Centro storico Perugia: «Una crisi senza fine»

Nuove chiusure in via Ulisse Rocchi, tra cui la libreria bottiglieria che aveva riaperto a gennaio scorso: «Devono tornare le famiglie»

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Serrande che si abbassano ma non per le ferie estive. Saracinesche tirate giù, per sempre. Locali vuoti e un centro storico sempre meno attrattivo mentre i negozi e il cuore dello shopping si delocalizza sempre di più all’esterno, nelle periferie e nei grandi centri commerciali. E gli ultimi a lanciare un grido d’allarme sono i pochi, pochissimi, commercianti rimasti in via Ulisse Rocchi a Perugia.

Via Ulisse Rocchi

Via Ulisse Rocchi In quella via che scende dal Duomo fino all’Arco Etrusco e che deve il suo nome al medico che, a cavallo tra ‘800 e ‘900 fu sindaco della città per oltre vent’anni dotandola delle infrastrutture necessarie per uno sviluppo del turismo in senso moderno, quel che resta oggi è solo un grande senso di desolazione e abbandono. Tutto è iniziato con la chiusura della pizzeria del Baffo, punto di ritrovo di tanti universitari e luogo di incontro notturno durante le sere estive di Umbria Jazz. Da quando Pietro Orologio non prepara più i suoi calzoni, anche via Ulisse Rocchi si è spenta pian piano. Lo aveva seguito Alberto Mori, storico proprietario de L’altra libreria.

Case sfitte Lo conferma, preoccupata, una giovane dipendente dell’Università di Perugia che ha comprato, qualche anno fa, un piccolo appartamentino in piazza Ansidei e che ora non riesce più ad affittare, nonostante i prezzi siano scesi. «Quando ero più giovane questa era una delle vie in cui abitavano famiglie e tanti studenti universitari – racconta – ma ora, anche a prezzi stracciati, nessuno prende più in affitto una casa qua. Degrado, gente che fa i suoi bisogni all’aria aperta e spacciatori che a tutte le ore vendono le dosi ai clienti. Se riuscissi a venderla, non ci penserei due volte», spiega.

L’inaugurazione de L’Una e l’Altra

Bottiglieria e libreria La crisi, piano piano, ha travolto tutti. Non solo il ‘Baffo’, nei giorni scorsi ha chiuso lo storico bar Etrusco e, poco più su, in piazza Danti, l’edicola dietro il Duomo. Ma anche il negozio di telefoni e, a breve, chiuderà i battenti un’impresa che aveva suscitato tante buone speranze, la bottiglieria-libreria L’Una e l’altra, della cooperativa San Martino in collaborazione con l’associazione culturale L’Una e l’altra, creatasi dopo la chiusura della libreria come punto di riferimento per quegli intellettuali che negli anni avevano frequentato il negozio. «Non vogliamo rilasciare dichiarazioni», ci raccontano, dopo che l’attività aveva aperto nei locali dell’ex enoteca appena lo scorso gennaio, alla presenza, tra gli altri, del direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano. Le cose, poi, non sembrano andar bene neanche per il ristorante Il vicolo, gestito sempre dalla cooperativa San Martino.

Saracinesche abbassate

Interrogazione Una vera e propria emorragia che deve essere fermata. Ne è convinta anche il consigliere del Pd Emanuela Mori che proprio martedì ha presentato un’interrogazione alla giunta sul tema. «Cessano le attività, le saracinesche si abbassano sconfitte da una crisi dell’area storica che pare essere inarrestabile – afferma – causa e contemporaneamente effetto di un centro deserto che perde residenti e visitatori. La lista purtroppo è lunga, variegata e non smette di avere integrazioni. Poi, con l’abbandono, arriva il degrado che è sotto gli occhi di tutti. E’ evidente che le politiche messe finora in campo per il centro storico non hanno arginato il problema che, anzi, mostra il raggiungimento di un picco davvero preoccupante; è altrettanto ovvio che l’apertura alle auto non ha reso il centro storico di Perugia né più ‘vivo’, né più appetibile».

Negozi e appartamenti in vendita

Il centro Forse non basta pensare di allungare gli orari di apertura della Ztl in centro per risolvere una crisi, senza precedenti, del commercio. Per questo Emanuela Mori chiede alla giunta «di illustrare quali sono le politiche di rilancio del centro storico che da oggi in avanti si vogliono promuovere, quali accorgimenti, quali gli aggiustamenti pensati in sostituzione delle scelte che ad oggi non hanno funzionato e che è necessario attuare fin da subito per calmierare l’effetto dirompente, devastante di questa crisi nera che rende  giorno dopo giorno questo gioiello architettonico, che è il nostro centro storico, una cattedrale nel deserto».

Famiglie Il tema tocca un po’ tutti e nel dibattito cittadino è intervenuto anche il presidente della sezione perugina di Italia Nostra, Luigi Fressoia. Prendendo in prestito le parole di Riccardo Fontana, fornaio di via Ulisse Rocchi, Fressoia crede che l’unica ripartenza possibile è quella con i residenti: «I grandi eventi non bastano, non risolvono nulla, va bene solo se funziona il quotidiano, se c’è vita con la gente e i bambini, con le famiglie che fanno la spesa in centro».

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