Terni, multe e furbetti: mica come a Bassano

Il Comune laziale – mille e trecento abitanti – incassa un terzo di quello ternano. Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Gli automobilisti indisciplinati in certi casi sono una specie di manna per i bilanci dei Comuni stretti tra minori assegnazioni di fondi dallo Stato, patti di stabilità, stagnazione generale dell’economia.

Può accadere così che diventi fonte di preoccupazione il fatto che qualcuno abbia ottenuto uno sconto, specie se, come nella fattispecie, non di sconto si tratta, ma dell’abbuono totale della sanzione pecuniaria (è questo il termine burocratico di riferimento per una “volgare” contravvenzione o multa).

Insomma sembra che nelle maglie di un’organizzazione burocratica sempre più articolata possa accadere che una multa – si passi il termine – possa arrivare a casa dell’automobilista indisciplinato senza che un qualche pubblico ufficiale ne supponga l’esistenza. E se una cosa ufficialmente non esiste non dev’essere difficile farla sparire.

L’ipotesi su cui lavora la magistratura è che un impiegato di una società derivata del Comune di Terni, e perciò operante in regime privatistico, possa chiamare un amico e annunciargli che può stare contento perché “la multa non c’è più”. Episodi del genere si sarebbero verificati nelle pieghe del meccanismo di riscossione. Ingente il danno? Sarebbero cinque le multe passate in cavalleria e l’intervento di “stop” ad una pratica illegale sarebbe stato tempestivo.

L’atto è grave, esecrabile, fuorilegge: rubare un euro o un milione dalle casse pubbliche è un atto contrario alla comunità, alla legge e – specie nel primo caso – anche alla decenza.

Il Comune di Terni (dati del bilancio) dalle irregolarità e successive sanzioni a regolamenti vari e al codice della strada incassa circa quattro milioni e 800 mila euro. Per il 2015, un mese fa, la giunta comunale ha quantificato l’introito totale da violazione del codice della strada in due milioni e 800 mila euro, di cui 500 mila da autovelox. L’ha fatto perché per legge la metà della cifra incassata va destinata ad interventi nella viabilità e sicurezza stradale. Cifre consistenti, due milioni e mezzo di euro non sono bruscolini, ma restano comunque la centoventesima parte del bilancio totale di Palazzo Spada (circa 340 milioni).

E se una vicenda simile si verificasse in uno di quei Comuni che all’autovelox dovrebbero innalzare un monumento in piazza, in quanto diventato il principale cespite di entrata? Come finirebbe? Un esempio. Bassano in Teverina, provincia di Viterbo. Milletrecento abitanti ed un tasso di violazioni del codice della strada accertate da far paura.

O gli abitanti di Bassano sono di una genìa di scavezzacolli che con l’auto fanno numeri da circo o parcheggiano pure davanti l’altare della parrocchiale, o è l’autovelox quello che lavora di più. Bassano gode di una serie di fatti. Il primo è che gli automobilisti non rispettano il codice della strada. E’ giusto che siano “rieducati” ad evitare danni peggiori per sé e per gli altri e, perciò in definitiva, per il loro bene. Nel territorio di Bassano, a quattro chilometri dal centro abitato, c’è una superstrada che s’imbocca all’uscita dall’Autosole: quattro corsie ampie, spartitraffico, tutta dritta. Limite di velocità 90. Un paio di chilometri, forse, ma valgono quanto una miniera.

La giunta di Bassano ha fatto, tre settimane fa, la stessa operazione di Terni impegnando la quota di introiti da violazioni della strada che ha calcolato, per il 2015, in “complessivi 879.642,74 euro”, 720 mila e spicci frutto della macchinetta piazzata su quel tratto di superstrada. La macchinetta, da sola, copre un quarto del bilancio totale del Comune: circa due milioni e 800 mila euro.

Va da sé che in un caso del genere l’abbuono di contravvenzioni diverrebbe non un’azione illegale, ma un attentato alla stabilità del Comune. Ma lì, a Bassano, un rischio del genere non si corre: i vigili urbani sono solo due e fanno tutto loro. Tutto al Comune, quindi, ovviamente una volta tolti i centomila euro che spettano alla ditta fornitrice di sua maestà autovelox.

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