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Home » Città di Castello: tensione in polizia per le regole anti Covid

Città di Castello: tensione in polizia per le regole anti Covid

di Simone Francioli
29 Giugno 2021
in Ambiente e salute, Attualità, Coronavirus, In evidenza, Lavoro
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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«Da guardiani a violatori della legge grazie alle scelte della dirigenza». Con tanto di protesta al commissariato di Città di Castello: ad organizzarla è il Siulp, il sindacato italiano unitario lavoratori polizia.

Il motivo

A spiegare le ragioni della protesta è Massimo Pici, segretario provinciale Siulp che rappresenta l’80% «dei colleghi che lavorano presso il commissariato di Città di Castello». Viene segnalato «il forte disagio, che mai prima d’ora si era rappresentato nella provincia, causato da fatti incresciosi che riguardano il comportamento della dirigenza che va in direzione opposta a quanto indicato dallo stesso presidente della Repubblica Mattarella che, tramite una comunicazione dello scorso aprile, sottolineava come il contributo dei poliziotti nell’affrontare la sfida inedita della pandemia, si esprimeva attraverso iniziative tese alla salvaguardia della salute di tutti (comprese quella delle forze dell’ordine) e nella vigilanza sul rispetto delle misure di contenimento».

Le regole anti Covid

«La domanda che ci poniamo – le parole di Pici – è la seguente: i poliziotti, uomini e donne, che con rigore e fermezza sono chiamati a compiere il loro dovere, possono essere sottoposti ad indicazioni e linee di comando non improntate al rispetto delle misure di contenimento dell’epidemia e di prevenzione che, invece, sono chiamati a far rispettare? Per quale motivo sono state indette riunioni in presenza quando erano assolutamente vietate? Poniamo rispetto alle regole sanitarie che impongono, senza riserva alcuna, obblighi sanitari che devono trovare applicazione anche nella disciplina del lavoro degli stessi operatori di polizia». In pratica, le regole anti Covid – viene specificato dal Siulp – «sono state specificate benissimo dal Capo della polizia ma, per quanto verificatosi, sarebbero state completamente ignorate e disattese. Oltre alle riunioni in presenza , che erano per l’appunto assolutamente vietate. e alle inascoltate osservazioni e i suggerimenti da parte del personale della polizia, il tutto è stato liquidato con un commento che descrive meglio di tutto con chi abbiamo a che fare: ‘tanto tocca prenderselo tutti’. Come a dire, predicare bene e razzolare male, tanto che, come già detto, durante la pandemia sono state comandate delle riunioni in presenza, con poliziotti che poi sono risultati positivi e che, loro malgrado, hanno contagiato tutti gli altri. A questo si è aggiunto altro grave comportamento indiscriminato: i componenti delle pattuglie delle Volanti hanno subito repentini cambiamenti e inserimenti, alle stesse, con personale dell’ufficio con il risultato che il commissariato di Città di Castello è stato l’unico della provincia che ha avuto ‘tutti gli uffici chiusi’ e con solo nove colleghi rimasti al servizio delle Volanti». «Poi assistiamo al paradosso – aggiunge Paci -: si registrano video dove si esortano i cittadini a rispettare le regole sanitarie, si comandano controlli e si multano i poveri cittadini perchè non rispettano le regole, ma la dirigenza in primis non rispetta e non fa rispettare le stesse sulle quali dobbiamo fare controlli.  Sorge spontanea la domanda: chi può vigilare sul rispetto delle normative?».

L’input

«Abbiamo portato – aggiunge Pici – la questione all’attenzione del signor questore ma fino ad ora non si è avuto alcun riscontro. Nei prossimi giorni effettueremo un sit-in difronte al commissariato, dove terremo una conferenza stampa. Questo sarà solo il primo di una lunga serie di iniziative che dureranno finchè questa incresciosa situazione non cesserà. Il dibattito continuerà con colloqui con interlocutori politici regionali e nazionali, fino a portare il caso di Città di Castello all’attenzione del Parlamento e del Presidente Mattarella».

La replica della questura: «Nessuna azione che abbia inciso sulla diffusione del Covid»

Sul tema arriva la replica della questura di Perugia al Siulp: «Smentiamo nel modo più categorico che vi siano state, in tutti gli uffici dipendenti, disposizioni o comportamenti avallati o indotti dalla dirigenza, che abbiano potuto incidere sulla diffusione del virus Covid-19 tra i dipendenti. Proprio la linea seguita- riporta la nota della questura -, dettata da disposizioni delle autorità sanitarie e dal Dipartimento di pubblica sicurezza circa le procedure per la tutela del personale, hanno consentito di ottenere risultati molto soddisfacenti con un’aliquota di contagiati assolutamente contenuta mentre, fortunatamente, nessuno dei dipendenti è risultato contagiato in modo grave».

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