Virgilio Alterocca, Terni ignora la lezione

Fu esempio di dinamismo intellettuale, spirito d’iniziativa, impegno costante e appassionato: merce che oggi pare introvabile

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di Walter Patalocco

105 anni fa, il 10 agosto, lasciava la vita Virgilio Alterocca. Oggi è “il padre della cartolina illustrata”, perché è la cartolina che l’ha reso conosciuto in tutto il mondo e oggi è in massima parte ricordato proprio per lei.

Ma Alterocca è stato qualcosa di diverso e di più, tanto che può essere considerato un esempio in tempi e luoghi in cui sembrano merce rara il dinamismo intellettuale, lo spirito d’iniziativa, la propensione al rischio e all’innovazione, l’impegno costante e appassionato.

L’interesse dell’imprenditore diventava, in positivo, un nobile rapporto con la sua città. Amata senza mai tirarsi indietro. Alla città e al domani di essa, andarono i pensieri di Alterocca anche sul letto di morte: «Niente pompe, niente fiori: se qualcuno vuol rendermi omaggio dia quei soldi alla scuola».

Parlava della scuola professionale che da pochi mesi era nata, secondo una prassi che negli anni della crescita industriale pareva normale ed ovvia: la classe dirigente cittadina mise in campo ogni risorsa avendo un solo obiettivo: lo sviluppo. Avvenne nonostante fosse una classe dirigente conservatrice per estrazione sociale, natura e definizione composta, com’era, da borghesi proprietari terrieri, propugnatori convinti della mezzadria.

Però quella classe dirigente mise in moto il cervello e pensò a creare opportunità da sfruttare: la modernità, l’industrializzazione, le fabbriche che avrebbero portato occasioni, lavoro, appalti e ricchezza. Da qui la scelta di rendere il territorio appetibile per investitori esterni, offrendo aree a costi contenuti e a volte gratis, energia a buon mercato (quella idrica, utilizzata allora da mole e concerie), manodopera che col tempo si volle sempre più specializzata.

Alterocca, socialista, non proprietario terriero, educatore, giovanotto coraggioso (nel 1910, quando morì, aveva 57 anni) e dalle mille idee non poteva che andarci a nozze e a braccetto con una classe dirigente di tal genere, tanto da diventarne punta di diamante.

A lui si deve il poligrafico che divenne una realtà notevole per dimensioni e opportunità di occupazione grazie alla cartolina. Ma a lui si deve anche l’ammodernamento e l’utilizzo “intensivo” dell’area Gazzoli, poi diventata Politeama, sede di grandi spettacoli (perfino il circo di Bufalo Bill, ospitò); a lui si deve l’impianto telefonico che Terni ebbe in dotazione tra le prime città d’Italia. E numerose altre idee innovatrici, che rispondevano alle moderne esigenze, ivi compresa quella di far nascere una scuola professionale, da affiancare al già esistente Regio Istituto Tecnico. Una scuola che formasse operai specializzati i quali avrebbero subito trovato occupazione e contemporaneamente avrebbero costituito una risorsa che solo Terni avrebbe offerto agli investitori. Un fattore di attrazione, di appetibilità di un’area da perseguire non mediante strumenti legislativi complicati, difficoltosi e dai tempi biblici.

Gli ingredienti furono altri: una mano sulla coscienza ed una al portafogli, una buona dose di iniziativa e di coraggio, la determinazione a remare tutti dalla stessa parte. E il lavoro, duro anche d’agosto e perfino sul letto di morte.

Terni può rincorrere “circuiti” prestigiosi come le Olimpiadi? Il tempo stringe, niente ferie. Si vuole la coccarda di capitale della cultura? Si opera con convinzione, metodo, serietà e coerenza dimenticando la brezza marina. C’è da ricordare una tragedia come la guerra, i morti, le distruzioni? Si va, se non altro per costringersi a ricordare che anche quella volta, come ai tempi di Alterocca, il lavoro, la determinazione, la voglia di fare, la serietà determinarono la rinascita. Altri tempi, certo.

Ora le questioni sono più complicate, se non altro perché “le ferie sono sacrosante”. In verità, però, lo sarebbero solo dopo: quand’è ora di riposarsi.

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