Perugia, il Vescovo benedice gli animali

Video – Il tradizionale appuntamento del 12 gennaio per Sant’Antonio Abate ha attirato al borgo tante persone; subito dopo la sagra lungo il corso

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«Dopo 1700 anni ricordiamo ancora sant’Antonio Abate, vissuto nel III secolo d.C., protettore di questo rione di Perugia, perché ancora ha qualcosa da dire alla nostra comunità e alla nostra Chiesa. Un esempio di cristiano molto attuale, che vendette tutti i suoi averi per convertirsi e dedicarsi totalmente al Signore. Il suo primo insegnamento è stato l’amore e il bene assoluto a Cristo e questo deve far riflettere noi credenti che spesso mettiamo la nostra fede dentro un cassetto e la tiriamo fuori all’occorrenza». Così il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi durante l’omelia pronunciata nel pomeriggio del 12 gennaio, giorno in cui a Perugia si è celebrata la festa liturgica di sant’Antonio Abate nell’omonima chiesa situata nell’antico rione che porta il nome di questo grande Santo. Una festa molto sentita dai perugini non solo residenti a Borgo Sant’Antonio, giunti poco dopo l’ora di pranzo per partecipare alla processione e alla celebrazione eucaristica; celebrazione che si è conclusa, come vuole tradizione, con la benedizione degli animali sul sagrato della chiesa.

Gli animali benedetti

Tanti quadrupedi e volatili hanno gremito l’antico borgo cittadino: dagli animali domestici a quelli da cortile, ma anche alpaca, asini, cavalli e maialini. Proprio un maialino è rappresentato nell’iconografia di sant’Antonio Abate, l’animale, narra la tradizione popolare, che aiutò il santo a strappare delle anime defunte dalle sgrinfie del demonio. Questo significa, ha commentato mons. Salvi, «che la scelta di fede è una lotta, quella di combattere il male che è nella società e in ciascuno di noi. Il peccato non è quello degli altri, spesso è in nostro. Avere fede è una lotta con noi stessi per far emergere il bene nella nostra vita, perché ciascuno di noi è fatto per il bene. È un bene verso tutte le creature, rivolto alla bellezza di Dio come ci ricorda il bastone, a forma di “tau”, di sant’Antonio Abate. La festa di questo Santo – ha concluso il vescovo ausiliare – ci aiuti sempre di più a riscoprire Dio come il bene più grande della vita e, nello stesso tempo, di non avere paura della lotta per l’affermazione del bene e di un amore grande che ci raggiunge, perché tutto trova compimento in Dio».

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