Terni, quel primo treno carico di acciaio

Era un 1. di aprile. L’anno il 1887. La prima grande spedizione di acciaio ternano

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di Walter Patalocco

Il 1. Aprile del 1887 per le acciaierie di Terni fu il giorno della rivincita: quella mattina dalla stazione piena di gente, nella quali totalità operai, partì un treno carico di corazze destinate ad una nave della Regia Marina.

Quando, dopo la benedizione dell’arcivescovo di Spoleto, il treno si mise in movimento ci fu un lungo, scrosciante applauso. Era stato raggiunto un primo obiettivo importante in quello stabilimento gestito da una società nata solo tre anni prima, nel marzo del 1884, costruito in fretta e subito entrato in produzione.

Non erano stati tre anni facili, ma resi aspri da coloro che non vedevano di buon occhio la collocazione al centro dell’Italia e non al nord del polo siderurgico più importante del nuovo regno d’Italia, una delle prime pietre di uno Stato che intendeva raggiungere l’indipendenza economica dopo quella politica.

Allo scopo di dimostrare che la scelta era – a dir poco – errata si moltiplicarono gli attacchi striscianti, le polemiche, le critiche per uno stabilimento siderurgico che «fondeva più milioni di lire di finanziamenti pubblici che acciaio», che aveva una produzione di bassa qualità, e via dicendo. Nel giugno del 1886, in risposta, il Re decise di compiere una improvvisa visita ufficiale al «nuovo opificio» di Terni: era preciso a chi cercava di porre bastoni tra le ruote.

Quel 1. Aprile 1887, il treno che partiva per i cantieri navali di Castellammare di Stabia fu la risposta tangibile agli avversari delle acciaierie di Terni. Era carico di corazze destinate ad una nave da guerra, la ‘Ruggiero di Lauria’, che nel nome celebrava un ammiraglio originario del sud dell’Italia il quale, nel XIII secolo, si coprì di gloria sul ponte di comando della marina Aragonese. Si trattava della prima grossa fornitura da parte delle acciaierie di Terni per la navi da guerra italiane.

Un fatto significativo dato che proprio la necessità di un potenziamento della Regia Marina era stato uno dei motivi per cui s’era deciso di realizzare un nuovo, grande stabilimento siderurgico. Rimaneva vivo nella memoria, infatti, lo sconforto seguito alla battaglia navale di Lissa, nel 1866, quando le corazzate italiane erano state ridotte all’impotenza perché danneggiate (e due affondate) da quelle austriache, rivelatesi ben più robuste.

Le navi della marina Regia erano state costruite in Francia, Inghilterra, Stati Uniti: si decise di attrezzarsi in proprio. Ed arrivava un primo risultato: quelle lamiere corazzate dello spessore che variava tra i trenta e i 45 centimetri. A Castellammare, comunque, furono sottoposte, prima dell’utilizzo, all’esame di una ‘speciale Commissione di collaudo’ la quale mise per iscritto che «l’acciaio di Terni (era) superiore ad ogni altro» e per questo motivo autorizzò la fornitura per altre quattro navi. Con buona pace di chi ne aveva sollecitato l’intervento per un controllo certosino.

La Ruggiero Di Lauria fu la prima di tre navi gemelle di cui alla fine degli anni Ottanta del 1800 la regia Marina andava a dotarsi. Lunga quasi 106 metri, larga poco meno di venti e con oltre 500 uomini di equipaggio, fu in servizio effettivo fino al 1911. Poi fu utilizzata come deposito di carburante ed ancorata nel porto di La Spezia. Fu affondata dai bombardieri anglo–americani nel 1943. Riportata in superficie fu rottamata nel 1947, giusto sessant’anni dopo la partenza di quel primo treno.

 

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