Terni, cultura popolare e intellettuali snob

Tra San Valentino e Cantamaggio sembra che quando si vuol valorizzare qualcosa tutto diventa difficile. Il corsivo di Walter Patalocco

Condividi questo articolo su

di Walter Patalocco

C’è anche l’emissione di un francobollo commemorativo tra le idee di promozione di San Valentino e quindi di Terni come la città del santo dell’amore. Un’iniziativa che naviga sull’onda dei ricordi in tempo di e–mail e di tante altre “diavolerie moderne” per la comunicazione tra le persone. Il francobollo appare un poco agé, pur se non va sottovalutata la sua funzione di bene culturale di nicchia.

Un’occhiata ai programmi messi in campo a Terni per San Valentino ed è subito evidente che dal lato “festa del patrono” ci siamo pienamente: processione, solenne pontificale, reliquie del santo in duomo e poi, per distrarsi fiera, nocchie e bruscolini, porchetta.

Pare invece leggerino il resto, l’aspetto meno “nobile”, ossia le iniziative di “promozione del territorio”. Così si dice quando ci si dà da fare per attrarre qualche visitatore e far sapere fuori della conca che a Terni spetterebbe un ruolo importante quando si parla di San Valentino.

E’ pur sempre la “casa d’origine” del santo collegato del St. Valentine’s day anglosassone. Certo una ricorrenza dallo spirito un po’ diverso dalla festa patronale, che affonda le radici negli antichi riti della fertilità (non quella dei campi, per capirci) e che in tale accezione trova riscontro financo nell’Amleto di Shakespeare. Una specie di Halloween colorata di rosso, fagocitata dal sistema consumistico, ma capace di smuovere in quantità persone e quattrini.

Ma a Terni sembra che quando si vuol valorizzare qualcosa tutto diventa difficile. Che vogliamo dire, ad esempio, del Cantamaggio? Adesso c’è persino chi tira fuori il codice stradale per spiegare che i carri allegorici mica si possono far sfilare con tanta leggerezza! E’ il “testo unico”, la legge ad impastoiare le ruote dei carri. Ma come hanno fatto, allora, coi carri di Carnevale a San Sisto, a Acquasparta ed in tanti altri piccoli centri?

Pure la legge, come se non bastasse la mancanza di soldi, legata a doppio filo alle idee che mancano quanto meno di originalità, intorno alle quali si coinvolgono sempre meno energie e men che meno quelle più vitali della cultura locale (che ci sono) per una iniezione di brio, di ottimismo, di fiducia nel futuro e nel risveglio che se è della natura è anche delle persone che di essa sono parte. Tutte particolarità che sono l’essenza del Cantamaggio.

Sembra giunto il momento in cui è necessario mettersi l’uno in fronte all’altro ed una volta per tutte si stabilisca se si crede davvero nella cultura popolare; se si sente di farne parte o se al contrario ci si considera intellettuali d’alto rango che non si sprecano per certe faccende. Perché tra tante cose inutili la più inutile è perder tempo a prendersi in giro.

 

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli