Non voleva uno ‘straniero’ come compagno di cella e, per farlo capire, ha dato fuoco alle suppellettili in segno di protesta. «Sfiorata la tragedia» mercoledì nel carcere di Terni: a denunciarlo è il Sappe, il sindacato autonomo polizia penitenziaria.

La protesta Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sappe, spiega che è «colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di un detenuto rumeno che non voleva venisse messo nella sua cella un detenuto nordafricano e per questo ha appiccato un incendio nella cella dov’era ristretto, dando fuoco a tutto quello che vi era all’interno. Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari. Poteva essere una tragedia, sventata dal tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari di servizio nel reparto e dal successivo impiego degli altri poliziotti penitenziari in servizio nel carcere. Il tutto è accaduto presso il padiglione media sicurezza del carcere ternano. Il responsabile è un detenuto 33enne originario della Romania che, già nel passato, si è reso responsabile di gravi fatti che hanno alterato l’ordine e la sicurezza interna. È sotto gli occhi di tutti che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al corpo di polizia penitenziaria nelle carceri italiane e di quelle umbre in particolare».

Le difficoltà a Terni Per Donato Capece, il segretario generale del sindacato, «la situazione nelle carceri dell’Umbria, dove oggi sono detenute circa 1.400 persone è sempre tesa ed allarmante. I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti nelle celle delle carceri umbre nell’intero anno 2017 sono inquietanti: 272 atti di autolesionismo, 19 tentati suicidi, 190 colluttazioni e 33 ferimenti. Due sono state le morti in carcere, per suicidio in cella. Le evasioni sono state 7 a seguito della concessione di permesso premio o licenza ad internati. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della polizia penitenziaria. Proprio nel carcere di Terni che si è contato il più alto numero di atti di autolesionismo, 132 – seguito da Perugia Capanne (91) e Spoleto (43) – e di tentati suicidi, 13, sventati in tempo dagli uomini della polizia penitenziaria: a seguire Perugia con 4 casi. Quello di Terni è anche è il penitenziario che ha anche il record regionale di colluttazioni (85) e ferimenti (14). Stesso numero di Spoleto».

Le proposte Il Sappe sottolinea che «lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti. La proposta è di sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno otto ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili». Infine Capece ribadisce che nelle prigione italiane «abbiamo in cella 58 mila 163 detenuti per circa 45 mila posti letto. 55 mila 761 sono gli uomini, 2 mila 402 le donne. Gli stranieri sono il 35% dei ristretti, ossia 19 mila 765. Mancano agenti di polizia penitenziaria e se non accadono più tragedie più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Un esempio su tutti: negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della polizia penitenziaria ia hanno sventato, nelle carceri del paese, più di 18 mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133 mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze».