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Home » Sblocca Italia: «Tutto come da copione»

Sblocca Italia: «Tutto come da copione»

di Marco Torricelli
5 Febbraio 2016
in Ambiente e salute, Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Una manifestazione del Comitato 'No inceneritori'

Una manifestazione del Comitato 'No inceneritori'

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del comitato ‘No inceneritori’ di Terni

In sede di conferenza Stato-Regioni è stato dato il via libera al decreto attuativo dell’articolo 35 dello Sblocca Italia, quello che riguarda i rifiuti e che semina 8 nuovi inceneritori lungo tutto il paese.

La Regione Umbria, che aveva annaspato dando pareri contrari, ha finalmente svelato le sue reali intenzioni votando a favore.

Non solo, come avevamo in qualche modo anticipato pubblicando il carteggio tra regione e ministero dell’ambiente, quello del nuovo inceneritore non era altro che lo specchietto per le allodole che serviva alla regione solo per poter arrivare a dire, come fanno oggi, che non si farà il nuovo impianto. Ma il nuovo impianto non si sarebbe mai fatto!

Ed è stata proprio la regione a dirlo quando nel carteggio col ministero indicava nell’istanza dell’inceneritore di ACEA a Terni per bruciare altri rifiuti speciali un riferimento allo Sblocca Italia riportando quanto scritto dall’impresa (sic!) nella documentazione presentata presso la Provincia di Terni.

Un fatto grave a nostro avviso, poiché quella rappresenta nei fatti una indebita indicazione chiara al Governo su quali impianto in Umbria dovrà ricevere i rifiuti urbani da bruciare!

Inoltre apprendiamo dalle prime note stampa, che in qualche modo si mantiene l’impianto originario del decreto con la sola modifica di dover concordare con le regioni, in base all’andamento della raccolta differenziata, il quantitativo di rifiuti da bruciare.

E anche su questo la Regione, sempre nel carteggio col Ministero dell’Ambiente, ipotizzando il raggiungimento del 68% di differenziata sull’intero territorio regionale, destina circa 60mila tonnellate di rifiuti alla produzione di CSS e una quantità variabile tra 30 mila e 70mila tonnellate all’anno di rifiuto da bruciare negli inceneritori.

In ultimo l’Umbria sembra aver costruito un accordo di collaborazione con la Toscana. Non è specificato nulla, ma è certo che sullo sfondo di tutta la questione rifiuti/sblocca Italia c’è l’ipotesi delle macroregioni già oggi pensata e proiettata sulla distribuzione geografica delle grandi multiutility, come ACEA ed HERA, che ovviamente si stanno giocando la partita per chi si aggiudica la gestione dei rifiuti nel perugino, vista la conclamata fine di GESENU.

Ci chiediamo cosa venga a fare e dire la Presidente Marini al Consiglio Comunale di Terni previsto per il mese di febbraio votato con fervore unanime nella seduta passata. Sarà la solita farsa inscenata utile ad offrire una inevitabile esposizione mediatica priva di contenuti.

Anche perché la sostanza è già stata concordata in altri livelli e luoghi. Ci domandiamo se l’amministrazione ternana sia cosciente di tutto ciò oppure ci si troverà in un quadro di macroregione con Terni schiacciata nell’area Metropolitana di Roma.

Proprio di questo scenario parleremo sabato 6 febbraio alle 17 presso Palazzo Gazzoli insieme ai comitati contro la discarica di Borgogiglione e Pietramelina, e il coordinamento No Inc che ha sventato il progetto di inceneritore progettato da Acea, Cerroni e Ama ad Albano Laziale.

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