Sangemini: sindacati in apprensione. «Il futuro è incerto»

Fai, Flai e Uila chiedono un tavolo con le istituzioni: «Unico stabilimento del gruppo senza investimenti per il futuro»

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Torna sotto i riflettori la situazione lavorativa alla Sangemini, con i sindacati Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil dell’Umbria che parlano di «futuro molto incerto sia a breve che a lungo termine». Poi spiegano il perché: «Non ci è giunta ancora risposta in merito alla richiesta di incontro con la Regione, già sollecitata da diversi giorni. Riteniamo che sia necessario che le istituzioni convochino al più presto un tavolo di confronto per capire quale sia il futuro dei marchi storici, in particolare di Sangemini, e per avere contezza di un piano industriale credibile in grado di dare prospettive di rilancio, investimenti sia a livello di impianti ma anche di risparmio energetico».

«Sangemini unico impianto senza investimenti concreti per il futuro»

Dalle tre sigle giunga la richiesta che il percorso sia «accompagnato da investimenti per il rilancio commerciale e produttivo. In questo senso chiediamo che i marchi vengano spinti in maniera capillare nella zona del centro Italia: questo è stato in passato il mercato di riferimento per il sito e non si può rischiare di perderlo sia per la grande distribuzione sia per il canale della ristorazione e dell’ingrosso. Ricordiamo – proseguono i sindacati – che il marchio Sangemini, in particolare, aveva in passato oltre il 90% della presenza sugli scaffali a livello nazionale. È necessario un approccio differente del Cda in quanto Sangemini è l’unico degli stabilimenti del gruppo a cui non sono stati destinati investimenti concreti per dare futuro ai siti».

«Lavoratori stanchi di essere gli unici a pagare le difficoltà dell’azienda»

«L’apporto delle istituzioni locali e regionali – osservano Fai, Flai e Uila dell’Umbria – risulta fondamentale anche in considerazione del rinnovo delle concessioni. Non si può più tergiversare anche dal momento che Sangemini ha da sempre delle marginalità che supportano l’intero gruppo. Dopo lunghi anni di cassa integrazione i lavoratori sono stanchi di essere gli unici a pagare le difficoltà dell’azienda. Si chiedono serietà e prospettive, solo in un tavolo di confronto costruttivo e responsabile si possono raggiungere gli obiettivi condivisi a salvaguardia dell’occupazione ma anche a tutela di un territorio. In mancanza di un riscontro a stretto giro, metteremo in campo iniziative a tutela dei lavoratori e dei siti produttivi umbri».

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