Terni, il distaccamento della Soprintendenza non c’è più: «Spiegate»

Il consigliere comunale Michele Rossi (Terni Civica) interroga sindaco e assessore: «Cosa è stato fatto per evitare la chiusura? E ora?»

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Che fine ha fatto il distaccamento della Soprintendenza a Terni? A chiederselo, e a chiederlo al sindaco e all’assessore competente attraverso un’interrogazione, è il consigliere comunale Michele Rossi (Terni Civica).

La premessa

«Nel settembre del 2018 – scrive Rossi – portavo all’attenzione del consiglio comunale la battaglia civica di dotare la città di una sede distaccata della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria. Ciò nella convinzione che il patrimonio della nostra città meritasse e meriti la medesima considerazione di tutte le aree dell’Umbria in termini di tutela e salvaguardia dato che, oltre alla sede di Perugia, l’unico ufficio distaccato dell’unificata Soprintendenza in Umbria esiste solo ad Orvieto. La presenza di una sede distaccata avrebbe permesso quel controllo diretto ed immediato, quella giusta attività di tutela che il nostro territorio merita. Tutto questo anche in considerazione delle tante emergenze del nostro patrimonio artistico/culturale che andrebbero seguite direttamente con una presenza di un funzionario tecnico in loco».

«Una conquista»

«A pochi mesi dalla mia richiesta – prosegue il capogruppo di ‘Terni Civica’ – la giunta annunciava di condividere l’obiettivo e di aver avviato interlocuzioni sia con il Ministero competente che con la stessa Soprintendenza. Nel Luglio 2019 si ufficializzava, con una lettera di intenti firmata dalle parti, l’apertura per due martedì al mese, in via sperimentale, di uno sportello distaccato della Soprintendenza. L’ufficio veniva così collocato, grazie alla disponibilità della direzione, al secondo piano di palazzo Mazzancolli, sede dell’Archivio di Stato che concedeva alcuni propri spazi. L’ufficio veniva aperto il 23 luglio 2019 e da allora, per mesi, tecnici e cittadini hanno portato all’attenzione della stessa Soprintendenza alcune tematiche e discusso sulle pratiche. Finalmente come territorio e città avevamo ottenuto concretamente quella attenzione che meritiamo al pari di altri».

«Avvilente che non ci sia più. E ora?»

Poi l’amaro epilogo: «Avvilente sapere che a distanza di due anni – spiega Michele Rossi – il servizio ad oggi è interrotto. Da quanto ho potuto ricostruire, l’ufficio ha svolto il suo servizio per soli 6 mesi, i soliprevisti dalla sperimentazione, per quindi interrompersi a fine anno 2019. A scadenza della sperimentazione, nonostante i documentabili risultati più che positivi, non è seguita nessun tipo di formalizzazione del servizio, attraverso opportuno protocollo di intesa tra i soggetti coinvolti. Da considerare comunque che l’arrivo della pandemia da Covid-19 alcuni mesi dopo ha portato per i giorni di lockdown alla chiusura dell’Archivio di Stato di Terni, per poi proseguire nei successivi mesi con una limitazione dell’apertura al pubblico». Da qui le domande rivolte a sindaco e assessore «per conoscere i motivi che hanno portato all’interruzione del servizio, a cosa sia dovuto e quanto si è realmente fatto per evitarla; come non si sia riusciti a mantenere quanto di così importante e a fatica ottenuto. Infine, visti gli incoraggianti risultati in termini di frequentazione ed utilità alla città, se l’attuale giunta e il nuovo assessore competente intendono recuperare e fare del tutto per riavviare lo stesso nel più breve tempo possibile».

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