Covid, Umbria a due velocità: «Misure locali per evitare il ‘rosso’»

Le differenze fra la provincia di Perugia e quella di Terni si sono acuite. Il direttore Dario: «Agire dove serve di più». D’Angelo: «Capire se esiste una ‘variante umbra’»

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«Dal 23/24 dicembre la curva dei contagi ha ricominciato a salire in Umbria, in maniera lineare e non esponenziale. Circa l’indice RT, il nostro calcolo sugli ultimi 14 giorni si attesta ad 1,14. Quello calcolato dall’Istituto superiore di sanità è di 0,96. La maggior parte dei nuovi contagiati ha fra i 30 e i 65 anni, con una media intorno a 48/50 anni in base alle settimane. Circa la curva ricoveri, che tarda di 10/11 giorni rispetto all’incremento dei casi, c’è un lieve incremento che attiene anche alle intensive, anche se piuttosto oscillante. La mortalità, in base alla media mobile a 7 giorni, fa registrare una lievissima tendenza all’aumento che parte dal 4/5 gennaio». A fare il punto sull’emergenza Covid in Umbria, giovedì mattina, è stato il dottor Marco Cristofori, del nucleo epidemiologico regionale.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Patologie croniche, ricoveri e decessi

Così la collega Carla Bietta dello stesso nucleo epidemiologico: «Abbiamo provato a capire quali fossero le patologie croniche distribuite fra la popolazione affetta da Covid e risulta che circa il 16% ha almeno una patologia. Ciascuna patologia si associa a una maggiore possibilità di ricovero ma, chiaramente, chi ne ha due o più, rischia di più di finire in ospedale. Lo stesso vale per i decessi: avere una policronicità incrementa il rischio in tal senso».

Perugia-Terni: «Differenze sostanziali»

Il direttore regionale della sanità, Claudio Dario, ha spiegato che «ci sono variazioni di incidenza (numero di casi attivi ogni 100 mila abitanti, ndR) molto significative fra singoli comuni ed aree della regione. Fra provincia di Perugia e provincia di Terni c’è una differenza che si è evidenziata ulteriormente nelle ultime due settimane, con livelli particolarmente importanti. In alcuni casi la proporzione è 5 ad 1, in altri è addirittura 10 ad 1. Così abbiamo zone del Ternano con incidenza molto bassa, sotto i 50 casi per 100 mila abitanti, ed altre del Perugino dove l’incidenza è viceversa molto alta, sopra i 250 casi per 100 mila abitanti. Al momento (calcolo sugli ultimi 7 giorni, ndR) l’incidenza nella provincia di Terni è di poco inferiore ai 70 casi ogni 100 mila abitanti e in quella di Perugia è di 234 casi, con una media regionale pari a 192». L’incremento dei casi rischia ovviamente di mandare in crisi contact tracing e strutture sanitarie: elemento evidenziato sia da Claudio Dario che da Marco Cristofori.

«Sequenziare il virus per individuare eventuali varianti»

Il commissario regionale Covid Massimo D’Angelo ha detto che «per analizzare nel dettaglio le ragioni di tale situazione, queste differenze così consistenti, oltre a studiare le caratteristiche sociali dei territori, crediamo vada anche sequenziato il coronavirus focalizzando le eventuali variazioni, minori e maggiori. In questo senso ci siamo già attivati con le nostre strutture regionali, in primis l’università di Perugia, per individuare l’intero pattern genetico del Covid-19. Variante inglese o brasiliana? No, si tratta di valutare eventuali ricombinazioni genetiche avvenute nei nostri territori, per fare piena luce con uno studio approfondito».

«Interventi sul territorio per evitare la ‘zona rossa’»

«Ovviamente auspichiamo – ha detto Dario – che l’Umbria non venga inserita in futuro in ‘zona rossa’ e per questo dobbiamo attuare interventi sistematici e mirati su aree che hanno elevata incidenza e quindi un alto rischio di base. Decideremo insieme alle aziende sanitarie e nei prossimi due giorni ci confronteremo sul da farsi». Circa il rischio attuale, ovvero da venerdì 28 gennaio, di entrare in ‘zona rossa’, Claudio Dario ha affermato che «la cabina di monitoraggio nazionale lavora su dati di 14 giorni fa, quindi con una situazione che non aveva ancora visto la ripresa complessiva delle attività nei diversi contesti: in questa settimana, pertanto, il rischio di diventare ‘rossi’ lo ritengo relativo. Il punto è che ora c’è un andamento di ripresa in larga parte legato alle attività scolastiche e questa accelerazione, a cui i ricoveri non sono purtroppo estranei, speriamo non pesi in futuro, ovvero nei prossimi monitoraggi».

Perugia ‘zona rossa’?

A fronte di numeri così importanti, ci si chiede se a Perugia possano scattare misure specifiche da ‘zona rossa’, come la chiusura delle scuole: «Anche con il Comune di Perugia dovremo entrare nel merito per capire diffusione e contesto», ha detto il dottor Dario, senza escludere un’eventualità del genere.

Coletto: «Protocolli e vaccini: rapidità e chiarezza»

L’assessore regionale alla sanità Luca Coletto ha spiegato che «per stabilizzare l’epidemia, servono più strumenti. Come i protocolli di cura domiciliari, ad oggi solo sperimentali, per rendere più operative le Usca. Accanto a ciò serve fare chiarezza, ma a livello nazionale, sui vaccini. I nostri ospedali solo così possono tornare a respirare, contrastando anche eventuali ulteriori impennate dell’infezione».

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