Terni, terme senza convenzione: «Posti di lavoro a rischio, città perde un’opportunità»

La vicenda delle dipendenti di Thermae e Salute in cassa integrazione: l’Usl non concede i rimborsi e i ternani vanno altrove

Condividi questo articolo su

di F.L.

«La situazione era già precaria prima del Covid, ora si è ulteriormente aggravata. Eppure attorno alla nostra attività c’è già un indotto non indifferente, che potrebbe svilupparsi ulteriormente, creando anche nuovi posti di lavoro. E allora ci chiediamo: perché Regione e Usl non ci vengono incontro?». A parlare sono le tre dipendenti di Thermae e Salute, l’unico centro inalatorio termale (privato) presente a Terni, nato nel 2017 e da un paio d’anni dotato di accreditamento regionale. Già in cassa integrazione da marzo a maggio scorsi, da novembre hanno dovuto di nuovo far ricorso agli ammortizzatori sociali – tuttora attivi – a causa della carenza di attività.

La vicenda

Per loro la soluzione sarebbe il rilascio, da parte dell’azienda sanitaria locale, della convenzione con il Servizio sanitario nazionale, così da permettere agli utenti che ne hanno diritto il rimborso delle prestazioni. Una possibilità che, tra le altre cose, risparmierebbe a molti ternani ‘inutili’ viaggi fuori città per curarsi, verso strutture che la convenzione già l’hanno ottenuta. «Di richiesta da parte dell’utenza, sulla carta, ce ne sarebbe tanta – raccontano Serenella Angelosanti, Verdiana Pastaccini e Giorgia Brandi -, il problema è che in pochi sono disposti a spendere, soprattutto in questo frangente, quando in altri centri possono usufruire dei rimborsi. Per questo, una volta concluso l’iter dell’accreditamento, già nel 2019 abbiamo richiesto la possibilità di attivare la convenzione con il Servizio sanitario nazionale, peccato che da allora non abbiamo ricevuto nessuna risposta». La vicenda del silenzio da parte dell’Usl – che nel 2020 ha invece riconosciuto la convenzione ad un’altra attività al di fuori del ternano, sempre nel proprio territorio di competenza – è al centro di una battaglia legale in corso davanti alla giustizia amministrativa. Questa, però, già in primo grado ha respinto il ricorso presentato dalla società Thermae e Salute.

Le riflessioni

Le tre dipendenti lamentano «un rimpallo di responsabilità tra Usl e Regione» e sottolineano le opportunità che il centro inalatorio, una volta riconosciuta la convenzione, potrebbe aprire per il territorio. «Abbiamo 10 macchinari – continuano – che, in mancanza di una fonte in loco, usufruiscono dell’acqua solfurea di Tabiano e Salsomaggiore Terme, quindi di ottima qualità. Già oggi diamo lavoro a molti fornitori e manutentori, ma il giro ovviamente si amplierebbe ulteriormente, perché anche le tipologie di trattamenti offerti potrebbero aumentare». E mentre anche in tempo di Covid nel centro termale arrivano pazienti di altri territori e province, i ternani sono ‘costretti’ a continuare ad andare altrove, Viterbo in primis. Chi non può, per ragioni economiche o logistiche, deve rinunciarci, tanto che in passato è stata promossa, tra gli stessi pazienti, una petizione che ha raccolto circa 150 firme, sempre per sollecitare il rilascio della convenzione. «Per noi – concludono le tre dipendenti – non ottenerla sarebbe una perdita economica e una sconfitta. Ma anche il territorio si farebbe scappare un’opportunità importante».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli