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Home » Perugia, Arcudi per ora non lascia (ma attacca)

Perugia, Arcudi per ora non lascia (ma attacca)

di Redattore
2 Gennaio 2020
in Apertura 5, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Non solo Nilo Arcudi non intende fare passi indietro, ma ora rilancia e contrattacca. E il suo gruppo consiliare gli dà manforte con una nota durissima, in cui si legge come Perugia Civica stia «osservando con attenzione» le reazioni della società civile e politica alla notizia delle intercettazioni, ormai notorie, in cui viene «impunemente infangato», insieme ad altri politici e professionisti, il nome di Nilo Arcudi, «persona rispettabile e politico onesto».

IL CASO ARCUDI (ARCHIVIO UMBRIAON)

«Dal Pd giustizialismo medievale»

«Al danno di immagine della diffusione di notizie, nonché al disagio personale dell’ingiustizia, si è aggiunta la pressante ed incomprensibile richiesta della minoranza di un suo passo indietro da concretizzare con le dimissioni dalla carica di presidente del consiglio comunale». E ancora: «Nessuna meritevolezza riteniamo debba essere riconosciuta all’interesse strumentale della consigliera Bistocchi, protagonista di questa violenta operazione di aggressione personale e politica, nella circostanza fattasi paladina di un giustizialismo da inquisizione medievale a cui peraltro il suo partito non è storicamente avvezzo, propenso com’è a mantenere saldi sulle poltrone di riferimento i propri esponenti pur arrestati o con avvisi di garanzia a carico».

«Arcudi non è parte attiva»

«Nilo Arcudi – prosegue la nota – non solo non è affatto indagato, ma dagli atti di indagine e dalle dichiarazioni di stampa di Gratteri e Messina, emerge chiaramente come soggetto passivamente coinvolto nelle intercettazioni, e del quale anzi addirittura gli stessi intercettati lamentano la totale refrattarietà a qualunque forma di illecita o comunque impropria collaborazione. Nessuna meritevolezza riteniamo debba avere questa indegna operazione di aggressione politica, amplificata ad arte mediaticamente, con una incomprensibile urgenza che non conosce festività di calendario, evidentemente ispirata da tentativi di autopropaganda e rilancio di se stessi e della propria visibilità mediatica».

Richiesta illegittima?

Ma al di là dell’aspetto giudiziario (che Arcudi non sia indagato lo abbiamo ripetuto in ogni articolo) ce ne sono altri due: quello tecnico e quello politico. Dal punto di vista tecnico – secondo Perugia Civica (e secondo lo stesso Arcudi) – la richiesta di revoca sarebbe illegittima, «atteso che quello del presidente del consiglio è un ruolo di garanzia, suscettibile di revoca solo a fronte di violazione della neutralità tipica dell’ufficio, non per motivazione di opportunità politiche e per dissipare fantomatiche ombre». E via whatsapp viaggiano link ad articoli del Tuel e sentenze di giustizia amministrativa che, appunto, supportano questa tesi.

Imbarazzo in maggioranza

Ma c’è anche un piano politico. E da quel punto di vista non c’è limite tecnico che tenga. In seno alla maggioranza che lo ha eletto la posizione di Arcudi è imbarazzante: nessuno ha voglia di arrivare in aula a contarsi su una richiesta del Pd. Comunque vada ci sarà imbarazzo. E quello che si chiede al presidente è proprio di evitare questo imbarazzo e fare un passo indietro. Decisione che alla fine del 2019 sembrava scontata ma che ora non lo è più. Si parlerà soprattutto di queste due posizioni nella riunione di maggioranza convocata in fretta e fuori per la mattinata del 2 gennaio. 

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