di Giovanni Cardarello
Nella seduta di martedì 20 maggio dell’assemblea legislativa della Regione Umbria è tornato al centro del dibattito politico un tema molto discusso durante la gestione della pandemia da Covid-19. Parliamo, nello specifico, del cosiddetto ‘ospedale da campo’. Uno strumento varato dalla giunta guidata da Donatella Tesei e per il quale è stata presentata una specifica interrogazione a firma dei consiglieri del Partito Democratico Cristian Betti e Letizia Michelini. Oggetto: ‘Chiarimenti in ordine all’utilizzo dell’ospedale da campo acquistato durante l’emergenza pandemica da Covid-19’.

L’atto ispettivo, illustrato da Letizia Michelini, si è basato su quattro assi portanti. In primo luogo, l’utilità di ricorrere a presidi mobili piuttosto che a soluzioni stabili e strutturate, in seconda battuta il costo dell’operazione, in terza battuta la quantità di pazienti e trattati e, infine, la procedura che ha portato l’amministrazione dell’Umbria a fornire (e lasciare a disposizione) l’ospedale da campo per un intervento della Protezione Civile in Turchia. Luogo «dove era stato inviato per il terremoto del 2023 (salvo alcuni letti e ventilatori che sono stati trattenuti a Perugia per il reparto di terapia intensiva)».
All’atto ispettivo ha risposto l’assessore competente che, nello specifico, è anche la presidente della Regione, Stefania Proietti. Proietti si appoggia ad una pec dello scorso 16 maggio contenente la relazione dell’azienda ospedaliera di Perugia, competente per l’ospedale da campo, facendo emergere diversi particolari. Il primo è che «l’ospedale da campo è stato aperto in data 10 marzo 2021 con il primo paziente ricoverato, ed è stato disattivato il 10 maggio 2021». Di fatto due soli mesi di attività a favore dell’ente che lo ha creato.
«Nel periodo – prosegue Proietti – sono stati trattati 140 pazienti in regime di osservazione breve. Preciso, infine, che dal 10 maggio al 15 giugno del 2021 l’ospedale da campo è stato utilizzato solo per lo screening dei pazienti con sintomatologia respiratoria». La presidente della Regione entra anche nel dettaglio delle cifre, spiegando che «per la realizzazione dell’ospedale da campo è stato stipulato un contratto di appalto, nel 2021, per un importo di 2.930.200 euro, al netto del ribasso offerto del 2% a fronte di un impiego di soli due mesi, 10 marzo-10 maggio 2021 per osservazioni brevi, che hanno interessato 140 pazienti, più un periodo di un ulteriore mese per lo screening dei pazienti con sintomatologia respiratoria». E poi l’affondo politico: «Quanto all’esistenza di esigenze di natura tecnica da parte del sistema sanitario regionale, il modesto utilizzo della struttura poi effettuato da parte dell’azienda ospedaliera non può non far sorgere interrogativi circa la loro reale sussistenza». Concludendo che «le motivazioni di carattere politico sono state assunte dalla precedente amministrazione regionale».
Ma cosa succede oggi all’ospedale da campo della Regione Umbria? La risposta arriva sempre da Stefania Proietti. «Sulla base di quanto relazionato dal servizio di Protezione civile – osserva – si rappresenta che, a seguito dell’evento sismico di magnitudo 7.9 verificatosi nel febbraio 2023 in Turchia, si è prontamente attivato il sistema di Protezione civile nazionale, su richiesta del Dipartimento nazionale di Protezione civile, con il coordinamento della Commissione speciale di Protezione civile. Alcune regioni, tra cui la nostra, hanno messo a disposizione i materiali e attrezzature per l’assistenza alla popolazione colpita dal sisma». Offerta che è stata accettata dalla Turchia. Turchia a cui sono stati forniti materiali vari di assistenza alla popolazione. Tra cui l’attivazione della colonna mobile della Regione Umbria per l’invio di tende, blocchi bagno, letti ospedalieri, generatore elettrico, coperte e via dicendo. Il valore complessivo di materiali e attrezzature inviati in Turchia ammonta a 776.771 euro. «Questo meccanismo di supporto che vede coinvolte anche altre regioni nell’assistenza ad altri paesi colpiti dal sisma – ha concluso Proietti – consiste in una risposta mediante appunto l’utilizzo di materiali già disponibili presso le regioni, come in questo caso l’ospedale da campo».
A valle delle parole della Proietti, i due firmatari l’interrogazione hanno esposto il proprio punto di vista in una nota congiunta. «La risposta alla nostra interrogazione sull’ospedale da campo – scrivono i consiglieri Betti e Michelini – certifica la malagestione della destra in sanità». «L’ospedale da campo – aggiungono – è costato circa tre milioni di euro alla collettività, e il fatto che sia rimasto aperto due mesi per controllare 140 pazienti in osservazione breve, è allarmante ed emblematico del fatto che tale colossale investimento non è servito per svolgere le funzioni sanitarie per cui lo stesso era stato acquistato. Uno spreco enorme di risorse pubbliche – concludono Michelini e Betti – di cui l’ex giunta Tesei dovrà rendere conto davanti alla comunità umbra. Non è giustificabile neanche la specifica che dal 10 maggio al 15 giugno sia stato utilizzato per screening con sintomatologia respiratoria».