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Home » In Umbria imprese a corto di credito: «Persi oltre 400 milioni in un anno»

In Umbria imprese a corto di credito: «Persi oltre 400 milioni in un anno»

Mencaroni (Camera di commercio): «Crollo pesante soprattutto per le piccole imprese e nel settore costruzioni. Servono interventi urgenti»

di Francesca Torricelli
5 Luglio 2025
in Economia
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Foto gazzettadeldebitore.it

Foto gazzettadeldebitore.it

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In Umbria il credito bancario alle imprese subisce un brusco ridimensionamento. Secondo i dati aggiornati al 31 marzo 2025 della base dati statistica della Banca d’Italia, i prestiti erogati a società non finanziarie e famiglie produttrici nella regione sono diminuiti del 3,5% su base annua e del 5,4% nel confronto tra il primo trimestre 2024 e lo stesso periodo del 2025. Un calo ben superiore alla media nazionale (-1%), che colloca l’Umbria al sesto posto tra le peggiori regioni italiane.

Considerando anche l’inflazione annua (+1,7%), la contrazione reale del credito è ancora più marcata: -5,1% rispetto a marzo 2024 e oltre -7% su base trimestrale. In valore assoluto, il volume dei prestiti complessivi alle imprese umbre è passato da 7,92 a 7,5 miliardi di euro in soli dodici mesi. Una riduzione netta, che significa oltre 400 milioni di euro in meno immessi nel sistema produttivo regionale.

A pagare il prezzo più alto sono, ancora una volta, le piccole imprese, vera spina dorsale dell’economia umbra. Per loro la contrazione è del 7,8% su base annua: il credito è sceso da 1,84 a 1,7 miliardi di euro, a fronte di una media nazionale del -5,5%. Per le imprese medio-grandi, invece, il calo è stato molto più contenuto: solo -0,9%. Questa dinamica conferma che la stretta sul credito non colpisce tutti allo stesso modo. La struttura produttiva dell’Umbria, con una forte presenza di micro e piccole imprese, è esposta in misura maggiore. Le banche, preoccupate dall’instabilità macroeconomica e dalla fine del ciclo di super-profitti legato ai tassi elevati, restringono l’accesso al credito per i soggetti considerati più a rischio.

Tra i settori, quello delle costruzioni subisce il colpo più duro: nel confronto tra il primo trimestre 2024 e quello del 2025, i prestiti sono passati da 707 a 632 milioni di euro, con un calo nominale del -10,6% e -12,3% in termini reali. L’industria registra un -5,5% (da 3,73 a 3,52 miliardi), mentre i servizi segnano un -4,1%. Tutti gli indicatori confermano che l’Umbria arretra più della media nazionale: credito totale alle imprese -5,4% in Umbria contro -1% in Italia; industria -5,5% Umbria, -1,5% Italia; servizi: -4,1% Umbria, -1,4% Italia; costruzioni: -10,6% Umbria, -7,5% Italia; piccole imprese: -7,8% Umbria, -5,5% Italia. Peggio dell’Umbria, in termini nominali, solo cinque regioni: Molise, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Basilicata.

Nonostante un Pil regionale in crescita dello 0,7%, in linea con la media nazionale, il credito in Umbria si contrae più drasticamente. Le cause principali sono tre: liquidità pregressa nelle medie e grandi imprese, durante il biennio 2020-2021, molte aziende umbre hanno accumulato risorse grazie alle politiche espansive della Bce,.oggi, già patrimonializzate, non hanno bisogno di nuovi prestiti, specie con tassi elevati; contrazione della manifattura, nel 2023 gli investimenti programmati sono diminuiti del 9%, con meno progetti industriali, cala anche la richiesta di finanziamenti, un trend nazionale, ma che in Umbria pesa di più, data la specializzazione settoriale e il debole andamento industriale; alta presenza di microimprese con basso merito creditizio, le banche, in previsione di un aumento delle sofferenze e di minori margini per la riduzione dei tassi, tendono a evitare le esposizioni più rischiose, in Umbria questo significa tagliare fuori una fetta consistente dell’economia reale.

Giorgio Mencaroni

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbria, lancia un appello deciso: «Per invertire la rotta non basta denunciare la stretta: serve un’azione decisa, mirata e multilivello. La nostra regione non può permettersi di lasciare senza ossigeno le sue imprese più fragili, proprio mentre si gioca la partita cruciale del rilancio economico e della doppia transizione, digitale ed ecologica. Le banche, la Cassa depositi e prestiti, le istituzioni e i territori devono fare la loro parte, ora».

Tre le direttrici di intervento indicate da Mencaroni: rafforzare i sistemi di garanzia pubblica, a partire dal Fondo centrale per le Pmi, con procedure più semplici e accessibili, soprattutto per microimprese, startup, imprese femminili e giovanili; rilanciare il ruolo della Cassa depositi e prestiti in Umbria, non solo come finanziatore ma come partner strategico attraverso strumenti innovativi (minibond, co-investimenti, piattaforme territoriali); Costruire nuove reti territoriali: coinvolgere banche locali, consorzi fidi, Comuni, associazioni di categoria e Università per rendere il credito più vicino ai bisogni reali delle imprese umbre, anche attraverso l’uso intelligente dei dati per valutare meglio il merito creditizio delle realtà più piccole.

«Non si tratta di tornare a erogazioni facili o indiscriminate – conclude Mencaroni – ma di strutturare un ecosistema del credito più giusto, più reattivo e più inclusivo. Con meno burocrazia e più fiducia. Meno rigidità e più prossimità. Perché senza credito anche la migliore idea resta chiusa in un cassetto. E oggi, in Umbria, quel cassetto rischia di restare sbarrato a troppi».


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