Ospedale Spoleto non più ‘Covid’ da venerdì: «Ecco il piano»

Ci sono ancora dei pazienti ricoverati per il virus ma Regione e Usl Umbria 2 hanno deciso: «Investimenti e integrazione con Foligno»

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servizio di Federica Liberotti

Conferenza stampa giovedì pomeriggio a Spoleto, da parte della Regione Umbria, per illustrare il piano di assistenza ospedaliera post Covid. Quello studiato per far ripartire nosocomi, strutture sanitarie e servizi con l’allentamento – sin qui confortante – dell’emergenza pandemica. Presenti, la presidente Donatella Tesei, l’assessore alla sanità Luca Coletto, il direttore regionale della sanità Massimo Braganti e il direttore generale della Usl Umbria2, Massimo De Fino.

I posti Covid per ogni eventualità

«La situazione continua a migliorare – ha detto la Tesei in apertura – ma dobbiamo tenerci pronti ad ogni eventualità, anche ad una recrudescenza della pandemia. Per questo manterremo in essere i 127 posti di terapia intensiva Covid – e ricordo che partivamo da 69 – come linea di partenza, eventualmente da implementare. Poi saranno disponibili 62 posti di terapia sub intensiva e circa 100 di degenza fra gli ospedali di Perugia e Terni. Sarà sempre a disposizione l’ospedale da campo regionale, che potrà essere utilizzato con posti di intensiva, sub-intensiva e ordinari».

Spoleto e Pantalla non più ‘Covid hospital’

«Progressivamente – ha aggiunto la presidente della Regione – gli ospedali di Città di Castello, Branca e Foligno ridurranno i posti Covid, mentre Spoleto e Pantalla da venerdì non saranno più ‘Covid hospital’. Ci sarà una riconversione progressiva, come per gli altri nosocomi, ma dobbiamo affrontare la fase di convivenza con il virus cercando di focalizzare le altre patologie e le liste d’attesa».

La riflessione su Spoleto, verso l’integrazione con Foligno

Con la conferenza stampa a Spoleto, la Regione ha voluto anche mandare un messaggio di distensione ad una comunità lacerata – anche politicamente – dalla decisione assunta a suo tempo, di fare del ‘San Matteo degli Infermi’ un ospedale Covid. «Su Spoleto – ha detto Donatella Tesei – c’è stata una speculazione che mi ha colpito molto, esagerata. Nessuno ha mai pensato di depotenziare questo ospedale e il futuro è ricominciare. Va detto che Spoleto ha sempre mantenuto il day hospital e 24 tipologie di prestazione ambulatoriale. Oggi viene riattivato progressivamente e completamente. Però è necessario investire e fare lavori che mancavano da troppo tempo, come rinnovare il certificato antincendio scaduto nel 2016. Faremo tutto ciò. È nostra intenzione dotare inoltre il ‘San Matteo degli Infermi’ di un nuovo e moderno acceleratore lineare. Foligno e Spoleto saranno integrati pur restando due poli distinti: devono diventare insieme il terzo hub regionale dell’Umbria, questo è il nostro intento». Parole a cui hanno fatto eco quelle dell’assessore Coletto: «Da venerdì Spoleto cessa di essere ospedale Covid, oltre ogni mistificazione. Si parla di rinascita e di futuro finalmente. Con Foligno si creerà un polo unico su due gambe e in questo senso c’è progettualità».

De Fino: «L’ospedale di Spoleto non si è fermato»

Al direttore generale della Usl Umbria 2, Massimo De Fino, è toccato poi il compito di dare dettagli su quanto fatto all’ospedale di Spoleto in questi ultimi mesi e sui progetti futuri. «Abbiamo continuato a mantenere l’attività – ha sottolineato -, abbiamo recuperato oltre 8.988 prestazioni sospese in quanto non eseguibili durante il lockdown. Dunque Spoleto ha anche risposto al bisogno di salute della popolazione. I dati dimostrano come nel secondo semestre dell’anno 2020, in cui c’è stata la trasformazione dell’ospedale in Covid, si è verificato un aumento del numero di prestazioni di circa 26 mila, con una valorizzazione economica maggiore pari a 230 mila euro, segno non di flessione delle stesse, bensì di un aumento anche considerevole». Secondo De Fino, «il dato di attività rappresentato dal numero di ricoveri totali e dalla loro valorizzazione, mostra che nel primo semestre 2020 i ricoveri sono stati 2.535, per un valore di circa 7 milioni e 323 mila euro, mentre nel 2° semestre dell’anno sono stati 2.081, per un valore di poco più di 7 milioni di euro. Nell’ultimo trimestre, in cui l’attività di ricovero è stata esclusivamente Covid, abbiamo avuto 801 ricoveri complessivi (compresi i day hospital non Covid) con una parte economica pari a 3 milioni e 653 mila euro che, nell’anno, è la parte maggiore di valorizzazione, se rapportata a 12 mesi. Sono continuati i day hospital anche per le attività non Covid, tant’è che risalta il numero dei day hospital oncologici (213 nell’ultimo trimestre) con una valorizzazione di 1 milione 146 mila 666 euro».

Come ripartirà il nosocomio spoletino

Quanto alle assunzioni di personale, «sono state in totale 112 – ha spiegato il direttore generale della Usl2 -, di cui 91 unità tutt’ora in servizio. Abbiamo supportato tutta l’attività con uno sforzo che non so se pari o superiore ad altre aziende. Man mano stiamo ragionando su come poterci organizzare per dare efficienza maggiore. A Spoleto sono ancora pazienti ricoverati, rimarranno fino a che non saranno dimessi, però nel frattempo possiamo ripartire». Ecco dunque come riprenderà l’attività. Verranno attivate le procedure chirurgiche secondo il modello per intensità di cure, partendo dalla chirurgia ambulatoriale e day surgery (lunedì 24 maggio), due sale operatorie per interventi in regime ambulatoriale e di day surgery (sempre dal 24 maggio i primi 16 posti) con un’attività multidisciplinare e multiprofessionale (chirurgia, ortopedia, oculistica, ginecologia, Orl, urologia etc.). Con la disponibilità di un numero maggiore di anestesisti, anche per avvenuta dimissione di pazienti Covid dall’anestesia e con la riattivazione della stessa ‘pulita’ con cinque posti letto, nonchè con ulteriore spazio libero per ricoveri, si passerà all’attività di ricovero ordinario e quindi alla robotica. Con disponibilità di ulteriori spazi e di personale (pediatri e anestesisti, i due nodi su cui si sta intervenendo) verrà riattivato il punto nascita. Inoltre è stato annunciato l’acquisto/noleggio di nuovo acceleratore lineare e di una nuova Tac dedicata. «Ci sono lavori già fatti per circa 450 mila euro – ha sottolineato ancora De Fino – e altri da fare. Servono oltre 12 milioni di euro per mettere l’ospedale a posto, anche dal punto di vista della sicurezza antisismica. A breve ci sarà un adeguamento del pronto soccorso con aumento circa 300 metri quadrati. Poi occorre migliorare e  adeguare la terapia intensiva».  Urgenti sono i lavori di adeguamento alla normativa antincendio, per i quali una delibera del 2019 ha previsto un investimento di un milione 600 mila euro: «Si tratta di lavori già appaltati e contrattualizzati, ma urge iniziare al più presto perché propedeutici alla autorizzazione all’esercizio del nuovo acceleratore lineare».

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