di L.P.
Sembra proprio non riuscire a trovare una soluzione la vicenda del calcolo degli astenuti nelle votazioni del consiglio comunale.

Le votazioni Non importa se a dirimere eventuali conflitti interpretativi ci sia la giurisprudenza dettata dal Consiglio di Stato con una sentenza del 2012, Perugia non riesce proprio a uscire dall’ingarbugliamento in cui si è infilata, almeno il suo consiglio comunale, e da giorni si continua a litigare su quale sia il metodo di calcolo più giusto e democratico per considerare gli astenuti durante le votazioni. Vanno considerati nel computo finale ai fini del calcolo della maggioranza o devono essere solo contati per il raggiungimento del numero legale?
La vicenda, nata dopo la bocciatura, lo scorso dicembre, della petizione popolare sulla trasparenza – rigettata con quattro voti contrari, sette a favore e otto astenuti – ha visto schierarsi in una battaglia che, tutt’altro che conclusa, ha messo insieme il Movimento 5 stelle e i Radicali Perugia, attraverso il delegato civico Michele Guatini. Secondo i radicali, infatti, «l’interpretazione in vigore sarebbe in contrasto con l’articolo 66 del regolamento consiliare, secondo cui l’assise delibera con il voto favorevole della maggioranza dei consiglieri presenti. Con ciò si dovevano escludere gli astenuti, utili solo ai fini del quorum strutturale».

L’interpretazione, secondo Guaitini, «si gioca sul significato della locuzione ‘voto favorevole della maggioranza dei consiglieri presenti’. Intanto: chi sono i presenti?». Secondo l’attuale interpretazione, dunque, i presenti sono tutti quelli che si esprimono in modo favorevole, contrario o astenendosi. «Mentre secondo la giurisprudenza del Consiglio di Stato – prosegue Guaitini – vanno intesi solo coloro che esprimono voto favorevole o contrario. Astenersi è una espressione di voto oppure è un non prendere parte al voto? Per come ha agito il comune fino a oggi varrebbe di più la prima ipotesi, per il Consiglio di Stato e il ministero degli Interni, invece, vale la seconda ipotesi». E la conferma si avrebbe direttamente dall’art. 31 del Regolamento comunale, dove si legge «I consiglieri che dichiarino di astenersi concorrono a formare il numero legale per la validità delle adunanze»: se l’astensione fosse un’espressione di voto al pare di favorevole o contrario non ci sarebbe bisogno di specificare che gli astenuti sono computati per il numero legale.
Parere del 2008 Sulla questione è intervenuto anche il Prefetto, che ha invitato i consiglieri comunali a una riunione straordinaria della prima commissione, organo deputato a esprimere pareri e interpretazioni di statuti e regolamenti. Secondo Leonardo Varasano, presidente del consiglio comunale, «finora è stato legittimamente utilizzato un sistema, basato su quello del Senato della Repubblica e avallato, già nel 2008, dalla commissione consiliare che era stata chiamata a dare il proprio parere e che, all’epoca, sostenne che la pratica che non riporta il voto favorevole della maggioranza dei consiglieri presenti, tra i quali vanno computati anche i consiglieri astenuti, è da considerarsi respinta». Tuttavia, secondo Varasano, si può fare anche un altro tipo di scelta, di natura prettamente politica.
Deliberazioni illegittime Così, infatti, ha ribadito anche il segretario generale del comune Francesco Di Massa Nel 2012 e poi nel 2015, però, sono intervenuti sia la sentenza del Consiglio di stato che il parere del Ministero che, invece, vanno in senso contrario, «ma –ha spiegato- a meno che non vi siano altre norme dell’ente non prevedano di dare valore all’astensione, come appunto è il caso del Comune di Perugia». Se da un lato, secondo l’attuale maggioranza, qualsiasi modifica non potrebbe avere effetto retroattivo per le votazioni già concluse da mesi, dall’altro per i Radicali e i consiglieri del M5S, tutte le deliberazioni di tal genere sarebbero invece da considerarsi illegittime, soprattutto in considerazione del fatto che oggi quei regolamenti in base ai quali furono dati i pareri del 2008 non esistono più. «La sentenza del Consiglio di stato – ha concluso Michele Guaitini – ha stabilito che non c’è equivocità interpretativa che giustifichi il parere della commissione, ma anzi stabilisce che gli astenuti non devono rientrare nel quorum funzionale».
Fare chiarezza Critica rispetto a quanto sostenuto dal Segretario generale anche la capogruppo di Crea Perugia Leonardi, per la quale è evidente che «il regolamento è poco chiaro, ma ne è stata fatta un’interpretazione, per prassi, che è sbagliata. Credo che sia opportuno – ha detto – fare un approfondimento, con l’audizione in commissione di giuristi esperti che ci possano fare luce». Favorevole a sentire altri esperti anche la consigliera Rosetti secondo la quale che in questi anni né la segreteria generale né la dirigenza dell’ente abbiano informato i consiglieri dei diversi orientamenti, non garantendo il corretto lavoro dei consiglieri stessi». Come finirà la vicenda? Non è dato sapere, alla fine della seduta, infatti, per non sbagliarsi, mancava proprio il numero legale e quindi non è stata approvata nessuna mozione.