaco Stefano Bandecchi aveva annunciato che nel 2025 non si sarebbero stati eventi di Umbria Jazz a Terni ma che si sarebbe lavorato per un appuntamento importante nel 2026, adeguatamente promosso e all’altezza delle aspettative. E poche ore dopo, nel pomeriggio, il patron di UJ Carlo Pagnotta – con il presidente della Fondazione UJ Stefano Mazzoni – hanno raggiunto palazzo Spada per un ‘faccia a faccia’ con l’assessore al turismo Alessandra Salinetti, presenti anche il dirigente Andrea Zaccone e il funzionario Omero Mariani.

A tracciare un bilancio dell’incontro è l’assessore, attraverso una nota: «È stato un incontro molto positivo – afferma Alessandra Salinetti -. Abbiamo riferito ai massimi responsabili di Umbria Jazz le indicazioni del sindaco Stefano Bandecchi e le risultanze del dibattito del consiglio comunale di questa mattina. Abbiamo chiesto di valutare insieme la possibilità di fare una grande edizione nel 2026, magari con una connotazione identitaria e una calendarizzazione da ripetersi negli anni. Questo perché per il 2025 i tempi a disposizione sono veramente ridotti e non sufficienti per inserirsi in un circuito internazionale quale il marchio Umbria Jazz e Terni meritano. Abbiamo condiviso che a Terni spetti un appuntamento internazionale, riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Abbiamo anche deciso – aggiunge l’assessore – di valutare la possibilità di convogliare le risorse del 2025 sul 2026, per che per una grande manifestazione occorre un piano economico superiore alle possibilità di quest’anno. Siamo convinti che il clima produttivo di questo pomeriggio possa dare ottimi risultati».
Decisamente critico il gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Terni che, in una nota, esterna preoccupazione, disappunto e va all’attacco dell’amministrazione comunale. «Bandecchi – si legge – cancella l’Umbria Jazz Weekend e, con un colpo solo, spegne cultura, turismo ed economia locale. In campagna elettorale aveva promesso di trasformare Terni in una città a vocazione turistica. Oggi, a due anni dal suo insediamento, la realtà è un’altra: presenze turistiche in calo, piazze vuote e un evento internazionale buttato via con leggerezza. Umbria Jazz non era solo una rassegna musicale di respiro internazionale: era vita nei locali, alberghi pieni, lavoro per commercianti, artisti e tecnici. Era l’unico momento in cui Terni brillava sui media nazionali. Invece Bandecchi ha scelto di sostituirlo con un vago ‘Umbria Gospel Festival’ nel 2026, senza brand riconosciuto, senza visione, senza appeal. Tornare oggi a una soluzione ‘autarchica’, con un evento privo di riconoscibilità internazionale e in un panorama già affollato di iniziative simili, significa ripetere il triste esperimento di ‘Terni in Jazz’: un flop colossale, con rassegne improvvisate, poca qualità artistica, nessuna risonanza nazionale e pubblico assente. Terni non è mai stata una città della musica – afferma il Movimento 5 Stelle – ma con Umbria Jazz, per qualche giorno all’anno, sembrava finalmente poter uscire dal cono d’ombra in cui è precipitata da decenni. Il festival non era solo cultura: era economia, turismo, socialità. Era movimento in un centro altrimenti svuotato. Era l’unico spiraglio di modernità in una città sempre più grigia. I 180 mila euro investiti dal Comune, a cui si aggiungevano i 200 mila della Fondazione Carit, generavano un ritorno turistico ed economico ampiamente superiore. Illudere i cittadini che si possa replicare a Terni un evento come l’Umbria Jazz Winter di Orvieto è l’ennesimo bluff di Bandecchi: lì il budget stanziato è di 800 mila euro e la città ha una consolidata vocazione turistica, a differenza di Terni. Difendere Umbria Jazz significa difendere il futuro di Terni. La nostra città ha bisogno di visione, coraggio e partecipazione. La cultura può essere il motore del nostro rilancio, ma servono idee chiare, investimenti e un’amministrazione capace di guardare al futuro».
