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Home » Covid, i bancari: «C’è un clima di odio»

Covid, i bancari: «C’è un clima di odio»

di Francesca Torricelli
7 Maggio 2020
in Coronavirus, In evidenza, Opinioni
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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della Federazione autonoma bancari italiani
segretaria provinciale di Perugia e Terni

Subito dopo il lockdown le banche sono state al centro dell’attenzione dei media e dei cittadini per il servizio ‘essenziale’ che sono state chiamate a garantire e con esse soprattutto i lavoratori bancari. I dipendenti bancari hanno garantito sempre l’apertura degli sportelli, e in fase iniziale privi anche delle minime dotazioni di sicurezza, se non acquistate autonomamente. Ci siamo fatti carico di sensibilizzare i cittadini per la tutela della loro salute a prendere gli appuntamenti per venire in banca e li abbiamo assistiti nell’utilizzo dei bancomat e dell’home banking. Dopo le iniziative di sostegno all’economia, che la politica ha delegato in maniera quasi esclusiva alle banche, siamo diventati i principali responsabili della complessità e dei ritardi nell’erogazione delle varie forme di finanziamento.

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

Dopo i numerosi interventi pubblici del nostro segretario generale Lando Maria Sileoni è stata presentata mercoledì dai segretari nazionali delle organizzazioni sindacali del credito un esposto a tutte le procure d’Italia, informando contestualmente il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, per denunciare il crescente clima di odio contro il settore bancario e in particolare verso le categorie delle lavoratici e lavoratori bancari. Fortunatamente nella nostra regione non abbiamo assistito agli episodi di violenza fisica e verbale che si sono registrati in altre realtà italiane, ma percepiamo comunque un clima ‘non amichevole’ nei nostri confronti. Vorremmo far comprendere ai cittadini le difficoltà che stiamo affrontando quotidianamente per cercare di venire in loro aiuto.

Come più volte ricordato dal nostro segretario generale Sileoni, il ‘Decreto liquidità’ è farraginoso e di non semplice traduzione pratica nella realtà bancaria, dalla sua uscita ad oggi nei vari istituiti di credito si sono susseguite circolari normative modificate anche più volte al giorno. L’erogazione del credito, anche se assistita da garanzia del fondo di garanzia, del medio credito centrale piuttosto che della Sace per gli importi di maggiore rilevanza, richiede un’assunzione di rischio da parte delle aziende bancarie con delle conseguenze che si riflettono anche sui propri bilanci, ragione principale per la quale la normativa in corso di continuo aggiornamento cerca di neutralizzare.

Stretti in una morsa, tra i cittadini che hanno bisogno di un sostegno economico immediato, un messaggio che descrive gli aiuti alla stregua di un ‘gratta e vinci’, i banchieri preoccupati di tutelare i loro interessi, ci siamo noi bancari, gli ‘operai’ del credito, i soli che si espongono in prima persona. Vorremmo essere i primi a poter erogare immediatamente gli aiuti necessari ma non ci è permesso. Stiamo lavorando nelle filiali e in smart working a ritmi serrati, in condizioni non sempre agevoli vista la situazione, e spesso ben oltre le ore contrattualmente stabilite per cercare di far fronte a tutte le innumerevoli richieste dei nostri clienti. Non siamo noi i ‘colpevoli’.

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