Terni: la ‘scintilla’ dei giovani è a teatro con ‘La rapina alle poste’

La presentazione dello spettacolo che andrà in scena venerdì 15 luglio, alle ore 21, negli spazi del Sacro Cuore

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Riceviamo e pubblichiamo la presentazione di uno spettacolo teatrale – la commedia interamente autoprodotta e intitolata ‘La rapina alle poste’ – che venerdì 15 luglio, alle ore 21, verrà messi in scena nel teatro della parrocchia del ‘Sacro Cuore’ – a Terni, quartiere Città Giardino’ – dalla giovanissima compagnia ‘Datece qualche spiccio’, composta da giovani fra i 14 e i 23 anni di età. Un progetto nato sostanzialmente dal nulla, gestito interamente dai ragazzi, animato da grande passione – come dimostrano le prove fatte in giro per la città, a casa dei vari attori – e che rappresenta una ‘scintilla’ in un contesto in cui i giovani vengono spesso additati per trascorrere il proprio tempo in modo ritenuto poco produttivo, fra social, locali, scarsi momenti di aggregazione. Un tentativo che merita attenzione e fiducia.

di Alessandro De Maria

C’erano una volta gli alberi, ma non di quelli con il tronco marrone e le foglie verdi. Parlo degli strani arbusti con capelli, tute e scarpe che ricordo di aver visto qualche volta lungo le strade principali di Terni, da adolescente. Li ricordo muoversi in fila. Mettersi in posa. Ad uno sguardo inesperto potevano sembrare persone strane che facevano cose ancora più strane ma a me, che li osservavo fermi con le braccia aperte come rami, sembravano proprio alberi. Del tipo che cresce nei laboratori di teatro sperimentale. Certo, era la Terni di venticinque anni fa. A quel tempo c’erano anche musicisti, artistoidi di vari tipi e generi e c’erano addirittura gli Emo. Certo molti di questi gruppi ci sono ancora, tranne gli Emo fortunatamente, ma non si vedono più. Sono invisibili agli occhi quanto l’essenziale, relegati nelle loro piccole realtà dalla morte dei luoghi di incontro e condivisione e dalla nascita dei social. Oggigiorno sai quello che farai prima ancora di uscire, non hai bisogno di venire a contatto e mescolarti con un mosaico di realtà complesse come era l’oratorio di San Francesco venti anni fa. Crei un gruppo su una chat, parli con quel gruppo, ti incontri con le persone di quel gruppo. Non hai nemmeno bisogno di confrontarti con chi ha idee diverse dalle tue, tanto i vari algoritmi provvedono a farti vedere solo ciò che si uniforma a quello che hai già visto, con la speranza di strappare qualche click in più. Peggio ancora, se uno vuole proprio incontrare gente, lo può fare intorno all’onnipresente aperitivo. Ormai quasi l’unica occasione di socializzazione nella conca, ma mi raccomando non bevete troppo… E questo crea un vuoto, un buco nero che va dai 15 ai 25 anni, in cui i ragazzi ternani si trovano nel nulla. Sei un ragazzino, hai solo da scegliere il campus. Sei un anziano hai solo da scegliere il circolo per giocare a carte e ti vengono pure a prendere a casa. Sei un adolescente… ci spiace torna quando sarai vecchio o se hai dei problemi. Perché se bevi troppo, usi stupefacenti, sei anoressico/a allora hai attenzione, ma non prima! Divertente la correlazione tra adolescente che richiede attenzione per natura e la società che te la dà solo se sei problematico. Quindi che si fa se non c’è una sovrastruttura che aiuti? Semplice: si fa da soli! Così un paio di mie conoscenze, dopo aver messo mano al portafogli e aver gonfiato il loro ego almeno a 10 atmosfere, hanno deciso di provare a mettere in scena uno spettacolo. Diciamo la verità: per mettere i propri nomi sotto la scritta ‘regista’, avendo fatto solo un paio d’anni di teatro, ci vuole una bella faccia, ma l’alternativa era appunto il niente. Non posso giudicare la qualità dello spettacolo perché non l’ho visto, ma per chi volesse unirsi nella contemplazione di questo… capolavoro? Possibile scempio della dignità umana? L’appuntamento è al teatro del ‘Sacro Cuore’, a Terni, venerdì 15 luglio. Con la speranza che queste iniziative autogestite e autofinanziate possano portare qualche piccola scintilla nel vuoto sociale della nostra città perché, come diceva il vecchio Gmork, ‘è più facile dominare chi non crede in niente’.

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