di F.T.
Il gup del tribunale di Terni, Simona Tordelli, ha rinviato a giudizio cinque persone per il fallimento del salumificio Cassetta di Arrone. Il processo, con la prima udienza fissata per il 31 maggio del 2016, vedrà imputati l’ex patron Antonio Cassetta, la figlia Alessia, il nipote Marco Cassetta, il commercialista e sindaco di Polino Remigio Venanzi e l’imprenditore Arturo Corbelli. Le ipotesi di reato sono tutte relative alla violazione della legge fallimentare.
Prosciolti Escono, definitivamente, dal procedimento le altre sette persone inizialmente indagate: Francesco Donzelli, Paolo Sebastiani, Sergio Vincioni, Sandro Citarei, Paolo Zappelli, Luca Galletti e Moreno Gubbiotti. Per tutti il giudice ha emesso sentenza di non luogo a procedere perché ‘il fatto non costituisce reato’.
Udienza Il gup ha accolto le richieste formulate in aula dal pm Elisabetta Massini, titolare dell’indagine avviate nel 2011 insieme alla squadra Mobile di Terni, diretta al tempo da Tommaso Niglio. L’ex patron del gruppo – Antonio Cassetta – è accusato di bancarotta fraudolenta in relazione a nove diversi capi di imputazione. Allo stesso viene contestato anche il ‘ricorso abusivo al credito’ in relazione ad un affidamento di 250 mila euro ottenuto nel 2011 dalla Banca popolare di Spoleto attraverso Gepafin.
Gli altri imputati Ad Alessia Cassetta, in qualità di vicepresidente del cda di Umbria Tradizioni società cooperativa, e Marco Cassetta, nel ruolo di amministratore legale di Umbria Tradizioni Srl, viene contestato il reato di ‘fatti in bancarotta fraudolenta’ in relazione a quattro diversi capi di imputazione. Stessa ipotesi di reato per Remigio Venanzi, consulente finanziario del gruppo Cassetta, socio e consigliere di amministrazione della Umbria Tradizioni società cooperativa, e per l’imprenditore Arturo Corbelli, fornitore del Gruppo, che avrebbe ricevuto pagamenti per 226 mila euro nonostante il conclamato stato di crisi dell’azienda, a svantaggio degli altri creditori.
I legali difensori dei cinque imputati – gli avvocati Manlio Morcella, Carlo Orsini, Maurizio D’Ammando e Maurizio Simoni – si dicono convinti di dimostrare, nel dibattimento, l’estraneità dei propri assistiti alle contestazioni mosse dalla procura. Soddisfatti, e non potrebbe essere altrimenti, i legali dei sette ‘prosciolti’: gli avvocati Enrico De Luca, Carlo Viola, Folco Trabalza, Giovanni Ranalli, Mauro Giuliano Giaquinto e Ivo Cocchi.