Perugia, Artoni lascia: «Lavoratori a rischio»

Cinquanta, tra dipendenti diretti e personale delle ditte appaltatrici, quelli che potrebbero perdere il posto: la trattativa con la Fercam è in stallo

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«La chiusura della filiale Artoni di Perugia, che attualmente dà lavoro, tra diretti e dipendenti delle ditte appaltatrici a oltre 50 persone, sarebbe un ulteriore durissimo colpo per il nostro territorio, già martoriato dalla crisi”». Così Marco Bizzarri, segretario generale della Filt Cgil dell’Umbria, commenta lo sciopero con presidio che si è svolto giovedì mattina davanti alla sede aziendale a Perugia.

La protesta Lo sciopero è stato proclamato a livello nazionale da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti nel gruppo specializzato in logistica e trasporti con sede a Reggio Emilia e filiali in tutta Italia, «vista la grave situazione che si profila in merito alla vicenda del subentro di Fercam». I lavoratori hanno presidiato il cancello dell’azienda, bloccando di fatto l’attività. Si tratta, per la maggior parte, di lavoratori in appalto, i primi – come al solito – a pagare le conseguenze di un eventuale disimpegno, vista l’assenza di una normativa sulla responsabilità solidale del committente in Italia.

La crisi Più in generale, tra diretti ed indiretti, sono circa 3 mila i lavoratori italiani che si troverebbero senza lavoro qualora Fercam abbandonasse pretestuosamente l’acquisizione dell’azienda. «Serve – chiedono le organizzazioni sindacali – l’immediata prosecuzione del confronto per la realizzazione del subentro di Fercam in Artoni. La procedura attivata va rapidamente conclusa per garantire la continuità dell’occupazione e delle attività».

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