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Home » Narni, San Giovenale: «Unità e concordia»

Narni, San Giovenale: «Unità e concordia»

di Simone Francioli
3 Maggio 2019
in Dal territorio, Narni
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Cattedrale gremita a Narni in occasione della festa solenne a Narni in onore del patrono san Giovenale. A presiedere il pontificale il vescovo Giuseppe Piemontese, concelebrato con i sacerdoti della vicaria di Narni, con il vicario episcopale per la pastorale don Piergiorgio Brodolini e i canonici del capitolo della cattedrale: «Anche ai nostri giorni, in un clima particolarmente di sospetto, di chiusura e di strisciante xenofobia, la nostra comunità ha il dovere di promuovere la cultura dell’accoglienza per una legge del contrappasso, in una forma di restituzione per quanto ha ricevuto dal suo Santo patrono Giovenale, venuto dall’Africa».

Il richiamo

Presenti a Narni il sindaco Francesco De Rebotti, il viceprefetto di Terni Andrea Gambassi, i primi cittadini del comprensorio narnese, le autorità militari provinciali, i rappresentanti dei terzieri e del corteo storico d’epoca, oltre ai ragazzi del catechismo. Una celebrazione che rinnova la grande devozione dei narnesi per il patrono della città e il messaggio di solidarietà, unità e amore di san Giovenale. Forte è stato il richiamo del vescovo Piemontese alla concordia nella chiesa e nella società civile, in un cammino di fede verso l’accoglienza e solidarietà sull’esempio di san Giovenale, cristiano proveniente dall’Africa e divenuto defensor civitatis, pastore che si prende cura di tutto il popolo e che invita ad essere testimoni cristiani nel mondo di oggi: «La cattedrale gremita non manifesta solo la devozione – le parole del vescovo nell’omelia – per il santo patrono ma rinnova l’unione dell’antico e valoroso popolo narnese, credente e devoto, il rafforzamento della identità cittadina, che ha le sue radici nell’azione civile e pastorale del santo vescovo Giovenale. Questa città ha costruito la propria identità civile e religiosa, nel nome di san Giovenale e ha da sempre, nei giorni della festa, organizzato manifestazioni per esprimere e trasmettere la propria ricchezza culturale, religiosa, tradizionale, folkloristica e civile. La preoccupazione che manifesto a governanti, amministratori e persone sensibili è che di tanta ricchezza non rimanga solo l’involucro, cioè una festa senza il santo, una manifestazione di puro folklore estetico. A voi e a noi l’onore e l’onere di custodire lo spirito di questa festa che ha in san Giovenale e nel suo messaggio, il padre, patrono, maestro, pastore, difensore della civitas. Giovenale annuncia il Vangelo, invita a credere e a seguire Gesù, ad abbattere gli idoli pagani, l’idolatria, insegna la fede, incoraggia ad abbracciare il progetto di amore di Gesù, testimoniato nell’attenzione e nella cura dei malati, dei poveri, dei bisognosi, dei deboli».

L’invito

Un invito all’unità e alla concordia da parte di Piemontese, «valido in ogni epoca, e ancor più oggi, in un tempo di grandi individualismi ed egoismi nelle questioni della società, e della fede che richiedono l’impegno di tutti amministratori, responsabili vari della cosa pubblica, preti, vescovi a promuovere le strade della concordia, delle fraterne intese e della pace tra la gente, anche mettendo a rischio la nostra vita, sull’esempio di Gesù e di san Giovenale. Anche ai nostri giorni, in un clima particolarmente di sospetto, di chiusura e di strisciante xenofobia, la nostra comunità ha il dovere di promuovere la cultura dell’accoglienza per una legge del contrappasso, in una forma di restituzione per quanto ha ricevuto dal suo Santo, venuto dall’Africa. Egli certamente non era ricco di risorse materiali, ma di amore. Non veniva alla ricerca di benessere materiale, ma per la condivisione della esperienza cosmopolita di Roma e della fede ivi professata da Pietro. Giovenale non è stato visto come portatore di minacce alla sicurezza civile, ma si è inserito nella società del tempo ed ha contributo alla elevazione culturale, religiosa e civile delle popolazioni in mezzo alle quali era venuto a trovarsi». Il vescovo ha poi ricordato l’imminente visita pastorale alla comunità della zona di Narni, che prenderà avvio in settembre, come occasione per rinnovare con slancio l’annuncio del vangelo di Gesù «specie alle giovani generazioni, particolarmente fragili e facili prede del neopaganesimo di quell’idolatria, combattuta da san Giovenale».

I giovani

Chiusura rivolta alle nuove generazioni: «Tra i santi, che sono proposti dal Papa Francesco a modello dei giovani vogliamo aggiungere il nostro san Giovenale. Egli è proposto in particolare a voi, giovani narnesi, interpreti della festa civile e religiosa, figuranti nello splendido corteo tra le vie del Borgo Antico, arditi protagonisti dei vari momenti della corsa all’anello in onore di san Giovenale. Non riducetevi a meri attori, comparse nella festa e nella vita, ma siate custodi e trasmettitori dei valori di vita cristiana e delle tradizioni buone, presenti ancora nelle nostre famiglie e che contraddistinguono il nostro caro popolo». Al termine della celebrazione è seguita la processione per le vie del centro di Narni con il busto di san Giovenale, accompagnato dalla rappresentanza del corteo storico in costume d’epoca, dai sacerdoti della forania di Narni, dalle autorità cittadine e fedeli. Davanti al palazzo comunale, nella piazza cuore e teatro della vita civile, sulla quale si affaccia la tribuna da cui hanno parlato oratori illustri tra i quali è annoverato san Bernardino da Siena, il vescovo Piemontese ha rivolto il suo augurio alla città: «Ogni epoca deve portare il suo contributo di ricchezza alla civiltà e identità di un popolo, in continuità e ad integrazione delle ricchezze materiali, morali e spirituali, che i padri ci hanno tralasciato. San Giovenale continui ad essere al centro del vostro affetto e dei vostri pensieri, nella difesa di questa città e della sua civiltà, rappresentata dalla bontà e nobiltà dei cittadini e dalle numerose chiese ed opere d’arte, simboli del profondo sentimento cristiano della vostra società». A chiudere la benedizione finale.

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