«Mio figlio ha sbagliato, pagherà, ma non è un criminale. E’ un ragazzo che nel lavoro trova un riscatto, anche la felicità, ma che, purtroppo, da quando ha 16 anni ha iniziato a palesare problemi che ogni tanto riemergono con una rabbia incontrollabile. Come se lui ce l’avesse con tutto il mondo, e il mondo ce l’avesse con lui».
Si commuove nel raccontare i duri momenti dell’arresto scattato nella notte fra sabato e domenica («ma non critico nessuno e, anzi, hanno fatto il loro dovere. In quei momenti non è facile, il resto sono dettagli. La fredda cronaca però non dice tutto»), quando il figlio 24enne – B.S. – è stato condotto prima in pronto soccorso e poi in caserma, dopo l’aggressione ai danni di una vigilessa ed un carabiniere nel centro di Terni.
«Mi soffermo poco sul fatto in sé, perché lui nei giardini Miselli ha discusso con dei giovani. E quando sono arrivate le forze dell’ordine si è chiesto e ha chiesto perché identificassero lui e non gli altri. Poi è andato fuori di testa, ma non per l’alcol o sostanze: le analisi hanno evidenziato cannabinoidi, ma ‘tracce’». Dice il padre che lo ha raggiunto in quei concitati momenti ed è salito a bordo con lui in ambulanza: «Diceva cose senza senso, comunque durissime da sentire per chi conosce la sua storia».
«Mio figlio – racconta il genitore – è stato adottato da noi quando aveva 10 anni di età, lo abbiamo portato via da una favela dove la vita era durissima, costretto a spacciare, maltrattato e picchiato dalla polizia brasiliana. Fino ai 16 anni di età è stato perfetto. Poi non so cosa sia accaduto, ha iniziato a dare problemi anche seri. E’ stato assistito sul piano psicologico ma le cose non sempre sono andate bene, anzi. Lui magari riesce a laviorare su di sé per qualche mese, poi succede puntualmente qualcosa che lo fa ripiombare indietro. E siamo daccapo».
Un padre che non nasconde «la sofferenza mia, di tutta la nostra famiglia, che è fatta di persone normali, per bene, per ciò che è accaduto. Ma solo Dio sa quanto sacrifici abbiamo fatto e stiamo facendo, e quanto nostro figlio sia un ragazzo buono, che sa farsi amare sul lavoro e che purtroppo attraversa questi passaggi a vuoto che comportano conseguenze pesanti, per lui, per noi. Chi commenta sui social, quasi sempre non sa nulla. Ma certe frasi feriscono. Davanti al giudice – dice il papà di B.S: – si è assunto tutte le responsabilità e ha chiesto scusa, trovando anche l’empatia degli agenti coinvolti nei fatti. Per questo, per la speranza che finalmente possa trovare un riscatto e superare le difficoltà, voglio dirlo a gran voce. E noi accanto a lui ci saremo sempre, anche quando la giustizia presenterà il conto».
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