«Perugina come Ast»: il piano dei lavoratori

Lanciano la sfida alla Nestlé per il rilancio dell’azienda

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di Rosaria Parrilla

Lanciano una vera e propria sfida alla multinazionale Nestlé i lavoratori e i sindacati della Perugina. Lo fanno presentando una proposta concreta che parte dal basso, un business plan degli operai, che coinvolga e sensibilizzi tutti i cittadini, prima che sia troppo tardi. Perché diventa fondamentale, agire in fretta, prima della scadenza, nel 2016, del contratto di solidarietà.

Il piano Il documento con tanto di idee e dati – nel frattempo si raccolgono le firme sulle proposte contenute – è stato presentato durante un incontro, che si è tenuto a Perugia e che ha visto insieme sindacati, istituzioni, governo e soprattutto lavoratori. Un’occasione per discutere e per riaccendere l’attenzione sulla vertenza Perugina e che, magari, dia una scossa all’immobilismo della Nestlé, affinché la Perugina diventi un bene comune di tutta la città «perché Perugia è la Perugina, come Terni è l’Ast». E non può e non deve essere solo baci e cioccolato, ma anche altro: caffè. «Solo così – afferma la Rsu – possiamo rilanciare l’azienda».

La soluzione «Ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di immaginare come, in un mercato difficile come quello del cioccolato e in una situazione di crisi come quella attuale – ha spiegato nella sua relazione Luca Turcheria, coordinatore della Rsu Perugina – si possa chiedere anche ad una multinazionale come la Nestlé di credere ed investire nel nostro Paese. Prima di tutto la Perugina non può essere una ‘fabbrica monoprodotto’. Non basta il bacio, perché da solo è un prodotto incapace di sostenere i livelli occupazionali che oggi conosciamo».

«Differenziare» Ricordando poi il lento costante calo dei volumi produttivi degli ultimi anni, che hanno reso necessario il ricorso agli ammortizzatori sociali, Turcheria ha spiegato che «la situazione è ulteriormente peggiorata, con la produzione che quest’anno dovrebbe scendere a circa 24.500 tonnellate, il dato più basso di sempre, con la conseguente dichiarazione di 210 esuberi. Puntiamo sul caffè – è la proposta targata Rsu – perché l’Italia è tra i pochi Paesi nel mercato Nestlé Europa che non ha produzioni di questa natura, in più, come dicono i dati, il mercato italiano ha assunto un valore, in termini di fatturato, estremamente interessante».

Senza ‘piano’, addio posti di lavoro Giampiero Castano, responsabile vertenze al ministero dello sviluppo economico, ha incoraggiato i lavoratori: «State cercando di evitare gli esuberi, che ci saranno se non ci sarà un rilancio vero – ha ricordato – e voi state cercando di fare il possibile per individuare un progetto industriale che aiuti l’azienda a trovare prospettive solide». Uno dei punti principali del contratto di solidarietà, come è stato più volte ricordato, prevede che la Nestlé, multinazionale svizzera e proprietaria dello storico stabilimento di cioccolato di San Sisto, si impegni a presentare un piano di rilancio dell’azienda. Piano che tutt’ora, nonostante le pressioni di Flai Cgil, Uila Uil e Fai Cisl, e anche delle istituzioni locali, non si conosce. E che i lavoratori dubitano ci sia.

L’azienda Ma il rappresentante del Mise, Castano, avrebbe voluto in platea anche i vertici aziendali, che non sono stati invitati. «È importante che a livello locale ci sia interesse – ha detto Castano – ma altrettanto lo è avere l’attenzione della stessa azienda, per la Nestlé anche l’Italia deve diventare fondamentale». E da qui poi la promessa dell’impegno del governo ad evitare gli esuberi e a favorire un rilancio delle produzioni di Nestlé in Italia, a partire dalla Perugina, rispondendo così anche all’appello della presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini. «Vogliamo attivare un confronto non solo con la dirigenza italiana – ha detto Castano – ma soprattutto con i vertici europei e mondiali della multinazionale».

Marini e Romizi Il tema del futuro dello stabilimento Perugina va affrontato non solo a livello territoriale, ha detto la governatrice Marini, «ma deve esser posto con forza nel quadro più ampio che riguarda le scelte strategiche, l’export e la rete commerciale di una multinazionale che opera nel settore alimentare su un mercato italiano e globale. Così si potrà dare più forza alla battaglia». Dal canto suo, invece, il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, ha dichiarato l’apprensione con cui l’amministrazione sta vivendo la vertenza e «la necessità di ricollegare in maniera forte la città e la sua immagine con il brand Perugina». Per Daniele Marcaccioli, segretario Uila Uil Umbria, è necessario «sfidare l’azienda nel merito, sia sul territorio che a livello europeo, attraverso le segreterie nazionali del sindacato». E intanto i sindacati nazionali incontreranno l’amministratore delegato, Leo Wencel, in un territorio neutro: a Milano nella sede di Assolombarda.

twitter @Ros812007

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