Agente aggredito: «Stillicidio continuo»

Terni: il sindacato di polizia penitenziaria Sappe va all’attacco dopo l’aggressione di lunedì all’interno del carcere

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Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria alza la voce. Perché a tre settimane dal suicidio di un detenuto nella casa circondariale di Terni, lunedì un altro episodio ha riguardato il carcere di Sabbione: l’aggressione contro un poliziotto penitenziario. Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, e quello regionale, Fabrizio Bonino, chiedono provvedimenti.

Stillicidio Capece attacca: «È uno stillicidio costante e continuo: i nostri poliziotti penitenziari continuano a essere picchiati e feriti nell’indifferenza delle autorità regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria che è costretta a confermare l’aumento delle violenze contro i ‘baschi azzurri’ del Corpo, nonostante il calo generale dei detenuti, ma che non adotta alcun provvedimento concreto perché queste folli aggressioni abbiamo fine. Ad esempio sospendendo quelle pericolose vergogne chiamate ‘vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto’. Rivolgo al poliziotto ferito tutta la solidarietà del sindacato».

Disinteresse Capece sottolinea poi «che a nessuno, a parte noi, interessa e preoccupa che quasi ogni giorno in un carcere qualche poliziotto penitenziario venga picchiato. Certo non all’amministrazione penitenziaria dell’Umbria e di quella nazionale che nonostante le centinaia di casi in tutta Italia e le decine in regione, non adottano alcun provvedimento per porre fine a queste ignobili colluttazioni, adottando ad esempio pesanti sanzioni disciplinari contro i responsabili».

Carne da macello Poi l’invito a ‘tastare’ la situazione: «Vengano loro, i dirigenti del dipartimento e del provveditorato di Perugia, gli educatori e gli assistenti sociali, a sentire la puzza del carcere in prima linea e a rischiare di prendersi pure qualche calcio o qualche sberla da detenuti fuori di testa. Poi vediamo – chiude Capece – se non prendono provvedimenti contro queste ignobili violenze». Bonino, senza troppi giri di parole, aggiunge che «forse pensano che siamo da macello, che disarmati e senza alcuna tutela abbiamo quasi il dovere di prendere schiaffi in servizio».

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