di Marco Celestino Cecconi
Consigliere comunale di Fratelli d’Italia – Terni
In italiano si traduce come ‘gioco corretto’ ma ormai tutti lo conosciamo come ‘fair play’, categoria concettuale nata nell’800 in Inghilterra con esplicito riferimento iniziale al mondo dello sport e poi traslata – più come auspicio, che come comportamento effettivamente praticato, ahinoi – anche ad altre dimensioni, le relazioni istituzionali o i rapporti politici innanzitutto. Il gioco praticato lealmente – leggiamo -, insomma il fair play, ‘favorisce lo spirito di collaborazione, genera reciproca fiducia, avvicina gli attori di un processo anche di diversa estrazione in vista di un obiettivo comune’. Non è un vezzo formale, una questione di stile apparente, fine a sé stessa: piuttosto, il cemento del lavorare insieme anche se di segno politico opposto (magari), per un interesse superiore a quello di bandiera, qual è un interesse forte della propria comunità.
Che da parte del governo-Meloni la vicenda dell’Accordo di programma per l’Ast sia stata condotta e portata a rete all’insegna del massimo fair play, è un dato consegnato agli annali da tutte le comunicazioni del ministro Urso, per ultimo anche quella a suggello della firma dell’Accordo l’11 giugno scorso: con un encomio a tutte le amministrazioni del territorio coinvolte, a prescindere ovviamente dal colore attuale. Uno stile (ma qui la forma è sostanza) tristemente contraddetto dalla corsa di questo o di quello – la corsa di chi governa oggi queste istituzioni – ad intestarsi chissà quali meriti.
Che il percorso sia iniziato e sia stato fortemente e fattivamente sostenuto da più di due anni, con un governo locale della Regione e del Comune di Terni che erano di centrodestra come a Roma, sarà poco ma è pure sicuro. Che l’avvento di amministrazioni locali di segno diverso abbia poi causato, almeno in prima battuta, non poche ambiguità, ostacoli e rallentamenti, è altrettanto conclamato. Che l’attuazione dell’Accordo e il suo sviluppo nel tempo, ripartito saggiamente in due step, siano subordinati ad un’intesa con Enel per la fornitura di energia a condizioni agevolate a partire dal 2029, è un fatto a sua volta risaputo da sempre, indicato con chiarezza come dirimente dalle amministrazioni che hanno tenuto a battesimo più di due anni fa tutta l’operazione: e ben vengano al riguardo contenuti migliorativi di questa intesa, alla quale noi tutti ci aspettiamo che l’attuale giunta regionale metta mano sin da subito.
Di contenuti migliorativi intervenuti in corso d’opera, del resto, l’Accordo appena firmato è già piena testimonianza: basti pensare a quel credito d’imposta sull’acquisto del rottame di cui Ast potrà beneficiare sin da adesso, vero e proprio coniglio estratto dal cilindro del ministero, adeguata compensazione nell’immediato di un abbattimento dei costi dell’energia che nell’immediato non era percorribile. Il vero punto di svolta che ha finalmente consentito la firma dell’Accordo.
Nessuno, a Roma, ha fatto al riguardo chissà quali proclami. E non ne faremo nemmeno noi a Terni. A noi interessano i fatti. A noi interessa l’Ast, lo sviluppo del nostro territorio, la sua migliorabile qualità ambientale. Per noi il ‘gioco leale’ non è un modo di dire. Con buona pace (questo va da sé) anche di quegli irriducibili profeti della decrescita felice che oggi sostengono nientemeno che, a fronte della firma dell’Accordo, non ci sia niente da festeggiare. E tanto basti.