Il nuovo piano regionale della Prevenzione 2014-2018 è stato presentato, a Villa Umbra, nel corso di un’iniziativa alla quale hanno preso parte, oltre all’assessore regionale alla coesione sociale e al welfare, Luca Barberini; l’amministratore unico della scuola, Alberto Naticchioni; il direttore regionale alla sanità , Emilio Duca; la dirigente del servizio prevenzione, sanità veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Umbria, Mariadonata Giaimo.
L’assessore «Un lavoro importante frutto di un percorso che si è concluso in pochi mesi e che ha visto il pieno coinvolgimento, non solo di esperti e professionisti del sistema sanitario, ma di tutta la comunità e che ha permesso di sperimentare un modo nuovo di fare sintesi da riproporre in altri campi della programmazione regionale», così ha presentato il piano l’assessore Barberini, ricordando che «quando c’è una pubblica amministrazione in grado di individuare le giuste soluzioni alle istanze dei cittadini, migliora il sistema Paese nel suo complesso, così come avere delle strutture che puntano alla qualificazione delle professionalità che operano nella pubblica amministrazione, favorisce la competitività del sistema regionale».
I tempi In riferimento al piano regionale della prevenzione, l’assessore ha posto l’accento in particolare sulla rapidità dei tempi di realizzazione, poco più di 6 mesi, e sul metodo, in pratica sulla forza di aver avviato gruppi di lavoro intersettoriali portatori di diversi interessi e istanze che hanno trovato una sintesi nella stesura del piano: «Nei prossimi mesi – ha proseguito – ci aspetta un grande lavoro che porterà alla stesura del piano regionale della sanità , del piano sociale e del piano regionale integrato per la non auto-sufficienza. In questo percorso l’amministrazione regionale dovrà avere un ruolo incisivo e dovrà esercitare al massimo il suo protagonismo».
Il ‘laboratorio’ Sul metodo che ha portato alla stesura del piano regionale si è soffermato il direttore Emilio Duca, ricordando che è stato avviato una sorta di laboratorio al quale hanno preso parte molti rappresentanti della società civile, oltre 350 soggetti, dei quali poco più della metà erano operatori sanitari, per il resto si trattava di esponenti del mondo della scuola, delle associazioni, del sindacato e delle imprese, ma anche di enti come Inail, Arpa e Istituto Zooprofilattico, che hanno lavorato per due mesi accanto a moltissimi professionisti della sanità per una vera progettazione partecipata che ha prodotto spunti, idee, messo in risalto bisogni e formulato proposte. Il lavoro prodotto dai vari tavoli è confluito in 65 progetti, organizzati in 10 programmi, che attraverso azioni intersettoriali vogliono contribuire a migliorare la qualità di interventi ormai consolidati nella nostra regione, ma anche raggiungere nuovi obiettivi.
Duca «Il Piano regionale delle prevenzione sarà un capitolo del piano sanitario – ha annunciato il direttore Duca – e lo sviluppo di questo piano richiederà un grosso sforzo ai professionisti coinvolti, non solo rispetto alle nuove competenze da acquisire attraverso un importante investimento formativo, ma soprattutto rispetto alla necessità di modificare il modo di operare o di relazionarsi con il cittadino».
Le collaborazioni Illustrando gli obiettivi del piano la dottoressa Giaimo ha ricordato tra le novità interessanti la promozione dell’attività motoria e della sana alimentazione nelle prime classi di tutte le scuole elementari, grazie alla collaborazione delle aziende sanitarie con la scuola, il Coni e il centro universitario ‘curiamo’, o l’avvio dal prossimo anno dello screening per la prevenzione del rischio cardiovascolare nella fascia di età 45-69 anni e che vedrà la collaborazione del servizio sanitario con le farmacie.
Giaimo «Nel Piano è notevole anche l’attenzione alla donna – ha evidenziato Giaimo – non solo in un momento particolare come quello della maternità , ma anche rispetto alla prevenzione del rischio del tumore del collo dell’utero, visto che dal prossimo anno si sperimenterà in Umbria, l’invio a casa del kit per la ricerca del virus responsabile del cancro a tutte quelle donne che non hanno mai partecipato allo screening. Così come grande attenzione è riservata alla promozione di stili di vita sani in tutta la popolazione o al benessere del bambino e dell’adolescente, grazie alla collaborazione tra sanità e sociale».