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Home » Sangemini, lavoratori in ‘cassa’: «Mancano le materie prime»

Sangemini, lavoratori in ‘cassa’: «Mancano le materie prime»

di Simone Francioli
29 Febbraio 2020
in Apertura 5, Economia, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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Lavoratori degli stabilimenti Sangemini e Amerino in cassa integrazione straordinaria, lunedì 2 e martedì 3 marzo, per «mancanza di materiale primario, tappi, preforme, etichette, bancali, ecc.»: a comunicarlo alle rsu è stato l’ufficio del personale nella serata di giovedì. Un nuovo segnale di allarme in una situazione già molto difficile e così gli stessi delegati di fabbrica, chiedono urgentemente, sia al prefetto che alla Regione, già a conoscenza dei fatti, «un intervento tempestivo».

La rabbia e gli appelli

«La rsu – si legge in una nota – insieme a tutte le lavoratrici ed i lavoratori della Sangemini Amerino stanno dando un segno di grande responsabilità. In questa fase critica di una vertenza che si ripete ogni 4/5 anni, siamo stanchi: basta. Chiediamo che ogni organo faccia la sua parte». La comunicazione aziendale fatta per mezzo stampa mercoledì – «nessuno stabilimento chiuderà» è la sintesi – non tranquillizza i lavoratori, in quanto a detta delle rsu «non offre le garanzie occupazionali che erano state sottoscritte negli accordi del 2014». «Il secondo accordo stipulato in data 16 novembre 2018, sempre sottoscritto, con atti firmati dalla Regione Umbria – continua la rsu – dichiarava investimenti di 20 milioni di euro mai realizzati in maniera definitiva nei siti Umbri; di fatto, con la cassa integrazione, solo i lavoratori tutti lo stanno rispettando rimettendoci parte del proprio stipendio». Lunedì pomeriggio, intanto, è in programma una conference call tra la proprietà e i sindacati nazionali: un appuntamento che si preannuncia cruciale per capire le prospettive del gruppo Acque minerali d’Italia, sempre che l’azienda non voglia prendersi ulteriore tempo.

La mobilitazione si alza

Che la tensione stia salendo lo dimostra anche il presidio davanti ai cancelli della fabbrica organizzato per lunedì, a partire dalle 9, dalle stesse rsu. Presidio che verrà prolungato fino al pomeriggio, in attesa dell’esito della conference call tra proprietà e sigle nazionali. «Chiederemo l’intervento dei sindaci di San Gemini, Montecastrelli e Acquasparta» dicono le rsu di Flai, Fai e Uil Riccardo Liti, Marcello Rellini e Michele Leone, sollecitando la «massima adesione da parte di tutti i lavoratori, consapevoli del momento delicato che stiamo passando». Seguirà un’assemblea la cui data è da concordare. Primario, secondo i delegati, è l’intervento delle istituzioni, in particolare del prefetto, «l’unico di fronte al quale la proprietà non può sottrarsi». Ma anche la Regione è chiamata «a chiedere conto all’azienda del futuro della fabbrica, in base agli accordi firmati». «La preoccupazione – concludono – è alle stelle perché mentre in precedenza la chiusura delle linee si era svolta a rotazione, da lunedì sarà totale, coinvolgendo dunque tutto lo stabilimento, a cui vengono chiesti ulteriori sacrifici». Da salvaguardare, secondo le rsu, ci sono sia i posti di lavoro di padri di famiglia che in molti casi hanno superato la soglia dei 50 anni, ma anche marchi storici nel panorama industriale non solo locale ma anche nazionale.

«Regione si muova»

A stretto giro arriva il commento del senatore – ex sindaco di San Gemini – Leonardo Grimani: «Esprimo grande preoccupazione per la situazione dello stabilimento delle Acque Minerali di San Gemini. Nonostante le rassicurazioni fornite dalla proprietà arriva oggi la notizia della cassa integrazione per tutti i lavoratori a causa della mancanza di materie prime. La situazione è problematica e serve un intervento decisivo della Regione Umbria che rimane il soggetto titolare delle concessioni. Non e’ il momento del calcolo politico ed ognuno si senta responsabilizzato a trovare delle soluzioni. Non si pensi a valutazioni politiche e non si cerchino capri espiatori. Si lavori tutti non per piazzare bandierine politiche ma per trovare soluzioni che diano respiro ai lavoratori. Dalle dichiarazioni di stampa leggo la disponibilità del ministero dello Sviluppo economico ad aprire un tavolo. Mi impegnerò direttamente con il ministro per far sì che alle enunciazioni seguano i fatti. Chiaro però che serve una immediata mossa da parte della Regione Umbria che deve immediatamente convocare un tavolo permanente con proprietà e sindacati. Lunedi 2 marzo è stato istituito un presidio dei lavoratori al quale parteciperò per confrontarmi con loro ed individuare una strada possibile per salvare l’occupazione e le acque minerali».

Incontro al Mise non prima di metà marzo

Nel pomeriggio di venerdì è nel frattempo arrivata la convocazione dell’incontro chiesto al ministero dello sviluppo economico dalle segreterie nazionali di categoria per fare luce sulla situazione dell’intero gruppo Acque minerali d’Italia: si svolgerà il 12 marzo alle 11. La lettera firmata dal vicecapo di gabinetto del dicastero, Giorgio Sorial, è indirizzata, oltre che alle stesse Flai, Fai e Uila, anche alle Regioni Basilicata, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Umbria – dove si trovano i vari stabilimenti del gruppo – e alla direzione aziendale di Ami.

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