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Home » Ast, tavolo ‘fiume’ al Mise: accordo più vicino

Ast, tavolo ‘fiume’ al Mise: accordo più vicino

di Fabio Toni
9 Giugno 2019
in Ast, In evidenza
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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di F.L.

Un incontro ‘fiume’, come non accadeva da tempo, iniziato alle 10,30 di mattina e concluso nel tardo pomeriggio, tra riunioni plenarie e in ‘ristretta’, per cercare di arrivare ad un accordo – o almeno ad una bozza – sul futuro dell’acciaieria di Terni: si è tornati a parlare di Ast al ministero dello Sviluppo economico, dove giovedì si è riaperto il tavolo relativo al piano industriale per i prossimi due anni. Un piano che – ha sottolineato l’ad Massimiliano Burelli a segreterie nazionali e locali dei metalmeccanici ed rsu – rimarrà ‘ponte’ in attesa di capire che assetto societario assumerà ThyssenKrupp dopo la mancata divisione del gruppo in due realtà distinte. Da parte governativa da registrare l’assenza al tavolo del ministro Luigi Di Maio e la presenza, come nelle precedenti riunioni, del vice capo di gabinetto Giorgio Sorial. Occupazione e integrativo i due punti più dibattuti della trattativa e sui quali con il passare delle ore le distanze sembrano essersi avvicinate rispetto alla mattinata. Se ne riparlerà mercoledì 12 giugno, sempre al Mise, quando una bozza redatta dall’azienda, sulla base delle ultime trattative, sarà posta al vaglio dei sindacati. Intanto questi ultimi, che annunciano assemblee informative in fabbrica, parlano di «alcuni punti di condivisione sia nella forma che nella sostanza».

TUTTO SU AST

I punti fermi

Conferma dei 60 milioni di investimenti in nuovi impianti, sicurezza e ambiente ed efficienza, consolidamento delle strategie commerciali (soprattutto nella parte dei laminati a freddo), impegno al raggiungimento del milione di tonnellate di acciaio liquido all’anno, anche se non dall’esercizio in corso – quando la quota dovrebbe essere di 940 mila tonnellate – ma dal prossimo: queste le linee ribadite dall’azienda sui quali c’è l’accordo. Poi la parte occupazionale, quella che piace di meno ai sindacati: sempre nel biennio, in apertura dell’incontro, Burelli aveva spiegato che l’azienda prevede di mentenere 2.350 occupati, cifra che sarà raggiunta attraverso una riduzione di 50 unità – tramite l’apertura della procedura del licenziamento collettivo – solo nel settore impiegatizio (esuberi effetto del processo di digitalizzazione). Su questo fronte nel pomeriggio si è arrivati alla disponibilità dell’azienda a non procedere con alcuna esternalizzazione né sostanziali modifiche rispetto all’attuale forza lavoro. Confermata la stabilizzazione dei contratti di somministrazione nel comparto degli operai, dunque – ha assicurato ancora Burelli – non ci sarà alcuna riduzione su questo versante della produzione, che sarà invece chiamata alla polivalenza, ma «non selvaggia».

L’Ast

Il contratto integrativo e i conti che annaspano

Ma al centro dell’attenzione c’è ovviamente anche la piattaforma di secondo livello, che sarà allegata al piano per quanto riguarda le linee generali, per poi essere approfondita in maniera più specifica in sede locale, ma anche questa già ‘bocciata’ da parte sindacale: come già emerso mercoledì nell’incontro in fabbrica, visto il momento di difficoltà l’azienda si è detta inizialmente disposta ad elargire un premio una tantum, non vincolato al raggiumento di obiettivi, di 500 euro. Cifra che potrebbe essere destinata a salire nella prossima annualità, in una forbice compresa tra i 1.000 e i 1.200 euro. Prima dell’incontro di mercoledì 12 azienda e sindacati torneranno comunque ad incontrarsi per discutere a Terni su questo fronte, rispetto al quale – hanno sottolineato Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb – si sono poi registrate «disponibilità economiche sul profilo della contrattazione di secondo livello». «Il contesto di mercato continua ad essere difficile, le misure di salvaguardia applicate verso la Cina non hanno portato alcun effetto positivo, quanto al processo antidumping nei confronti dell’Indonesia ci attendiamo che venga portato a compimento entro l’ultimo trimestre dell’anno» ha spiegato Burelli. Fino ad allora Ast dovrà cercare «di fare i salti mortali» per chiudere almeno in pareggio il bilancio.

Le buone notizie

Non che l’azienda, nel frattempo, non abbia preso le proprie contromisure: per fronteggiare la concorrenza indonesiana rispetto all’acciaio austenitico (un tipo specifico di lega, ndr), Ast si sta concentrando nella produzione di acciaio ferritico, che oltre a rappresentare una parte consistente della produzione, potrebbe portare una nuova boccata di ossigeno in termini di volumi (dalle 200 alle 300 mila tonnellate all’anno). Ma prospettive positive, ha sottolineato Burelli, potrebbero riflettersi su Ast anche dalla la mancata joint venture tra Tk e Tata: come già anticipato nelle scorse settimane a Brescia, l’ad ha rimarcato che il cambio di strategia potrebbe portare diversi vantaggi, facendo rientrare l’acciaieria di Terni in quella che viene da lui definita la ‘good company’, in cui saranno possibili sinergie con le altre realtà del gruppo specializzate nella produzione di acciaio al carbonio.

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