di Roberto Amati
Il 19 maggio è deceduto il dottor Pasqualino De Matteis. Mi sembra molto opportuno ricordare la sua grande umanità di medico a tutti quanti lo conobbero come medico, come amici o solo conoscenti. Non è facile dipingere un’anima con un calamo ed un po’ di inchiostro, neanche le sgorbie del Dorè vi riuscirebbero. Ma ne ho tanta voglia. Mi rimangono solo le sensazioni e frammenti conservati nell’ippocampo. Parlano di banchi, di compiti in classe, visioni sfocate come negli specchi macchiati di Pompei. Ma l’anima e la sua grandezza o la sua minimalità sono nascosti a meno che non se colgano gli sprazzi come gli schizzi del fuoco dalla fucina.
Pasqualino o come dicevan tutti Lino, voleva essere libero di essere se stesso, ma tutto nascondeva, come l’illusionista nella sua ironia, buono nei suoi ammiccamenti, esploratore nella sua sapienza del corpo. Non ti preoccupare, caro amico: essere disponibili, essere dei buoni amici viene trasportato per sempre dalla voce del vento. Non importano i mali equivoci, l’essere scambiati per ‘bonaccioni’. Sei stato sopra i nostri nidi per proteggerli; forse non è stato captato.
Nei tarocchi la carta del buono non c’è, ma c’è la carta del medico e quante volte hai interrogato te stesso e su te stesso, che cosa sia o dovrebbe essere la medicina, ed hai visto anche il significato vero su che cosa significano malattia, sofferenza e morte ed hai applicato come un eroe moderno di cui nessuno, compreso me, ne ha riconosciuto l’enorme valore e hai applicato quello che già era in te come un organo aggiunto: il cum pati, soffrire con…
Il sorriso o il riso in te divenivano complici essenziali della tua comunicazione. Semplicità , sapienza e gioia hanno fatto di te un ricordo difficile da estirpare e difficile da ottenere. E la tua gioia era quella pura, mai adulterata ma visibile perché primitiva o primigenia senza i secondi fini di cui si intorbida questo moderno torrente inquinato che tutti trascina.
Cerco solo di capirti… Non eri solo come noi; facevi in modo che la realtà che vivevi e che girava intorno a te come i fili di maggio, fosse solo quella benigna. Forse guardando una nuvola sfioccata in cielo potremmo illuderci di vedere il tuo capo stempiato (casualmente si chiama corona ippocratica) che si modifica con il vento che ti ricorda, a noi che attendiamo…