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Home » Vetrya, Fim e Fiom: «No ai 35 esuberi, valutare altre soluzioni»

Vetrya, Fim e Fiom: «No ai 35 esuberi, valutare altre soluzioni»

di Fabio Toni
19 Novembre 2021
in Economia, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Condividi su FacebookCondividi su X (Twitter)Invia su Whatsapp

di F.L.

Al via il confronto tra le segreterie di Fim-Cisl e Fiom-Cgil di Terni, azienda e Confindustria in merito alla procedura di licenziamento collettivo aperto dalla Vetrya di Orvieto per 35 lavoratori e la messa in liquidazione della società, per la quale è stato indicato come unico percorso il concordato preventivo in continuità indiretta. Una discussione affiancata da un tavolo convocato in Regione dall’assessore allo sviluppo economico, Michele Fioroni, il quale si è impegnato a mettere in campo tutte le possibili soluzioni finalizzate alla salvaguardia dei livelli occupazionali.

Le ragioni della crisi

«Come organizzazioni sindacali – riferiscono Fim e Fiom in una nota – abbiamo chiesto all’azienda delucidazioni rispetto alla comunicazione dell’assemblea dei soci e cosa ciò comporta per tutti i lavoratori; alle motivazioni che hanno portato all’apertura di un procedimento di licenziamento collettivo per 35 unità, alle alternative al licenziamento collettivo, come ad esempio l’utilizzo di ammortizzatori sociali o altri istituti (come anche detto dalla Regione Umbria), alla prosecuzione attività lavorativa dei restanti lavoratori non presenti nella procedura». L’azienda ha ribadito le sue motivazioni, già dettagliate nella procedura, che sono da ricondurre ad una crisi emersa dai risultati consolidati al 30 giugno 2021, dovuti al fatto che non si svolge più l’attività Vas (Servizi a valore aggiunto) – al centro tra l’altro di un’inchiesta della procura di Milano, ndr – che generava la parte più consistente del fatturato. La stessa società ha quindi ribadito la necessità di procedere con il licenziamento collettivo, per permettere una nuova prospettiva di lavoro e sviluppo per la società e i restanti lavoratori.

I timori per tutti i dipendenti

«Come Fim-Cisl e Fiom-Cgil – continuano i sindacati – esprimiamo forte preoccupazione per lo stato attuale della vicenda che rischia di pesare sull’economia di un territorio come quello orvietano già in difficoltà, sull’occupazione e sul salario dei lavoratori, sia quelli interessati dalla procedura, sia di coloro che ad oggi non ne fanno parte, in quanto siamo di fronte ad un’azienda messa ufficialmente in liquidazione, anche se ciò non è mai stato comunicato nei tavoli di confronto. Da ultimo, ci risulta che diverse maestranze abbiano dato le proprie dimissioni volontariamente, rischiando di generare ulteriori problematiche di professionalità e organizzazione del lavoro». Per le organizzazioni sindacali, «discutere una procedura di licenziamento collettivo, sapendo che nei prossimi giorni si dovrebbe passare in concordato preventivo indiretto, è un elemento di forte preoccupazione perché rischia di penalizzare i lavoratori coinvolti, non solo per la possibile perdita del posto di lavoro, ma anche per alcune spettanze economiche fin qui maturate».

Confronto continua

«Se invece si dovesse proseguire senza l’annunciato concordato o se lo stesso non venisse omologato – proseguono Fim e Fiom -, la procedura da subito produrrebbe discriminazione tra chi è riconosciuto oggi come esubero rispetto agli altri che terminerebbero il rapporto di lavoro con la liquidazione dell’azienda. Riteniamo – concludono i sindacati – che debbano essere tenute in considerazione tutte le soluzioni alternative al licenziamento collettivo, senza escludere, per chi vorrà, un incentivo all’esodo». L’invito rivolto all’azienda è quindi quello di rivedere le proprie posizioni fin dal prossimo incontro, fissato per mercoledì 24 novembre.

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