Italia, 20 aprile: per la prima volta calano gli attuali positivi

Diminuzione di 20 unità anche in ragione delle guarigioni e – purtroppo – dei decessi, I dati dell’emergenza divulgati dalla Prociv

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Primo appuntamento – lunedì 20 aprile – con le conferenze stampa della Protezione civile nazionale, sui dati dell’emergenza coronavirus in Itala, dopo che queste non sono più quotidiane, ma fissate per i lunedì ed i giovedì di ciascuna settimana. Con il capo dipartimento Angelo Borrelli, il professor Luca Richeldi (direttore pneumologia del ‘Gemelli’ di Roma e componente del comitato tecnico scientifico). «I casi attuali di coronavirus – ha detto Borrelli – sono 108.237 con una diminuzione di 20 unità rispetto a ieri (domenica erano aumentati di 486, ndR). Per la prima volta diminuisce il numero degli attuali positivi in Italia. Dall’inizio dell’emergenza registriamo 181.228 casi di Covid-19 (numero che comprende positivi, guariti e deceduti, ndR) ed oggi l’aumento è stato di 2.256 (3.047 domenica, ndR). I guariti sono 48.877, ovvero 1.882 in più rispetto a ieri (domenica l’incremento era stato di 2.128 unità, ndR). Scendono ancora i ricoveri in intensiva: sono attualmente 2.573, 62 meno di ieri e numero più basso da un mese a questa parte. Purtroppo registriamo 454 decessi (433 domenica, ndR)».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

L’analisi

Luca Richeldi ha spiegato che «dei sei parametri, solo uno non va nella direzione che vorremmo, quello relativo ai deceduti. Ma sarà purtroppo l’ultimo a cambiare. Oggi per la prima volta dall’inizio dell’epidemia c’è un calo degli attuali positivi: un segnale estremamente incoraggiante. Nelle ultime due settimane, ogni giorno sono diminuiti i ricoverati, terapie intensive comprese. Ciò ha allentato una pressione altrimenti pesante sulle nostre strutture sanitarie. La battaglia non è vinta, siamo forse in una fase di relativa tregua, ma la guardia non si può abbassare».

Virus nelle acque reflue?

Presenza di virus nelle acque refluse. L’allarme francese viene commentato anche in Italia: «Si tratta di una notizia nuova – ha detto Richeldi – dove hanno cercato l’rna (acido nucleico, ndR) virale in campioni di acqua reflua. Ma l’rns non equivale a presenza del virus attivo. Si tratta sì di un virus nuovo, molte cose non le sappiamo, ma non credo che tale notizia debba allarmarci più di tanto o modificare i nostri comportamenti in modo sostanziale».

Le stime dell’osservatorio

L’osservatorio della salute ha stimato i ‘contagi zero’ nelle varie regioni italiane: «Sono modelli con limiti intrinseci – ha spiegato Richeldi -legati anche al fatto che cercano di prevedere il futuro. Devo dire che non è sorprendente che Lombardia e Piemonte, ora, abbiano la circolazione virale più alta, perché sono partiti da livelli diversi rispetto agli altri».

Plasma dei guariti per ‘costruire’ anticorpi?

«La plasmaterapia, trasferimento passivo dell’immunità umorale da un guarito ad un malato, è una pratica molto antica. Che abbia una sua validità lo sappiamo. Ora se sia valida, sicura ed efficace in questa malattia, ancora non lo sappiamo. A Mantova – ha detto il professor Richeldi – stanno certamente facendo un’ottima sperimentazione che speriamo dia i frutti sperati. Al momento non abbiamo ancora una risposta definitiva perché è trascorso poco tempo. Ma comunque viene seguita, tale sperimentazione, con grande attenzione».

Virus meno ‘aggressivo’?

Sempre Richeldi: «Non credo che il virus sia meno aggressivo e in ogni caso non ci conviene pensarlo. Che i medici stiano trovando delle contromisure, quello sì. Stiamo imparando dall’esperienza e la netta riduzione della pressione sulle intensive dipende, per me, da una migliore gestione dei pazienti e da una ridotta circolazione del virus».

L’app per tracciare contatti con i ‘positivi’

«L’app servirà e sarà utile – ha detto Borrelli -, insieme a tamponi e misure: si può mettere in atto un’azione di contrasto ancora più efficace». Per Richeldi l’app «sarà uno dei momenti in cui gli italiani dovranno dimostrare ancora una volta grande responsabilità». Danni ai polmoni post Covid? «Circa un 30% dei pazienti usciti dall’intensiva hanno insufficienza respiratoria, come affermano dati che ci giungono dagli altri paesi. I Covid hospital dovranno fare i follow up di questi pazienti, capire di cosa necessitano, ad esempio di ossigeno. Sì, pensiamo ci saranno problemi post virus ma siamo certi che verranno seguiti e monitorati accuratamente dal nostro sistema sanitario».

Aperture regionali?

«Se sia più razionale un’apertura differenziata per regioni o una misura generalizzata, non mi sento di dirlo. Dipende – ha spiegato Richeldi – da tre fattori: ciò che dicono i modelli, che sono in evoluzione, il tessuto socio economico delle regioni e la necessità di mobilità interregionale. Penso che ci sia un network di misure diffuse, se poi a livello regionale o provinciale i singoli amministratori o lo stesso Governo raccomandino misure specifiche, penso non sia possibile escluderlo ma lo si potrà vedere solo in prossimità del 4 maggio, per valutarne compiutamente il rapporto fra costi e benefici».

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