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Home » Norcia e Castelluccio, storie dal terremoto

Norcia e Castelluccio, storie dal terremoto

di Marco Torricelli
15 Novembre 2016
in Attualità, Dal territorio, In evidenza, Terremoto 2016
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Castelluccio di Norcia

Castelluccio di Norcia

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di Lucina Paternesi

La fine di un agosto tra i più tristi che mai avesse pensato di ricordare porta stampato in faccia il sorriso della signora Fausta. Ottanta e più anni ben portati, è originaria di Roma e ha una casa anche a Norcia. Eppure venerdì, dopo tre giorni in cui le scosse continuano a martoriare queste vallate – di fatto la terra trema per tutto il tempo in cui parliamo – lei è ancora qui.

Fausta
Fausta

Fausta «Mio nipote lavora con la lenticchia, oggi la deve portare a lavare. Che lo mandavo su da solo?». Sono in pochi a vivere tutto l’anno Castelluccio, appena una decina. Ma la signora Fausta viene qui da più di 50 anni e ci vuole restare. «Andavo sempre a messa e ora dicono che il campanile può venire giù da un momento all’altro. Per questo non ci fanno neanche avvicinare lì, dove stanno le transenne».

LE FOTO DI CASTELLUCCIO  E DI NORCIA

La cucina da campo della Regione
La cucina da campo della Regione

Zona rossa Dove stanno le transenne significa che inizia la zona rossa. Tale e quale a quella che abbiamo visto per tanto tempo in televisione, a L’Aquila, o che riporta alla memoria il terribile terremoto del ’97, quando undici persone morirono in Umbria. «La casa ha qualche crepa – racconta – ma secondo me ci si può entrare, anche se loro dicono che non possiamo. C’è l’emergenza, ho capito ma che succederà mai se rientro un attimo a riprendere qualche vestito o due fotografie?». Da mercoledì è tornata a Norcia con la sua famiglia, racconta che un terremoto così forte non l’aveva mai sentito. Neanche nel 1979.

 Cinzia Liberatori
Cinzia Liberatori

Luigi e Cinzia Come lei in tanti sono partiti da Castelluccio martedì notte. Un paese che d’inverno conta appena 10 residenti e che, invece, d’estate, si riempie. «C’erano tutte le strutture piene l’altra notte, quando ci ha sorpresi il terremoto nel sonno – racconta Luigi Liberatori, un imprenditore che l’anno scorso, per cercare di contrastare la crisi, ha aperto assieme alla moglie Cinzia la Bottega Albero Bello, proprio nel centro storico del paese. Sempre con il sorriso di chi sa che dietro la montagna il terremoto ha lasciato morte e distruzione, Luigi, nato e cresciuto qui: «La fortuna ha voluto che lavorassimo poco. Se ne sono scappati tutti, con le macchine, la notte stessa. Non è rimasto nessuno, gli alberghi avevano le stanze tutte piene. Ci saranno state più di trecento persone. La stagione è finita così e il paese è devastato».

I vigili del fuoco di Foligno
I vigili del fuoco di Foligno

Vigili del Fuoco Nelle tende del Ministero dell’Interno ci dormono sì e no 10 famiglie, qualcuna composta anche da una persona sola. Accanto a loro gli uomini della protezione civile, del corpo forestale dello stato e dei vigili del fuoco, distaccamento di Foligno. Guidati dal capo reparto Piero Cencioli, i suoi ragazzi ci accompagnano a fare un giro per il paese devastato dal sisma oltre a fare su e giù per prendere medicine o beni di prima necessità ai pochi abitanti rimasti. «Le verifiche strutturali inizieranno appena terminerà l’emergenza, qui continuano ancora le scosse. Fino ad allora sarà impossibile capire che tipo di danni e di che tipo hanno riportato gli edifici privati».

Emanuele
Emanuele

Norcia A venticinque chilometri in linea d’aria c’è Norcia. La situazione nel centro storico è leggermente migliore, ci sono stati danni e crolli e i residenti sono già in fila per chiedere che gli ispettori entrino a controllare le abitazioni. Emanuele non può rientrare nella sua tabaccheria, al centro del paese «ma il problema è che devo pagare i Monopoli di stato, chi glielo dice che non posso rientrare al negozio? Rischio una denuncia per appropriazione indebita». Le scosse continuano a sentirle anche qui, la gente si è adattata a dormire in macchina, chi in camper oppure con le tende piantate nel proprio giardino. E’ il caso dei gestori della cantina di Norsia, in pieno centro storico. «Noi dormiamo in giardino, coi i nostri figli – raccontano – e dobbiamo portare a lavoro anche il cane, terrorizzato, perché non sappiamo dove lasciarlo».

Sauro Testacuzza
Sauro Testacuzza

La fuga La notte del terremoto se ne sono andate più di diecimila persone. Pochi turisti sono rimasti, qualche tedesco, come raccontano. «In una giornata come oggi c’è la fila fuori per mangiare qui, oggi invece solo qualcuno di passaggio o chi è in attesa di ritornare a Foligno, a Spoleto oppure a Roma». Le tende qui non sono mai arrivate, è stato allestito un centro al palazzetto dello sport gestito dall’ufficio mobile dei carabinieri. All’interno dormono più di 80 persone, fuori, nelle tende, i volontari. «Ci sono tanti stranieri – dice Sauro Testacuzza, dell’associazione nazionale carabinieri – che vivono qui e magari lavorano fuori. Poco più in là c’è un altro campo allestito per far dormire altre quaranta persone». La mensa, invece, è gestita dalla cucina mobile della Regione. All’ora di pranzo ci sono circa una trentina di ospiti che pranzano assieme ai volontari. Fuori i container portati dai mezzi di soccorso dove sono stoccate coperte, lenzuola, beni di prima necessità, acqua.

Le macerie
Le macerie

La paura In paese non si parla d’altro. C’è chi racconta che, nonostante la casa agibile, preferisce dormire a terra la notte per sentire meno le scosse. Chi, invece, dopo più di non ne può e sta preparando le valigie. Le case hanno tenuto, i nervi della popolazione, invece, sono a pezzi. «La paura è che ora, finita l’emergenza, ci vorranno mesi per rientrare a casa, anni e anni per ricostruire». L’estate sta finendo e arriverà l’autunno, «in quel caso saremo costretti ad abbandonare camper, roulotte e tende. Oltre che questo paese».

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