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Home » Regione nel mirino delle strutture per ospiti non autosufficienti

Regione nel mirino delle strutture per ospiti non autosufficienti

di Simone Francioli
31 Gennaio 2024
in Ambiente e salute, Opinioni
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Della presidenza delle Opere Pie Donini di Perugia, anche in rappresentanza delle altre Strutture indicate
Fondazione Fontenuovo di Perugia, Fondazione Creusa Brizi Bittoni di Città della Pieve, Fondazione Sodalizio San Martino di Perugia, Fondazione Casa Serena Zefferino Rinaldi di Magione, Opera Pia Bartolomei Castori di Foligno e residenza protetta San Giovanni Bosco di Castel Viscardo

Questi enti, quali gestori di servizi sociosanitari, offrono al territorio regionale circa 500 posti letto per ospiti non autosufficienti in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Regionale, impiegando un numero adeguato di unità lavorative tra medici infermieri operatori sociosanitari e addetti ai servizi di supporto.

Gli Amministratori, hanno preso atto, non senza un certo stupore, che non ha avuto alcun riscontro la lettera che avevano inviata all’Amministrazione regionale in data 22 dicembre 2023, facendosi portavoce di esigenze acutamente avvertite anche da altre analoghe realtà operanti in Umbria con lo stesso regime giuridico.
Con quella lettera le suddette strutture accreditate e convenzionate chiedevano urgentemente un confronto in merito alla perdurante inadempienza della Regione al suo obbligo, riconosciuto per legge, di adeguare periodicamente le tariffe dei servizi convenzionati alla dinamica dei costi.

Questa inadempienza è tanto più grave, in quanto nello stesso tempo la Regione impone alle strutture convenzionate prestazioni e standard di servizio crescenti. Quindi agli effetti dell’incremento generale dei prezzi (inflazione) si aggiunge un maggiore carico di prestazioni, a tariffe invariate. Lo squilibrio crescente fra i costi e le entrate mette le strutture in una situazione di oggettiva difficoltà economica che espone a rischio la loro stessa sopravvivenza o quanto meno la continuità del servizio convenzionato.

Questo era stato già da tempo rappresentato alla Regione, la quale nel marzo 2022 aveva proposto (di fatto imposto) agli enti gestori un ‘accordo ponte’, da valere fino al 31 dicembre 2022, con un adeguamento solo parziale delle tariffe ai costi e con la promessa di un adeguamento completo a decorrere dal 1° gennaio 2023. Ma il 2023 è trascorso, è iniziato il 2024 e dei nuovi provvedimenti attesi non si è più sentito parlare. In questo quadro, nella riunione del 19 gennaio le strutture hanno ribadito la necessità di proseguire nella propria attività di coordinamento e nella volontà di rivendicare il diritto ad un confronto leale e costruttivo con la Regione.

Nel prossimo incontro del coordinamento previsto per il 5 Febbraio p.v., gli amministratori degli enti, in assenza di riscontro da parte della Regione e stante il loro dovere di ufficio di porre in essere i necessari correttivi per garantire la sostenibilità dei bilanci, valuteranno l’adozione di azioni concrete che potrebbero anche determinare la messa in discussione delle convenzioni esistenti tra gli Enti e il Servizio Sanitario regionale.

Consapevoli del ruolo che è loro proprio al servizio della Comunità e del prestigio che caratterizza la rappresentanza di Enti che costituiscono un bene collettivo e identitario della Comunità stessa, gli Amministratori si augurano di continuare ad essere parte integrante del Sistema Sanitario regionale, nella consapevolezza però che i patrimoni affidati alla loro responsabilità non possano essere compromessi in conseguenza di una incomprensibile sottrazione alla propria responsabilità da parte di chi rappresenta pro tempore l’Istituzione regolatrice.

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