Sangemini: «Nessun investitore, sarà ristrutturazione»

L’annuncio dell’azienda ai sindacati, si ‘salvano’ invece i marchi del nord del gruppo Ami. Le sigle: «No a divisioni tra lavoratori»

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Si profila una ristrutturazione aziendale per i siti della Sangemini, dato che si è conclusa al momento con un nulla di fatto la ricerca, da parte del gruppo Acque Minerali d’Italia, di un investitore con il quale sviluppare un piano di rilancio: è quanto emerso nel corso di un incontro in videoconferenza che si è svolto lunedì tra l’azienda, le organizzazioni Fai, Flai e Uila dei siti coinvolti a livello regionale e le rsu.

Flai, Fai e Uila sugli scudi

A riferire sullo stato delle cose – dopo lo slittamento alla metà di dicembre dei termini per la presentazione del piano concordatario al tribunale di Milano – è stato un nuovo consulente dell’azienda, l’avvocato Riva. Stando a quest’ultimo, mentre i siti produttivi del nord Italia di Ami non avranno bisogno di riorganizzazioni produttive, i siti di Sangemini e di Gaudianello necessiteranno non solo di investimenti di tipo produttivo e commerciale ma anche, appunto, di una ristrutturazione aziendale. «Queste affermazioni – riferiscono i sindacati – sono state fatte senza che sia stato trovato un investitore, mancante il quale non è possibile pensare concretamente a nessun piano». Inevitabile la reazione di Flai, Fai e Uila e delle rsu dell’Umbria, che hanno sottolineato «la pretestuosità di questa strategia dell’azienda che vuole dividere i lavoratori del gruppo tra chi ‘è salvo e chi no’». Su questo punto anche i rappresentanti dei siti del nord hanno sottolineato che «non saranno divisi» e che anzi vogliono «unità».

Appello a Regione e Mise

«Per quanto riguarda la situazione dei siti umbri – continua la nota – più nello specifico è stato ricordato anche dall’avvocato Riva che è stato firmato un accordo nel 2018 per il quale il gruppo si era impegnato a fare investimenti, i quali nella quasi totalità non sono stati fatti. La situazione umbra, dunque, necessiterà di tavoli ad hoc per valutare anche il merito dell’accordo di cui sopra». Le organizzazioni sindacali hanno quindi spiegato di rifiutare la spaccatura del tavolo e, con forza, hanno ricordato le promesse di investimenti che avrebbero dovuto tutelare l’occupazione. «Dove sono i 20 milioni di investimenti che avrebbero dovuto mantenere l’occupazione fino al 2024?» si chiedono. Per questo, ribadendo che «i lavoratori umbri non si toccano», viene chiesto l’intervento della Regione Umbria, alla presenza della quale l’accordo era stato sottoscritto, e quello del ministero dello sviluppo economico. «Non accettiamo provocazione e non siamo disponibili a fare ulteriori sacrifici a fronte dell’incertezza totale. Rimandiamo al mittente il messaggio, il territorio umbro non può permettersi altre vittime di gestioni aziendali scellerate».

Martedì lavoratori in assemblea

L’inesistenza della rete commerciale dei siti e la possibilità, proprio in quanto marchi centenari, di usufruire di aiuti ministeriali per sostenerli a fronte tuttavia del mantenimento e della protezione dell’occupazione sono altri elementi sottolineati dai sindacati durante l’incontro. «Concludendo si denuncia la scorrettezza della gestione aziendale, senza alcuna novità, che peggiorare una situazione di tensione sociale già altissima». Le tanto attese risposte dovrebbero essere comunicate in un incontro calendarizzato per il 14 dicembre, martedì intanto i lavoratori si riuniranno in assemblea, anche in attesa del comunicato dei rappresentanti a livello nazionale.

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